APPLE DOVRA' PAGARE ALMENO 13 MILIARDI DI TASSE NON VERSATE IN IRLANDA

ago 30, 2016 0 comments
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Dopo quasi tre anni di indagini, la Commissione Europea ha concluso che Apple ha beneficiato per anni di un regime fiscale agevolato da parte dell’Irlanda, che le ha consentito di pagare meno tasse per le sue attività nell’Unione Europea. La Commissione ha quindi stabilito che il governo dell’Irlanda dovrà “recuperare le tasse non pagate nel paese da Apple per gli anni compresi tra il 2003 e il 2013 per una cifra intorno ai 13 miliardi di euro, più gli interessi”. Apple e lo stesso governo irlandese hanno ora la possibilità di ricorrere in appello contro la decisione della Commissione, cosa che l’azienda statunitense aveva già detto di essere intenzionata a fare nel caso di un trattamento ritenuto “non equo” da parte delle autorità europee.
Con la sua indagine, la Commissione Europea ha concluso che due società controllate da Apple (Apple Sales International e Apple Operations Europe) con sede in Irlanda producevano ricavi “non corrispondenti alla realtà economica”: praticamente tutti i ricavi derivanti dalle vendite segnati dalle due aziende erano attribuiti a un generico “ufficio centrale” che per la Commissione “esisteva solo sulla carta e non poteva generare quel tipo di profitti”. Sfruttando questo sistema, e una serie di regimi fiscali agevolati previsti dall’Irlanda per attirare le multinazionali sul suo territorio (e ora modificati in seguito alle pressioni della UE), Apple ha potuto pagare appena l’1 per cento di tasse nel 2003, percentuale che nei dieci anni seguenti è ulteriormente diminuita fino allo 0,005 per cento per i profitti legati alle attività di Apple Sales International.
La Commissione nel suo comunicato scrive che “questo tipo di tassazione selettiva riservato ad Apple in Irlanda è illegale secondo le leggi della UE, perché dà ad Apple vantaggi considerevoli rispetto ad altre aziende che sono soggette alla normale tassazione”. Nel caso in cui siano accertati trattamenti illeciti di questo tipo, la Commissione ha il potere di imporre allo stato membro interessato di procedere al recupero delle tasse non versate. La cifra dei 13 miliardi di euro è una stima basata sulle attività dell’ultima decina di anni di Apple nell’Unione Europea: secondo le autorità europee, l’azienda ha potuto evitare praticamente tutte le tasse legate alla produzione di profitti per le sue vendite nel mercato unico dell’Unione. Apple registrava infatti tutte le vendite in Irlanda invece che nei paesi in cui effettuava fisicamente le vendite, quindi se gli altri paesi interessati chiederanno conto ad Apple del mancato pagamento delle tasse sul loro territorio, la cifra che il governo irlandese deve recuperare si potrà ridurre rispetto agli attuali 13 miliardi di euro stimati.
Secondo la Commissione Europea, il trattamento riservato ad Apple da parte dell’Irlanda si è configurato di fatto come un aiuto di stato. Secondo le leggi europee, la Commissione ha la facoltà di chiedere il recupero del denaro per i 10 anni precedenti a quello in cui è stata avviata la sua indagine, quindi in questo caso il 2013: per questo motivo il periodo di riferimento è tra il 2003 e il 2013. Il periodo complessivo di trattamenti agevolati è stato molto più lungo ed è fatto risalire al 1991. Nel 2014 Apple ha comunque cambiato il modo in cui organizza le vendite in Europa, complici le pressioni seguite all’indagine della Commissione e le richieste indirizzate al governo dell’Irlanda per ridurre il fenomeno delle multinazionali che sfruttano il regime fiscale in un singolo stato membro per pagare meno tasse.
Per tutelare i propri interessi e la presenza di numerose multinazionali con sede nel paese, nei mesi scorsi il governo dell’Irlanda ha più volte negato di avere creato un sistema agevolato per Apple. Il ministro delle Finanze, Michael Noonan, aveva anche annunciato di volere chiedere al governo l’autorizzazione per ricorrere in appello contro eventuali penalizzazioni da parte della Commissione: “È necessario per difendere l’integrità del nostro sistema fiscale, per dare certezze alle aziende e per fermare l’invadenza delle regole UE sugli aiuti di stato”. Fino al termine dell’appello, l’Irlanda non dovrà procedere con la riscossione.
La notizia della pesante sanzione decisa dalla Commissione ha sorpreso diversi analisi, soprattutto negli Stati Uniti, dove si pensava a una decisione finale più accomodante da parte delle autorità europee. La Commissione ha però mostrato già in passato una certa intransigenza nei confronti delle aziende tecnologiche statunitensi, che offrono i loro servizi in Europa, ma che attraverso elaborati sistemi di società controllate riescono a eludere parte della tassazione nei paesi dove sono attive. Indagini di vario tipo, anche legate ai temi della concorrenza e della tutela della privacy degli utenti europei, stanno interessando diverse altre grandi multinazionali tecnologiche come Google e Facebook.
Apple aveva anticipato che nel caso di una decisione molto ostile, e onerosa, avrebbe dovuto rivedere in parte i suoi piani per l’anno fiscale in corso e per il prossimo, ma non è ancora chiaro che impatto avrà la decisione sulle sue strategie finanziarie. L’azienda intanto si prepara a presentare la prossima versione del suo iPhone, lo smartphone più conosciuto al mondo, e probabilmente un aggiornamento del suo Watch, con un evento per la stampa organizzato per il prossimo 7 settembre. Le vendite di entrambi i dispositivi si sono ridotte nell’ultimo trimestre e hanno portato a valutazioni di vario tipo, soprattutto da parte degli analisti sulla capacità dell’azienda di sapere ancora innovare. Apple ha comunque diversi piani per il suo futuro, tutti molto riservati come da tradizione, e continua a essere una delle aziende più ricche ed economicamente solide del mondo.

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