L'ILLUSIONE DEL CONFORTO: ecco come le sette sfruttano uno dei nostri basilari bisogni psicologici

giu 23, 2016 0 comments
Di Lou Manza *
La nuova serie TV su Hulu “The Path” – descritta dal Time come il miglior programma del servizio di streaming  – è incentrata su una sorta di setta religiosa , il Meyerismo, i cui seguaci cercano realizzazione sotto la guida del loro leader, Cal.
Come puro intrattenimento, lo spettacolo sembra promettente. Ma come persona che studia i meccanismi della cognizione umana e il motivo per cui la gente crede ad affermazioni scientificamente discutibili, sono più interessato alle versioni della vita reale che a Cal – in particolare, ai bisogni che i leader di fittizi movimenti di fede (cult-like faiths) intercettano e che li rende così attraenti per alcune persone .

L’illusione del conforto

La risposta a questo problema può assumere una varietà di forme. Quella che ha ottenuto una considerevole attenzione nel corso degli anni è il conforto emotivo che le sette possono fornire.
Lo psicologo Jon-Patrik Pedersen, del California Institute of Technology , nel tentativo di spiegare perché le persone sono attratte da culti, ha sostenuto che il bisogno umano di conforto, di fronte alla paura e all’incertezza, ci induce a cercare sbocchi in grado di lenire le nostre ansie.
In sé e per sé, il bisogno di calmare i demoni interiori non è un fatto negativo. Direi che, al contrario, si tratta di un adattamento efficace che ci permette di far fronte ai fattori di stress, grandi e piccoli, che ci bombardano in maniera regolare.
Tuttavia, i leader di setta rispondono a questa esigenza facendo promesse che sono praticamente irraggiungibili – e che, in genere, non si trovano altrove nella società. Questo, secondo Pedersen, potrebbe includere la “completa sicurezza finanziaria, la pace costante della mente, la perfetta salute e la vita eterna.”
Oltre a sfruttare il desiderio umano di conforto emotivo, tali leader non sempre sono animati dalle migliori intenzioni per quanto concerne la salute mentale dei loro seguaci.
Lo psichiatra Mark Banschick ha sottolineato che i leader di setta utilizzano tecniche psicologiche e di controllo comportamentale finalizzate a recidere i legami degli adepti con il mondo esterno.
Questi metodi possono effettivamente aggravare le esistenti  insicurezze emotive dei membri, incoraggiandoli a diventare completamente dipendenti dal proprio culto per tutte le loro necessità fisiche ed emotive. Allo stesso tempo, viene spesso detto loro di recidere i legami con gli amici o i parenti che non fanno parte del gruppo.
Questo può causare isolamento fisico e psicologico, che comporta, di fatto, un aggravamento di quei problemi, come l’ansia e la depressione, che risultano i principali motivi che hanno spinto le persone verso il culto.
L’ansia e la depressione possono diventare così opprimenti e sembrare così insormontabili che i seguaci si sentono in trappola.
E ‘un circolo vizioso che può condurre a conseguenze veramente tragiche, come il ben documentato massacro di Jonestown del 1978, quando più di 900 persone morirono in un omicidio-suicidio di massa eseguito con la supervisione del leader della setta, Jim Jones. Poi vi furono i suicidi di Heaven’s Gate (culto ufologico) nel 1997, in cui 39 persone, tra cui il leader della setta, Marshall Applewhite, assunsero spontaneamente una dose eccessiva di fenobarbital e vodka, nella speranza di essere trasportati su una presunta astronave aliena che volava dietro la cometa (vera) Hale-Bopp.
Quindi, come affrontare le proprie paure, ma evitare i potenziali rischi dei gruppi di tipo settario?
In una parola: razionalità.
Cercare soluzioni basate sulla ragione a condizioni incentrate sulle emozioni non è affatto un concetto nuovo. Sfortunatamente, la razionalità non è così istintivamente interessante come i rimedi che sfruttano semplicemente i desideri sentimentali.
Sigmund Freud, nel suo testo del 1927 “L’avvenire di un’illusione “, ha sostenuto che la religione era un semplice inganno mentale costruito per confortare i credenti e aiutarli a superare le insicurezze – anche se la loro accettazione del dogma era irrazionale. Mentre la posizione di Freud si era concentrata sulle fedi tradizionali, l’evidenza della centralità del conforto emotivo per esse è analogo al ruolo che questo elemento gioca nei culti.
La sua soluzione? Sostituire la religione (o, nel caso specifico, i culti) con orientamenti razionali di vita che affrontano direttamente i problemi. Sei in ansia per il tuo aspetto? Mangiare sano ed esercizio fisico regolare. Stressato da problemi di relazione? Parlare direttamente con il proprio partner in modo chiaro e onesto per pervenire a risoluzioni concordate.
Si potrebbe certamente sostenere che Freud, mettendo in evidenza gli elementi negativi della religione, ignorava i potenziali risultati positivi correlati con la spiritualità , come le relazioni stabili, i valori morali e la soddisfazione esistenziale.
Ma è innegabile che le emozioni possano offuscare il giudizio e dar luogo a pessime decisioni.
Ad esempio, Gerd Gigerenzer, uno psicologo tedesco che studia il processo decisionale, ha illustrato le reali conseguenze del favorire una risposta emozionale, nel corso di più statistiche concernenti il guidare. Nella sua analisi del 2004 inerente gli infortuni mortali autostradali sulla scia degli attacchi terroristici del settembre 2001, ha sottolineato come la gente abbia avuto timore di volare nel periodo immediatamente successivo agli attacchi. Numerose persone che avevano necessità di viaggiare per raggiungere le proprie destinazioni hanno preferito farlo in auto invece che in volo.
Tuttavia, questo afflusso di auto sulla strada ha comportato approssimativamente più di 350 decessi  in incidenti d’auto da ottobre a dicembre 2001. Come ha annotato Gigerenzer, queste morti si sarebbero potute evitare  “se la gente fosse stata informata meglio sulle reazioni psicologiche a eventi catastrofici “.
Non è così semplice “usare la ragione affinché prevalga sull’emozione”. Il fatto che le sette continuano ad esistere , che le persone continuano a giocare alla lotteria nonostante l’irrisoria possibilità di vincita o che insistono a sottoporsi a non provati trattamenti anti cancro come l’urinoterapia -, è una dimostrazione della forza delle emozioni quali motivatori comportamentali.
D’altro canto, ciò non dovrebbe essere preso alla stregua di una direttiva a rinunciare alle nostre emozioni, che  possono migliorare le esperienze umane in molti modi.
Ma è importante essere vigili e riconoscere il valore dell’affrontare le decisioni usando la logica, soprattutto quando le scelte guidate dalle emozioni  possono portare a conseguenze che cambiano negativamente la vita.
Quale di questi percorsi seguiranno Cal e i suoi adepti? La mia ipotesi è che le emozioni la spunteranno. Nel mondo immaginario della televisione, va bene.
Ma per quelli che come noi guardano le loro gesta dai propri salotti, forse è una opportunità per riflettere sulle nostre scelte e per verificare se i nostri sentimenti avranno l’ultima parola o meno.
*Professor and Department Chair of Psychology, Lebanon Valley College-

FONTE: THE CONVERSATION

Libera traduzione a cura favisonlus

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