Sono stati resi pubblici i verbali dell’interrogatorio che Ghislaine Maxwell – l’ex compagna e complice di Jeffrey Epstein, oggi condannata a vent’anni di carcere – ha sostenuto con il viceprocuratore generale Todd Blanche. Le trascrizioni, 337 pagine di dichiarazioni, avrebbero dovuto fare chiarezza su aspetti ancora oscuri del caso Epstein, ma hanno finito per alimentare ulteriori dubbi e polemiche.
Maxwell ha ribadito di non aver mai visto Donald Trump coinvolto in condotte inappropriate, né legato alle attività di Epstein. «Quando ero con lui si è sempre comportato da gentiluomo, non ho mai assistito a nulla di sconveniente», ha detto. Maxwell ha raccontato a Blanche di non sapere come Epstein e Trump si siano conosciuti né come siano diventati amici. “Certo che li ho visti insieme e ricordo le poche volte in cui li ho osservati insieme, ma erano amichevoli”, ha detto. “Voglio dire, sembravano amichevoli.” Maxwell ha affermato di ricordare di aver visto Epstein e Trump solo in contesti sociali, non in quelli privati. Alla domanda di Blanche se avesse mai visto Trump ricevere un massaggio, ha risposto: “Mai”. Parole che sembrano un tentativo di sgombrare il campo da illazioni e che, al contempo, consolidano il ruolo ambiguo di Todd Blanche: ieri avvocato personale di Trump, oggi magistrato incaricato di condurre l’interrogatorio.
“Scagionato” anche Bill Clinton che, secondo la testimonianza di Maxwell, «non ha mai ricevuto massaggi» in sua presenza e «non si è mai recato» a Little St James, l’isola privata di Epstein. «Era amico mio, non di Epstein» ha aggiunto. Quanto al principe Andrea, Maxwell nega di averlo presentato lei a Epstein.
Insomma, ci si aspettava dichiarazioni esplosive e, invece, Maxwell, che aspira alla grazia, sta lisciando il pelo ai potenti coinvolti nel caso, che ora tirano un sospiro di sollievo. Ma il vero nodo esplosivo non riguarda i rapporti con l’ex presidente, bensì le dichiarazioni di Maxwell sulla morte del finanziere pedofilo.
«Epstein non si è suicidato»
Ghislaine Maxwell ha detto chiaramente di non credere che Epstein si sia tolto la vita (“Non credo che si sia suicidato, no”) e ha suggerito che possa essere stato un attacco non collegato alla sua vicenda.
Una frase che rievoca, come un’eco insistente, ciò che milioni di persone sospettano dal 10 agosto 2019, quando il finanziere fu trovato impiccato nella sua cella al Metropolitan Correctional Center di New York. La versione ufficiale parla di suicidio, ma Maxwell ha ipotizzato che la sua morte possa essere legata a dinamiche carcerarie, dove – parole sue – «bastano 25 dollari in beni di mensa per pagare un detenuto e toglierti di mezzo». Le sue dichiarazioni riaprono una ferita mai cicatrizzata: quella delle incongruenze macroscopiche che circondano il decesso di Epstein. Il primo a suggerire che si fosse trattato di un omicidio fu proprio Donald Trump, che su Twitter rilanciò alcune teorie del complotto, puntando addirittura il dito contro i Clinton.
Un decesso pieno di incongruenze
Il caso Epstein è un manuale vivente di omissioni, errori “tecnici” e circostanze inspiegabili. La sequenza di anomalie non è casualità, ma somiglia piuttosto a un mosaico costruito per impedire di arrivare alla verità. Poche settimane prima di morire, come riportato dal Daily Mail, Epstein aveva confidato alle guardie del carcere che qualcuno voleva ucciderlo. La stessa fonte aveva incontrato il milionario in varie occasioni durante la sua detenzione al Metropolitan Correctional Center, affermando che Epstein, normalmente riservato, sembrava di buonumore: “Non c’erano segnali che potesse tentare il suicidio”.
