LA SINDACA DI LAMPEDUSA CONTRO QUELLO DI CAPALBIO: 'MI FA ARRABBIARE, COMPORTAMENTO OFFENSIVO VERSO ITALIANI CHE ACCOLGONO MIGRANTI'

ago 19, 2016 0 comments



«Tra muri e quote non rispettate, la gestione dei migranti in Europa va male. Ma come facciamo noi come Paese a chiedere aiuto all’Europa quando poi al nostro interno c’è chi scarica le responsabilità?», si chiede Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa dal 2012, definita dal Papa tra «i grandi dimenticati» per il suo impegno sui migranti. 

Ha sentito sindaco, a Capalbio sono addirittura partiti due esposti al Tar contro l’arrivo di 50 migranti…  
«E’ un comportamento offensivo per italiani come noi che prendiamo i migranti dal mare e diamo loro accoglienza, e demoralizzante per sindaci come me. Visto da qui è un no incomprensibile». 

La fa arrabbiare?  
«Mi procura un misto di imbarazzo e ilarità. E mi fa anche arrabbiare: Lampedusa, così piccola e lontana, accoglie 140 persone, e questo numero solo perché ieri l’altro ne sono partiti altri 140. Ed è niente rispetto a quel che abbiamo avuto». 

Voi li accogliete ma poi se ne vanno: nei comuni in cui vengono assegnati invece restano a lungo…  
«Ma per noi si tratta di un flusso continuo: in un anno circa ventimila persone passano di qui». 

A Lampedusa avete dovuto affrontare tragedie e naufragi. Continuano gli sbarchi?  
«Sì, ma la più parte dei migranti ora viene dirottata verso Sicilia e Sardegna. Qui abbiamo affrontato tragedie che mi viene persino difficile raccontare, e mi tocca sentire chi dal lettino blu della sua spiaggia vip fa la lezioncina? Dai miei colleghi mi aspetto collaborazione, solidarietà e responsabilità. Nel 2015 sono sbarcate circa 150 mila persone: se li si dividesse per gli ottomila comuni sarebbero circa 18 a comune, con grandi città e grandi centri in grado di sopportare anche numeri ben più alti». 

Come si sta oggi a Lampedusa?  
«Il turismo ormai da tempo ha superato la pesca come prima attività dell’isola, e quest’anno abbiamo avuto un aumento straordinario: più 30 per cento a giugno. Abbiamo saputo affrontare con coraggio e responsabilità l’emergenza e oggi la macchina del soccorso e della prima accoglienza cammina da sola». 

Come sta funzionando la gestione complessiva, nazionale, dei migranti?  
«Male, proprio perché c’è poca collaborazione dalle altre regioni: solo a Palermo ci sono più di mille minori. In Italia la gestione è molto verticale, affidata a ministero e prefetture, forse perché i comuni non hanno voluto essere protagonisti. Ma io credo che sia il momento per i sindaci, che sono i più vicini ai cittadini, di decidere – assumendosi le responsabilità che questo comporta». 

Il sindaco di Capalbio vede il rischio di una ghettizzazione dei migranti nel suo comune…  
«E’ un ghetto se vengono accolti nelle villette, e se invece vengono messi in periferia no? E’ un argomento irritante. Un sindaco progressista che voglia caratterizzare la sua azione affermando dei valori non dovrebbe dire solo no: deve anche fare la propria proposta. Altrimenti significa solo sottrarsi alle responsabilità». 

La protesta di Capalbio svela anche l’ipocrisia di una parte della sinistra?  
«L’ipocrisia e la debolezza di una cultura progressista che in questi anni non ha saputo contrastare il Salvini di turno né avere un’idea nuova su come gestire l’accoglienza. E che sia quel target intellettuale e sociale a lanciare questo tipo di messaggio è disarmante». 

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