Donald Trump svela il suo programma dei primi 100 giorni. Nessun riferimento al muro con il Messico

nov 22, 2016 0 comments
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Non c'è un riferimento all'Obamacare né al muro con il Messico. Nei primi 100 giorni di presidenza, Donald Trump ha altre priorità: l'addio al Tpp (partenariato trans-pacifico) e alla legislazione verde di Barack Obama. L'annuncio di quelle che saranno le sue prime mosse è arrivato con un videomessaggio di due minuti del presidente eletto postato su Youtube, nel quale elenca una serie di azioni su commercio, immigrazione, energia, sicurezza nazionale, lobby e regole che intende adottare "il primo giorno per ripristinare la legge e riavere indietro posti di lavoro".
Verrà dunque mantenuta la promessa dell'uscita dai negoziati sul Tpp, il Partenariato transpacifico, da sostituire con "accordi commerciali bilaterali equi". E sul piano della sicurezza verrà richiesta l'adozione di misure a tutela delle infrastrutture per scongiurare possibili cyberattacchi. "Che avvenga nella produzione di acciaio, nella produzione di automobili e nella cura delle malattie, voglio che il futuro della produzione e dell'innovazione sia qui, nella nostra grande patria, l'America, creando benessere e impieghi per i lavoratori americani", dichiara Trump nel video. "Nel quadro di questo piano ho chiesto alla mia squadra di transizione di mettere a punto una lista di provvedimenti esecutivi che possiamo adottare il primo giorno per ripristinare le nostre leggi e ritrovare i nostri posti di lavoro". Tra le restrizioni che aboliscono posti di lavoro e che quindi verranno cancellate quelle che riguardano il settore della produzione di energia, dal gas al petrolio di scisto al carbone pulito, "per creare diversi milioni di posti di lavoro ben pagati".
Non una parola - ancora - sul muro lungo il confine con il Messico, sulla creazione di una "forza di deportazione", sull'imposizione di nuove restrizioni sull'immigrazione proveniente da alcuni paesi musulmani, anche se il presidente eletto promette di "indagare sugli abusi nei programmi sui visti che compromettono i lavoratori americani". Niente nemmeno sull'abolizione dell'Obamacare e sull'intenzione di investire un trilione di dollari nelle infrastrutture. Tutte misure che richiedono l'approvazione del Congresso e più tempo per essere messe in atto. Altro punto chiave delle prime misure adottate, la burocrazia con la soppressione di due regolamenti per ogni nuova norma adottata e l'imposizione di una nuova etica politica, tale per cui chiunque lavori nell'esecutivo non potrà passare nel privato per un periodo minimo di cinque anni.
Che cosa è il Tpp. Risale al 2008 l'inizio delle trattative per il Tpp. Mesi e mesi di confronti, con momenti di forte impasse al tavolo negoziale (come nel luglio 2014), e poi di fatto l'accordo raggiunto il 5 ottobre del 2015 dopo sei giorni di discussioni. L'intesa coinvolgeva 12 Paesi che rappresentano assieme il 36% del Pil mondiale: Usa, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Messico, Perù, Cile, Vietnam, Singapore, Brunei e Malesia e puntava a creare la maggior area di libero scambio al mondo, grazie all'eliminazione di quasi tutte le barriere commerciali (quali i dazi) e alla liberalizzazione degli investimenti tra le nazioni coinvolte. Il progetto Tpp, così come il Ttip negoziato con l'Europa, era fortemente voluto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che sperava così di costringere la Cina ad adottare condotte più simili a quelle degli altri grandi paesi industrializzati su temi come la tutela della proprietà intellettuale e la protezione degli investitori. La firma al progetto è stata poi posta il 4 febbraio scorso, e le nazioni firmatarie avevano poi due anni per ratificare l'accordo: solo pochi mesi fa insomma l'ambizioso accordo di libero scambio tra le due sponde del Pacifico sembrava definitivamente decollare, pur tra le proteste e i dubbi di chi temeva un impatto negativo sull'occupazione e sulla sovranità nazionale dei dodici paesi coinvolti. Ad avere perplessità sull'opportunità del Tpp erano però anche alcuni governi, a partire dal nuovo esecutivo socialista salito al potere in Canada. Quello che del Tpp era apparso a molti indigeribile era innanzitutto il clima di segretezza che ha avvolto le trattative, lo stesso che caratterizza i negoziati per il Tipp, un accordo analogo che Washington stava cercando di stringere con la Commissione Europea e del quale, in seguito a un'interpellanza parlamentare, lo stesso governo tedesco è stato costretto ad ammettere di non sapere nulla. Altri temevano che il trattato fosse troppo sbilanciato a favore degli Stati Uniti. Durante la campagna elettorale, Trump non aveva poi fatto mistero della sua avversione al Tpp, arrivando a definirlo "il più grande pericolo esistente". E ha quindi ora annunciato che gli Usa si ritireranno.

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