Le sanzioni sono rientrate in vigore su richiesta dei paesi occidentali. Un mese fa Regno Unito, Francia e Germania avevano accusato l’Iran di non aver rispettato gli impegni presi – che del resto lo stesso Iran aveva annunciato di voler disattendere, dato lo smantellamento dell’accordo – e avviato le procedure per riattivare le sanzioni sospese dal 2015. Le misure prevedono il divieto esplicito di arricchire l’uranio, restrizioni sui test con i missili balistici, un embargo sulla vendita di armi, il congelamento dei beni e il divieto di viaggio per persone coinvolte nei programmi nucleari, l’avvio di ispezioni sulle merci iraniane a bordo di navi e aerei.
L’Iran ha molto protestato contro il ripristino delle sanzioni e annunciato che richiamerà i suoi ambasciatori nel Regno Unito, in Francia e Germania. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha condannato la reintroduzione delle sanzioni definendole «ingiuste e illegali».
La Cina e la Russia, due paesi alleati dell’Iran, avevano proposto di rinviare di sei mesi la reintroduzione delle sanzioni, ma la loro mozione ha ottenuto solo quattro voti a favore nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, composto da 15 membri (non tutti i voti del Consiglio hanno bisogno dell’unanimità).
Le sanzioni economiche contro l’Iran erano state imposte dal Consiglio di sicurezza dell’ONU tra il 2008 e il 2010. Il meccanismo che ha consentito ai paesi europei di riattivare le sanzioni (in gergo si parla di snapback) era previsto dall’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://www.ilpost.it/2025/09/28/onu-sanzioni-iran

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