Aldo Moro, la tesi di Eric Salerno: 'Mossad era in contatto indiretto con le BR'

ott 10, 2025 0 comments


L’ex inviato del Messaggero, Eric Salerno (86 anni), tutta una vita a coprire i principali eventi politici italiani e poi alla guida della redazione esteri del quotidiano di via del Tritone, ha spiegato a The Grayzone, un sito indipendente di giornalismo investigativo in lingua inglese, come l’Italia si sia assoggettata a diventare una “portaerei” congiunta tra Stati Uniti e Israele.
La conversazione di Eric Salerno del 5 ottobre scorso con i giornalisti di The Grayzone, Kit Klarenberg e Wyatt Reed, solleva interrogativi inquietanti sul presunto* ruolo di Israele nell’omicidio di Aldo Moro, ma già nel 2010 Salerno pubblicava in un suo libro intitolato “Base Mossad Italia” molti particolari della vicenda.
Per anni, riferisce Salerno, il Mossad israeliano ha monitorato e segretamente influenzato la fazione comunista armata delle Brigate Rosse. Il sequestro di Aldo Moro è avvenuto come si sa il 16 marzo 1978. Il suo omicidio risale al 9 maggio dello stesso anno.
Il giornalista ha dichiarato a The Grayzone che Moro era “una spina nel fianco” per le forze che cercavano di mantenere l’Italia saldamente ancorato al blocco filo-occidentale. Salerno ritiene che la politica estera italiana si sarebbe sviluppata diversamente se Moro fosse sopravvissuto: “Ecco di cosa avevano paura gli Stati Uniti”.
Moro fu rapito nel 1978 dalle Brigate Rosse con un’operazione diurna audace e altamente professionale che costò la vita a tutte e cinque le sue guardie del corpo. Fu giustiziato due mesi dopo. Il caso Moro rimane un capitolo profondamente inquietante degli Anni di Piombo. 

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Moro, che fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana e che animava l’ala progressista (morotea) più a sinistra del partito, avrebbe voluto stipulare il compromesso storico con il Partito Comunista Italiano. “Era qualcosa di cui una parte dell’establishment politico italiano aveva paura, persino nel suo stesso partito” osserva Salerno.
Questa parte del caso Moro è nota agli italiani, però Salerno ha documentato un aspetto meno conosciuto. Si tratta dell’accordo con i gruppi della resistenza palestinese mediato dall’ex presidente libico Muammar Gheddafi, che consentì all’Olp e ad altre formazioni di contrabbandare armi e far viaggiare i guerriglieri liberamente attraverso l’Italia, in cambio della garanzia di preservare la penisola dagli attentati. Quell’accordo è noto come “Lodo Moro”.
Si ritiene che il patto sia stato stipulato nel 1973, durante il mandato di Moro come ministro degli Esteri, quando l’Italia liberò segretamente un gruppo di combattenti palestinesi che cercavano di attaccare un aereo della compagnia aerea israeliana El Al in partenza dall’aeroporto di Roma Fiumicino. L’accordo fu spinto dal fatto che l’Italia voleva mantenere un certo livello d’indipendenza dal blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti, per via di un embargo petrolifero dell’Opec in rappresaglia per il sostegno di Washington a Israele nella guerra arabo-israeliana del 1973.
Eric Salerno nell’intervista non afferma che il Mossad avesse ordinato direttamente il rapimento e l’esecuzione di Moro, ma dichiara a The Grayzone: “Credo che la loro idea fosse: vediamo cosa succede, e se è necessario, e se pensiamo che sia il momento giusto, possiamo dare una mano in un modo o nell’altro”.
Il Lodo Moro ha protetto l’Italia per decenni dalla violenza che colpiva altre nazioni del Mediterraneo. Ma a un certo punto la violenza si è abbattuta anche sulla vita di Aldo Moro.
Nel libro di Eric Salerno, Base Mossad Italia, scorre una cronaca completa dello stretto e continuo rapporto tra l’intelligence israeliana e la leadership politica italiana. L’autore illustra come l’alleanza segreta tra Israele e Italia precedesse la creazione dello Stato di Israele nel maggio 1948, con Roma che forniva supporto occulto a milizie sioniste come l’Haganah (organizzazione paramilitare ebraica in Palestina).
Individui affiliati a Mussolini e neofascisti all’interno dell’apparato di sicurezza italiano del dopoguerra fornirono a Israele armi e addestramento per schiacciare la resistenza palestinese e sostenere la loro campagna di pulizia etnica.
“Gli israeliani non volevano che Roma diventasse un satellite dell’Unione Sovietica e gli Stati Uniti avevano la stessa posizione. Il Paese era essenzialmente la prima linea dell’Occidente contro il blocco orientale”, spiega Salerno a The Grayzone. “L’Italia confinava con la Jugoslavia, non era lontana dalle nazioni del Patto di Varsavia e il sostegno al comunismo e all’Unione Sovietica era forte dopo la Seconda Guerra Mondiale. Era anche una sorta di portaerei nel Mediterraneo, da cui la gente atterrava e partiva per altri luoghi.”
Con circa 8 mila chilometri di costa e solo 145 chilometri che separano la Sicilia dalla Tunisia, l’Italia è stata spesso descritta come la guardiana del Mar Mediterraneo.
Salerno conclude che ogni amministrazione italiana dalla Seconda Guerra Mondiale in avanti ha segretamente aiutato il Mossad e l’intelligence militare israeliana per i motivi che abbiamo già spiegato. Yossi Melman, scrittore ed ex giornalista di Haaretz, esperto d’intelligence, ha osservato: “Gli agenti dello spionaggio israeliano confermano che i servizi segreti italiani sono tra i più amichevoli al mondo nei confronti delle loro controparti israeliane”.
Eric Salerno rivela nel suo libro, sorprendente mai tradotto in inglese, che Tel Aviv affidò all’intelligence italiana la conduzione di “missioni estremamente riservate” per suo conto.


