C’era una volta il Consiglio NATO–Russia

set 18, 2025 0 comments


Di Luca Fontana

Il rapporto tra NATO e Russia ha rappresentato a lungo una variabile centrale nell’equazione della sicurezza europea. Nei due decenni successivi alla fine della Guerra Fredda, entrambe le parti hanno sperimentato diversi formati di dialogo e cooperazione, alimentati talvolta dall’ambizione di costruire un nuovo ordine di sicurezza “oltre le linee di divisione”.

Tali sforzi, tuttavia, sono stati spesso messi alla prova da interessi strategici divergenti e da visioni concorrenti della sicurezza. Tra queste iniziative, la creazione del Consiglio NATO–Russia (NATO – Russia Council, NRC) nel 2002 si è distinta come il tentativo più ambizioso di istituzionalizzare la cooperazione tra Mosca e l’Alleanza. La sua storia, tuttavia, dall’ottimismo iniziale alla progressiva disillusione, riflette l’evoluzione più ampia delle relazioni NATO–Russia.

Le origini del partenariato NATO–Russia

Per comprendere il cammino del Consiglio NATO–Russia, è essenziale richiamare le origini stesse del partenariato. Le basi di questa relazione furono poste nell’immediato dopoguerra fredda, quando entrambe le parti cercavano di andare oltre il confronto e di esplorare il potenziale di cooperazione. Per la Russia, ciò significava ridefinire il proprio ruolo in un contesto di sicurezza in rapido cambiamento; per la NATO, si trattava di bilanciare la politica di allargamento con uno sforzo parallelo di coinvolgere Mosca in un dialogo costruttivo.

Una tappa fondamentale di questo processo fu l’Atto Fondativo NATO–Russia del 1997 su Relazioni Reciproche, Cooperazione e Sicurezza, che istituì il Consiglio Permanente Congiunto (Permanent Joint Council, PJC). Sebbene limitato nelle funzioni e privo di autorità decisionale, il PJC servì come meccanismo di consultazione e scambio di informazioni su questioni quali il controllo degli armamenti, il peacekeeping e la non proliferazione. Esso incarnava il riconoscimento che la sicurezza europea sarebbe stata incompleta senza una forma strutturata di dialogo con la Russia.

General view of the meeting

La relazione, tuttavia, rimaneva fragile. L’intervento della NATO in Kosovo nel 1999 fu duramente contestato da Mosca ed evidenziò i limiti della partnership. Eppure, gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 riaprirono una finestra di opportunità. La Russia espresse solidarietà agli Stati Uniti e facilitò il supporto logistico per le operazioni NATO in Afghanistan, segnalando la volontà di agire al fianco dell’Alleanza contro le nuove minacce globali.

Sulla scia di questo rinnovato slancio, il Vertice di Pratica di Mare del maggio 2002 inaugurò il Consiglio NATO–Russia (NRC), che sostituì il PJC con un quadro più ambizioso. A differenza del suo predecessore, il NRC fu concepito come un forum in cui Russia e membri NATO si sarebbero seduti “in 20”, formalmente su un piano di parità, per affrontare sfide comuni e avviare iniziative congiunte. Questo passo rappresentava l’apice dell’ottimismo nelle relazioni NATO–Russia, quando la prospettiva di un autentico partenariato strategico sembrava a portata di mano.

 La visione

Il Consiglio NATO–Russia rappresentava più di un’innovazione istituzionale; esso simboleggiava una visione di responsabilità condivisa per la sicurezza europea e globale.

La formula del sedersi “in 20” era concepita per segnare una rottura con il modello gerarchico del PJC e per sottolineare l’uguaglianza nel dialogo. In teoria, la Russia non sarebbe stata semplicemente consultata, ma avrebbe partecipato alla definizione di posizioni comuni su vari temi, che andavano dal contrasto al terrorismo al controllo degli armamenti e alla gestione delle crisi.

Questa visione rifletteva il clima politico dei primi anni 2000, quando la convergenza di interessi nella lotta al terrorismo, nella stabilizzazione dell’Afghanistan e nell’affrontare nuove sfide transnazionali sembrava prevalere sulle persistenti divergenze.

Per la NATO, rappresentava un modo per integrare la Russia in un quadro di sicurezza cooperativa, pur continuando il processo di allargamento; per Mosca, offriva il riconoscimento del suo status di grande potenza con una voce legittima nella definizione della sicurezza europea.

Così il Consiglio NATO – Russia assumeva dunque una forte carica simbolica: non era solo uno strumento di dialogo, ma anche un banco di prova per verificare se NATO e Russia potessero realmente stabilire un partenariato strategico duraturo.

L’inizio del deterioramento

Tali premesse si scontrarono presto con la dura realtà rappresentata dalle priorità strategiche divergenti. Mentre lo spirito di Pratica di Mare era radicato nell’idea di interessi comuni, nella pratica questi si rivelarono difficili da sostenere. L’intervento a guida Statunitense in Iraq nel 2003, al quale la Russia si oppose fermamente, già mise in luce tutti i limiti della convergenza politica. Le differenti visioni si radicarono ulteriormente con il proseguire dell’allargamento NATO, percepito da Mosca non come un processo stabilizzante, ma come un’ingerenza nella propria tradizionale sfera di influenza.

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://www.analisidifesa.it/2025/09/cera-una-volta-il-consiglio-nato-russia/

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