Il 23 luglio, esattamente tre settimane prima della sua morte, Epstein fu trovato privo di sensi nella sua cella con lesioni al collo. Il finanziere sostenne di essere stato aggredito da un suo compagno di cella, l’ex poliziotto Nick Tartaglione, 52 anni. Tartaglione, accusato di aver ucciso quattro uomini, ha negato tale accusa. L’episodio aveva giustificato l’inserimento in un protocollo anti-suicidio, poi revocato inspiegabilmente il 29 luglio, solo 12 giorni prima della morte. La sorveglianza prevista ogni 30 minuti da parte delle guardie non venne rispettata: la notte tra il 9 e il 10 agosto, i controlli non sono stati effettuati per quasi nove ore. Come se non bastasse, le telecamere di sorveglianza poste all’esterno della cella risultavano malfunzionanti. I video? Danneggiati o cancellati “per errore tecnico”.
Il compagno di cella di Epstein fu trasferito poche ore prima della morte, nonostante le norme prevedano la presenza obbligatoria di un secondo detenuto. Secondo quanto emerso da fonti citate dal Washington Post, sarebbero stati almeno otto i membri del personale del Federal Bureau of Prisons che hanno ignorato l’ordine di non lasciare il miliardario da solo nella sua cella. In parallelo, due guardie sono state successivamente accusate di falsificazione di documenti, mentre oltre 20 membri del personale carcerario sono stati oggetto di mandati di comparizione. La direttrice del carcere, Shirley Skipper-Scott, è stata trasferita.
L’autopsia ufficiale, firmata da Barbara Sampson, ha confermato la morte per impiccagione. Ma un’analisi indipendente condotta dal patologo forense Michael Baden – già coinvolto in casi di rilevanza nazionale come quello di O.J. Simpson – ha evidenziato lesioni altamente atipiche per un suicidio:
- Tre fratture nella cartilagine tiroidea e nell’osso ioide – lesioni raramente riscontrate in impiccagioni volontarie, ma compatibili con strangolamento.
- Contusioni, ematoni e ferite su polsi, spalla, labbro e braccio, non spiegate né documentate nel rapporto ufficiale.
- Presenza di capillari esplosi sul viso e sugli occhi, ulteriore segnale di strangolamento manuale secondo Baden.
Insomma, secondo il celebre patologo forense le lesioni sul corpo di Epstein – in particolare le tre fratture al collo rarissime per un’impiccagione – non sarebbero compatibili con un suicidio: “Le prove indicano un omicidio piuttosto che un suicidio”, ha sottolineato Baden in un’intervista a Fox & Friend.
A tutto questo si aggiunge un altro dato inquietante: non esiste alcuna immagine del cadavere di Epstein all’interno della cella, come ha confermato la stessa trasmissione d’inchiesta 60 Minutes, che ha dedicato un’intera puntata alla vicenda su CBS.
La questione della “lista clienti”
Maxwell ha negato l’esistenza di una “lista clienti” di Epstein. «Non ho mai visto, una sola casa che avesse alcun tipo di videosorveglianza inappropriata», ha detto la donna citando le case di Epstein a New York, nei Caraibi, nel New Mexico e a Parigi. Eppure, questa affermazione contrasta con decine di elementi emersi nel tempo: i registri di volo del “Lolita Express”, le testimonianze giurate delle vittime, i materiali informatici sequestrati nelle residenze del finanziere. Documenti che parlano di politici, reali, banchieri, imprenditori e celebrità coinvolti in festini con minori.
Dire oggi che “non esistono prove” significa ridurre un intero sistema di ricatto e abusi a un incidente isolato, negando ciò che decine di testimonianze e prove documentali hanno già mostrato. È come cancellare la parte più esplosiva del caso: se non c’è lista, non ci sono complici. Se non ci sono complici, non c’è rete.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://enricaperucchietti.blog/2025/08/23/caso-epstein-maxwell-non-credo-al-suicidio-e-non-esiste-la-lista-clienti-e-su-trump-e-clinton/

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