A fine 1973 cinque membri del gruppo militante palestinese Settembre Nero furono arrestati grazie a una soffiata del Mossad, che sosteneva che si stessero preparando ad abbattere un aereo di linea israeliano nel più grande aeroporto di Roma con missili terra-aria. Tuttavia, Moro ne organizzò il rilascio un mese dopo, per poi deportarli in Libia.
I membri di Settembre Nero giunsero inizialmente a Malta su un aereo da trasporto italiano noto come Argo 16, che veniva utilizzato abitualmente per trasportare gli agenti dell’Operazione Gladio in una base di addestramento segreta in Sardegna e consegnare armi della Cia/MI6 a depositi segreti sparsi in tutto il Paese. Quando il Mossad si rese conto che quei palestinesi erano stati liberati, si infastidì molto, secondo l’allora capo del controspionaggio romano, Ambrogio Viviani. Il 23 novembre 1973, l’Argo 16 si schiantò poco dopo il decollo dall’aeroporto di Venezia. L’intero equipaggio rimase ucciso.
L’indagine iniziale concluse che fu un incidente, ma il caso fu riaperto dalla Procura di Venezia nel 1986, ma anche quell’indagine vacillò. Tuttavia il giudice che sovrintendeva al caso, Carlo Mastelloni, disse a Eric Salerno che non c’erano dubbi sul fatto che l’abbattimento dell’aereo fosse stato voluto.
Il sabotaggio dell’Argo 16 non fu solo una ritorsione per il rilascio dei palestinesi arrestati. Fu un avvertimento sulle concessioni dell’Italia ai “nemici di Tel Aviv”, affermò il giudice Mastelloni.
Argo 16 non fu l’unico incidente mortale avvenuto durante gli Anni di Piombo in Italia che sembrava portare l’impronta del Mossad. Quando una granata a mano fu lanciata contro la questura di Milano nel maggio 1973, uccidendo quattro civili e ferendone 45, il colpevole si presentò come un anarchico dopo essere stato immediatamente arrestato. Tuttavia, indagini successive rivelarono che l’autore, Gianfranco Bertoli, era un informatore di lunga data dell’intelligence militare italiana, nonché membro di numerose organizzazioni neofasciste, tra cui Ordine Nuovo, legato a Gladio.
Bertoli aveva trascorso i due anni precedenti l’attacco abitando a intermittenza nel kibbutz Karmiya in Israele, che ospitava spesso rappresentanti della fazione francese di estrema destra Jeune Révolution, mantenendo al contempo i contatti con l’intelligence francese.
Salerno quindi si chiede: “Il Mossad faceva parte della strategia della tensione?”. Ma questa fu la conclusione a cui giunse il magistrato Ferdinando Imposimato, che supervisionò i primi processi delle Brigate Rosse per l’omicidio Moro.
“Bisogna riconoscere che i servizi segreti israeliani avevano una perfetta conoscenza del fenomeno eversivo italiano fin dal suo inizio, impegnandosi in esso con un costante supporto ideologico e materiale”, osservava Imposimato nel 1983. “Il Mossad aveva deciso di trasferire il conflitto mediorientale in Italia”, concluse, “spinto dall’obiettivo di destabilizzazione politica e sociale”.
Lo scopo di Israele era “indurre l’America a vedere Israele come l’unico punto di riferimento alleato nel Mediterraneo e ottenere così un maggiore sostegno politico e militare”, aggiunse. Durante la sua testimonianza (marzo 1999) a un’inchiesta parlamentare sul terrorismo in Italia, il brigatista rosso Alberto Franceschini dichiarò che il gruppo era stato contattato dal Mossad tramite un intermediario dopo il rapimento da parte delle Brigate Rosse di un magistrato di nome Mario Sossi nell’aprile del 1974. Secondo Franceschini, il Mossad fece una proposta per finanziare il suo gruppo, affermando che, anziché cercare di controllare le Brigate Rosse, Israele voleva solo garantire che il gruppo continuasse a operare: “Non vogliamo dirvi cosa dovete fare. Quello che fate ci sta bene. Ci importa che esistiate. Il fatto stesso che esistiate, qualsiasi cosa facciate, ci sta bene”.

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://www.notiziegeopolitiche.net/il-mossad-era-in-contatto-con-gli-assassini-di-aldo-moro/ 

*Aggiunta del sito

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