Pier Carlo Padoan apre alla web tax. Possibile primo passo nella manovra d'autunno

mag 5, 2017 0 comments
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Studiare una via italiana 'soft' alla web tax in attesa che si raggiunga l'accordo a livello internazionale sulla tassazione dei colossi del web. A spingere sulla possibilità di una misura 'di transizione' è il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, che propone un meccanismo di accordo preventivo - sulla scia di quelli già stipulati da Apple e in via di definizione con Google - da mettere in campo senza la necessità di avere prima avviato un percorso di accertamento. E l'idea di una norma 'di passaggio' incassa una apertura da parte del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.
Il ministro si dice infatti "disponibile a riflettere concretamente su quanto si può fare intanto a livello nazionale", in attesa di vedere anche i risultati del G7 dove il tema è in cima all'agenda già della ministeriale finanze della prossima settimana. Una occasione, assicura Padoan, in cui l'Italia "farà di tutto" perché si facciano "passi avanti".
Proprio l'accordo con Google, osserva il titolare di via XX Settembre, mostra la necessità di lavorare "a livello interno e internazionale" per creare "un regime più stabile, trasparente e chiaro", e definisce "ragionevole", nel frattempo, "porre alle imprese multinazionali una alternativa all'accettazione della stabile organizzazione".
Questo 'primo passo' potrebbe peraltro già essere mosso in sede di conversione della manovra dove il tema sarà comunque discusso, come ha preannunciato il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia, da sempre in prima linea per introdurre in Italia la web tax.
Orlandi peraltro proprio in audizione sulla 'manovrina' in mattinata aveva ricordato che esiste già più di una proposta in questo senso, elaborata dalla commissione ad hoc del ministero dell'Economia (guidata da Mauro Marè) con il contributo dei tavoli tecnici. Secondo Orlandi per i colossi del web si potrebbe iniziare da "meccanismi di accordi preventivi sulla scia della cooperative compliance" studiati ad hoc per le aziende dell'economia digitale, senza toccare il concetto di stabile organizzazione che è appunto definito dall'Ocse e ha bisogno dell'accordo internazionale per essere modificato.

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