MAGDAS HOTEL: il primo albergo gestito da profughi in Europa

lug 2, 2016 0 comments

Vi racconto il Magdas Hotel, primo albergo gestito da profughi in Europa
Di Andrea Affaticati
Con i suoi otto milioni di abitanti, l’Austria, pur essendo una delle nazioni più ricche al mondo, raramente conquista le prime pagine, a meno che non ci sia il rischio che venga eletto un capo di Stato di matrice nazional-populista, come si è verificato qualche settimana fa, oppure la grande coalizione non piglio tutt’altro che solidale minaccia di erigere nuovi muri, per esempio al Brennero, per impedire che i profughi giunti via Mediterraneo si “riversino” nella repubblica alpina. Eppure proprio dall’Austria arrivano esempi e idee di integrazione che potrebbero facilmente essere riprese anche in altri paesi.

E’ il caso del Magdas Hotel a Vienna (www.magdas-hotel.at) situato a poche fermate dal duomo di Santo Stefano e a due passi dal Prater, il parco dei divertimenti con la famosa ruota panoramica che gioca un ruolo anche  nel film “Il Terzo Uomo”.
Ad aver fatto assurgere il Magdas Hotel alle cronache internazionali è il fatto che si tratta del primo albergo in Europa nel quale lavorano prevalentemente profughi. Dei trenta dipendenti venti sono stranieri provenienti dalla Siria, Mali, Iraq, Iran, Congo, Nigeria e Guinea.
Una delle collaboratrici è Anita Arakelian, 28 anni, originaria di Damasco, da dove è fuggita insieme alla madre un anno e mezzo fa. Nel frattempo le è stato riconosciuto il diritto d’asilo e il suo tedesco non è niente male. Certo la sua città le manca e se potesse ci tornerebbe, ma chissà se sarà mai possibile. Intanto è contenta, perché qui al Magdas ha trovato un lavoro, è alla reception. Antonio Piani arriva, invece, dall’Iran, o meglio dalla Persia, come tiene a precisar. E’ il tecnico della casa, se ci sono problemi elettrici, idraulici, lavori di piccola falegnameria, ci si rivolge a lui. Antonio è arrivato a Vienna nel 2004, anche lui con l’aiuto di scafisti e trafficanti. E come Anita e Antonio anche quasi tutto il resto del personale ha un passato più o meno recente di fuga dalla guerra, dalla persecuzione politica.
Il Magdas è nato proprio per persone come loro, spiega Gerhard Zwettler manager dell’albergo “per dare loro un lavoro. Per trasformare uno svantaggio in vantaggio”. Lo svantaggio nella fattispecie era ed è ancora per la maggior parte dei nuovi arrivati, la difficoltà di trovare un lavoro. Lo è mentre attendono il riconoscimento del diritto d’asilo (da poco la nuova legislazione permette loro di lavorare subito dopo aver presentato domanda di asilo o di protezione sussidiaria) e anche dopo averlo attenuto. Da qui l’idea della Caritas di Vienna di aprire un albergo e di assumere proprio alcuni di loro.
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Per risanare la struttura, un ex ospizio,  di tre piani e un bellissimo giardino, la Caritas ha acceso un prestito di 1,5 milioni di euro e altri 600mila euro sono stati raccolti con croud funding. In tutto ci sono 88 stanze più tre appartamenti e alcune suite. I prezzi partono dai 62 euro per la stanza standard. L’arredamento curato da uno degli star designer di Vienna, Daniel Büchel, dello studio “Alles wird gut” – tutto si aggiusta – (e insignito della medaglia d’onore come più bel progetto sociale delle Repubblica Federale Austriaca) è composto quasi esclusivamente da mobili  sottoposti all’upcycling. Cioè mobili dell’ospizio o recuperati presso il magazzino della Caritas, rimessi a lucido, pitturati, a volte anche cambiati d’uso. L’effetto è un retrostyle decisamente accattivante.
Il modello di business del Magdas si basa invece su quello che oggi si chiamerebbe pop up hotel. Durerà cinque anni  e cosa ne sarà poi nessuno lo sa. Ciò nonostante non si tratta di un progetto sociale a perdere, non ultimo perché l’intenzione è quella di moltiplicare questo genere di opportunità lavorativa ed eventualmente esportare questo modello. “Con i Paesi Bassi abbiamo già contatti”, spiega Zwettler. “Soprattutto nell’ambito dell’impact investing. Cioè, investimenti per una buona causa”.
Per la scelta del personale ci si è rivolti all’ufficio collocamento. Il contratto di lavoro è quello collettivo per la ristorazione, il che vuol dire uno stipendio di 1400 euro lordi al mese. “Mentre normalmente a un apprendista viene pagato uno stipendio di 650 euro lordi”. Molti di coloro che arrivano qui di fatto non hanno l’esperienza di lavoro richiesta. Per questo accanto al lavoro ci sono i corsi professionali che permettono, e per chi lo desidera, è possibile conseguire anche il diploma. Inoltre vengono organizzati corsi di lingua; c’è un assistente per problemi burocratici o di altra natura: “Per esempio ci siamo accorti che qualcuno tra di loro sa parlare il tedesco o l’inglese, ma non conosce le lettere arabe”. Il contratto è a tempo indeterminato ciò nonostante, si calcola un turnover nell’arco di questi 5 anni di circa quaranta – cinquanta persone. Perché c’è chi trova poi un lavoro più vicino o meglio pagato“mentre da noi non ci sono aumenti”.
Questo progetto di integrazione attiva, è stato accolto senza problemi anche dal vicinato, anzi, i bambini del confinante asilo vengono a curare il loro orto nel giardino del Magdas, mentre gli studenti della vicina accademia dell’arte hanno donato alcuni delle loro opere che ora sono appese nelle diverse stanze. Infine, c’è per alcuni artisti anche il modello artist in residence.
Come detto cosa succederà alla fine del 2019 con il Magdas non si sa. Intanto oltre all’interesse da parte degli olandesi, c’è anche il progetto di aprire un Magdas in questo caso solo ristorante però in Carinzia per l’autunno di quest’anno. Anche lì il personale sarà prevalentemente composto da profughi.  Alla sera al Magdas si può anche andare giusto per un aperitivo, e ovviamente quest’anno per il public viewing degli Europei. Aperto nel febbraio dell’anno scorso, a fine anno si è registrato una copertura delle stanze del 55%. Per quest’anno si prevede il 66%. Il pareggio è previsto per la fine del 2017. Un impresa che non sembra impossibile. Stando al numero di prenotazioni il nome dell’albergo “mag das” mi piace, sembra corrispondere al giudizio di gran parte dei clienti.
Fotocredits: Peter Bárci 

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