Da mesi sentiamo parlare, più o meno a reti unificate, di Jeffrey Epstein e di una presunta lista di clienti coinvolti nello sfruttamento sessuale di ragazze minorenni. Un nome su tutti, però, è legato indissolubilmente al magnate pedofilo ed è quello di Ghislaine Maxwell. Storica compagna e collaboratrice di Epstein, Maxwell – secondo il tribunale di New York che l’ha condannata a 20 anni di carcere – è stata la reclutatrice di giovani donne da offrire in pasto a personaggi illustri della politica, della finanza, delle università e dello spettacolo che bazzicavano nelle residenze del miliardario newyorkese. Di recente, Maxwell avrebbe rivelato al dipartimento di Giustizia Usa circa un centinaio di nomi che compongono l’anello di predatori sessuali gravitante intorno alla figura di Epstein, agognando una possibile grazia da parte del presidente Trump.
Se i contorni di tutta questa vicenda sono ancora da definire, per comprenderne le dinamiche non si può non guardare alla potente famiglia di Ghislaine: i Maxwell, una dinastia che ha intrecciato per decenni rapporti con governi, servizi segreti, multinazionali e clan politici di primo piano, consolidando un potere che va ben oltre le vicende giudiziarie della sua erede più discussa.
Robert Maxwell, il capostipite
Tutto ha avuto inizio con lui, Robert Maxwell, padre di Ghislaine. Robert, nato Jan Ludvik Hoch in Cecoslovacchia, scappò nel Regno Unito come rifugiato ebreo a seguito dell’annessione al Terzo Reich del suo Paese, per poi prestare servizio nell’esercito britannico. Proprio i contatti coltivati nelle Forze armate gli permisero, dopo il conflitto, di entrare nel mondo degli affari e di intraprendere una carriera imprenditoriale folgorante. Negli anni Settanta, Robert Maxwell era uno dei volti più influenti nell’ambiente dei media e della stampa, non solo in Gran Bretagna ma anche oltreoceano, con più di 300 aziende e case editrici che costellavano il suo impero la cui punta di diamante sono alcuni dei quotidiani più celebri come il Daily Mirror.
Mentre collezionava successi e guadagni nell’editoria, Maxwell decise di gettare il cuore nell’arena politica venendo eletto deputato nel 1964 tra le file del Partito Laburista. Durante gli anni passati tra i banchi di Westminster fu molto paziente e oculato nel tessere una rete di contatti non solo nei Paesi del blocco occidentale, ma anche al di là della Cortina di ferro (secondo alcune fonti Maxwell avrebbe anche approfonditamente conosciuto Mikhail Gorbaciov). Ma è proprio la dimensione politica a gettare non poche ombre sul vissuto di Maxwell, dal momento che in molti l’hanno additato come spia del Mossad, i servizi segreti israeliani.
Nel 1948, Maxwell si premurò di far fornire armi all’allora neonato Stato d’Israele nella prima guerra arabo-israeliana, esercitando pressioni sui comunisti cecoslovacchi grazie alle giuste conoscenze nella sua terra natia. Secondo diverse inchieste, il padre della compagna di Epstein avrebbe anche agito da intermediario del Mossad per la diffusione di software dotati di backdoor segrete a enti governativi e internazionali consentendo ai servizi segreti israeliani di raccogliere informazioni sul conto di questi.
A puntare direttamente il dito contro Maxwell pensò Ari Ben-Menashe – ex membro dell’intelligence militare israeliana – affermando che il potente editore aveva riferito all’ambasciata israeliana a Londra le rivelazioni sulla capacità nucleare di Tel Aviv da parte dell’attivista pacifista Mordechai Vanunu alla stampa britannica. Successivamente, Vanunu fu rapito dal Mossad, portato in Israele dove ha conosciuto per lungo tempo la detenzione. Maxwell ha sempre sostenuto che le accuse relative al suo coinvolgimento nella suddetta faccenda fossero solo farneticazioni, nonché “una totale invenzione”.
