Sarkozy andrà in carcere, ma le macerie della Libia restano

set 26, 2025 0 comments


Di Andrea Muratore

Ha tutto il sapore di un contrappasso dantesco quanto successo oggi in Francia, dove il Tribunale di Parigi ha condannato l’ex presidente Nicolas Sarkozy a cinque anni di carcere, da scontare immediatamente senza sospensione dell’esecuzione, per associazione a delinquere legata alla ricezione illegale di finanziamenti elettorali dalla Libia di Muammar Gheddafi per la vittoriosa campagna elettorale del 2007. Proprio quella Libia e proprio quel Gheddafi contro cui nel 2011 il governo di Sarkozy, esponente del partito gollista dell’Unione per un Movimento Popolare (Ump) antesignano del centrodestra di Les Republicains, si scagliò dopo l’inizio della Primavera Araba, sponsorizzando l’operazione militare Nato contro le truppe del Colonnello impegnate nella guerra civile.

Sarkozy e Gheddafi a Tripoli nel luglio 2007

Affari e guerra: Sarkozy e Gheddafi dal 2007 al 2011

Il 19 marzo 2011, dopo aver sostenuto il Consiglio Nazionale Transitorio che si ribellava al dittatore di Tripoli, la Francia fu la prima nazione a lanciare gli attacchi sulle truppe libiche, varando l’Operazione Harmattan parallela a quella americana Odyssey Dawn e poi ricondotta sotto il cappello della missione Nato Unified Protector.

L’intransigenza di Sarkozy contro Gheddafi fu, assieme all’attivismo del primo ministro britannico David Cameron, il principale motore dell’offensiva occidentale e della spinta a rendere l’interpretazione della Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che istituiva una no-fly zone sulla Libia, il più estensiva e offensiva possibile.

Come la Francia organizzò l’attacco alla Libia

All’attacco alla Libia la Francia convinse a partecipare anche quei Paesi come l’Italia e gli Stati Uniti meno convinti di dover detronizzare il Colonnello con le bombe. Roma, prima capitale a riconoscere i ribelli libici come governo ufficiale del Paese, provò la carta diplomatica facendo leva sull’invito di Silvio Berlusconi a Gheddafi ad andare in esilio, Washington era inizialmente contraria all’intervento. Prima che su pressione italiana e di Barack Obama i governi coinvolti nell’attacco alla Libia decidessero di ricondurre sotto cappello Nato la missione, Sarkozy era ritenuto l’uomo forte della missione.

Dietro l’operazione avviata dai caccia Mirage e Rafale decollati da Sigonella, Reims e dalla portaerei Charles de Gaulle il 19 marzo molte sono state le motivazioni: l’ambizione transalpina di guidare la politica militare europea, la volontà di dimostrare capacità autonome dagli Usa, la spinta a sottrarre spazio, in coordinamento con Londra, all’Italia nella Libia che aveva firmato un trattato d’amicizia con Roma. E non si può escludere che in vista del voto del 2012, poi perso con François Hollande, Sarkozy volesse prevenire possibili ricatti del Colonnello per presunti finanziamenti illeciti ricevuti nella corsa del 2007 contro la socialista Segolene Royal.

I due candidati non potevano allora formalmente sforare il tetto dei 21 milioni di euro di spesa per la campagna elettorale. Sarkozy è stato sospettato di averne ricevuti fino a 50 dal Rais libico, prima di un periodo in cui ci fu una luna di miele tra Tripoli e Parigi, culminata nell’inserimento della Libia nell’Unione Mediterranea a trazione transalpina.

Il disastro libico di Sarkozy

Gli amorosi sensi tra Libia e Italia, il rapporto personale Gheddafi-Berlusconi, gli affari tra ex colonia e ex madrepatria tolsero spazio a Parigi e alle sue compagnie negli affari in Libia, tanto da fomentare il disegno egemonico di Sarkozy, che peraltro concepiva l’Italia come junior partner tanto da orchestrare poi da Parigi la campagna politica che contribuì, nel novembre 2011, a disarcionare il Cavaliere.

Nel frattempo, a Parigi cresceva il peso del Qatar, partner d’investimento della Francia e finanziatore dei Fratelli Musulmani al centro della rivolta libica e della galassia anti-Gheddafi sostenuta da centinaia di truppe di Doha, e questo fu un altro fattore che spinse Parigi a pensare all’azione anti-rais a Tripoli. La conseguenza di questo disastro lo conosciamo: una Libia che non si è mai ripresa, un Paese instabile dove si sono innestati turchi e russi alle porte dell’Italia, un Paese diviso tra Tripolitania e Cirenaica e diventato formalmente un non-Stato. Sarkozy pagherà col carcere la condanna per associazione a delinquere. Ma questo non ridarà indietro una Libia stabile, come una gestione più ordinata della fine dell’era Gheddafi avrebbe potuto garantire. Il danno di Sarkò è già fatto da tempo.

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://it.insideover.com/politica/sarkozy-andra-in-carcere-ma-le-macerie-della-libia-restano.html

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