BLACK AXE, LA POTENTE MAFIA NIGERIANA CHE INSIEME A COSA NOSTRA TERRORIZZA LA SICILIA

lug 26, 2016 0 comments
Di Giulia Saudelli
Per la prima volta un tribunale siciliano ha riconosciuto l'esistenza sull'isola di una mafia straniera.
La scorsa settimana, infatti, il Tribunale di Palermo ha emesso condanne per tentato omicidio, rapina, lesioni, spaccio di droga ed estorsione con l'aggravante della modalità mafiosa nei confronti di tre cittadini nigeriani, accusati di far parte del culto nigeriano noto come Black Axe (o Ascia Nera).
Austine Ewosa, detto Johnbull, che sarebbe il capo del gruppo criminale, Vitanus Emetuwa e Nosa Inofogha sono stati condannati a pene tra i 10 e i 12 e sono stati ricollegati al raccapricciante fatto di cronaca che ha dato il via all'inchiesta degli investigatori palermitani.
Il 27 gennaio del 2014, in una via del centro di Palermo, nel cuore del quartiere Ballarò, la polizia trovò due uomini nigeriani feriti gravemente a colpi d'ascia, con la parte superiore del volto marchiata da uno squarcio profondo.
In un'intervista rilasciata in una puntata dell'ultima stagione di VICE on SkyTG24, Emeka Don, una delle due vittime dell'aggressione del gennaio 2014 costituitosi parte civile nel processo, ha mostrato le vistose cicatrici sulle braccia e sul volto e ha raccontato la dinamica dell'attacco.
"[Queste persone] mi hanno detto che mi avrebbero dato 2.000 o 3.000 euro se dimenticavo la vicenda," ha raccontato Emeka. "Gli ho detto di no, che non potevo, perché avrebbero potuto fare lo stesso ad altri."
La Black Axe, nata negli anni Settanta come confraternita nelle università nigeriane, si è trasformata in un gruppo violento e criminale con ramificazioni in tutto il mondo, e in particolare dove è presente una consistente comunità nigeriana.
In Nigeria il culto è noto perché recluta con la forza nuovi membri, per poi scontrarsi con gruppi rivali, sequestrando, stuprando e uccidendo persone legate alle confraternite nemiche — e spesso anche persone innocenti.
Secondo un rapporto del 2007 di Human Rights Watch, tra il 1996 e il 2005 circa 200 tra studenti e insegnanti delle università nigeriane sono stati uccisi dalla violenza dei culti nigeriani, del gruppo Black Axe e di altri.
Con l'espansione all'estero, la Black Axe ha ampliato le sue operazioni e si occupa oggi di traffico di droga e di armi, estorsioni, e omicidi legati ai propri affari.
E in Italia in particolare le loro azioni hanno assunto i connotati delle modalità mafiose.
"Le definiamo mafiose perché sono fondate sull'intimidazione e sulla violenza, su una posizione addirittura di schiavitù," ha detto in un'intervista per il documentario di VICE on SkyTG24 il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti.
"Convivono in una sorta di equilibrio precario, ma comunque equilibrio, con le organizzazioni mafiose italiane, che tollerano la presenza dei nigeriani e in qualche modo li sfruttano pure, perché prendono spesso delle percentuali sui loro traffici illeciti e quindi ne ammettono la presenza."
Equilibrio che sarebbe stato attestato anche dalle intercettazioni delle conversazioni tra i fratelli Di Giacomo, importanti personaggi di Cosa Nostra a Palermo.
"[I nigeriani] sono rispettosi," dice uno dei due, Giuseppe Di Giacomo. "Mi vengono ad aspettare sotto casa per parlare, chiedere... e poi questi immagazzinano."
Ma il potere di quella che è ormai nota come Mafia nigeriana non è limitato solo alla Sicilia.
Nel 2010 il Tribunale di Torino ha condannato 36 imputati nigeriani - appartenenti alla Black Axe e al gruppo rivale degli Eiye - a pene tra i 4 e i 14 anni di carcere, con il riconoscimento dell'associazione a delinquere di stampo mafioso.
Anche a Brescia nel 2007 diversi affiliati dei gruppi criminali nigeriani sono stati condannatiper associazione di stampo mafioso, secondo quanto previsto dall'articolo 416 bis.
Il centro nevralgico del loro potere in Italia è però a Castel Volturno, in Campania, centro di smistamento per il traffico di droga in tutto il mondo, dove i Black Axe operano a volte insieme, a volte in competizione con la Camorra.

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