La sua morte, avvenuta nel 1991 mentre si trovava sul panfilo Lady Ghislaine – proprio come il nome della sua ultimogenita – fu classificata come incidente, ma in molti sospettano che possa trattarsi di omicidio per questioni legate alle sue attività imprenditoriali e di spionaggio. Il funerale si celebrò a Gerusalemme, al cospetto di sei ex capi dei servizi segreti israeliani e delle più alte cariche governative di Tel Aviv, a riprova del forte legame con lo Stato ebraico.
I fratelli e le sorelle di Ghislaine
Se Robert aveva costruito un impero che non sopravvisse alla sua morte, schiacciato dal peso degli scandali (Robert Maxwell aveva sottratto più di 500 milioni dai fondi pensione dei suoi dipendenti per salvare aziende del gruppo) e dei debiti, i suoi figli hanno ereditato lo scrigno di contatti e conoscenze dal loro defunto padre. Isabel Maxwell ha dedicato tutta la sua carriera al mondo delle tecnologie informatiche ed è considerata da sempre una vestale degli interessi di Tel Aviv nella Silicon Valley, al punto da essere vista come procacciatrice di investimenti statunitensi per le startup israeliane. Di suo padre ha detto: “È stato molto influente nella mia vita. Era un uomo di grande successo e ha raggiunto molti dei suoi obiettivi nel corso della sua vita. Ho imparato molto da lui e ho fatto miei molti dei suoi metodi”.
La sorella gemella Christine ha intrapreso un percorso professionale non dissimile da Isabel ma nell’ambito dell’analisi e della sicurezza dei dati, co-fondando la società Chiliad. L’azienda ha venduto un sistema di ricerca avanzata all’FBI che fu utilizzato nella guerra al terrore post-11 settembre suscitando, però, forti critiche per l’uso effettuato, ritenuto in violazione della privacy dei cittadini. Oggi Christine è ricercatrice presso l’Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy (ISGAP), nel cui consiglio di amministrazione figurano personaggi di spicco del Governo israeliano (in tutte le sue articolazioni), oltre ad averne fatto parte l’avvocato storico di Alan Dershowitz. L’organizzazione negli ultimi tempi si è molto dedicata alla redazione di report sui sentimenti antisemiti nei campus statunitensi e sul contenimento delle proteste pro- Pal.
I fratelli Kevin e Ian Maxwell hanno avuto invece un percorso più travagliato, dovendo sopportare il peso delle accuse che li ha visti implicati nelle magagne del padre, nonostante poi siano stati assolti. Nel 2018, i due hanno fondato il Combating Jihadist Terrorism and Extremism (CoJiT), centro studi che vanta nel comitato editoriale ex funzionari dell’intelligence britannica, improntato alla lotta contro la radicalizzazione islamista. Al momento pare che il think tank non sia attivo e che, negli ultimissimi anni, Ian e Kevin si siano perlopiù interessati alla liberazione della sorella Ghislaine.
I legami con i Clinton
Gli intrighi non si fermano solo al mondo delle tecnologie e dei servizi segreti: le radici affondano anche nella politica. Sono ormai noti i rapporti tra Ghislaine con Bill e Hillary Clinton, come dimostra la foto ritraente la socialite britannica al matrimonio di Chelsea Clinton, figlia della fu coppia presidenziale.
La complice di Epstein non è stata l’unica della sua famiglia ad avere una relazione privilegiata con gli ex inquilini della Casa Bianca. Alex Djerassi, figlio di Isabel Maxwell, ha collaborato con Hillary Clinton durante la campagna 2007-2008 per la nomination democratica e gli anni al dipartimento di Stato, diventando una delle voci più ascoltate dalla ex first lady sul Medio Oriente. Suo cugino Xavier Malina, figlio di Christine, ha fatto parte dello staff di Barack Obama durante gli anni della sua presidenza.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://it.insideover.com/politica/maxwell-non-solo-epstein-dal-mossad-alla-silicon-valley-ai-clinton-linfluenza-di-un-clan-globale.html
FOTO
PH: Ralph Alswang, White House photographer
(Bill Clinton Presidential Library)
https://en.m.wikipedia.org/wiki/File:Maxwell_Epstein_Clinton_1993_2.jpg
https://www.aol.com/articles/epstein-birthday-note-signed-bill-105839337.html

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