Dignicap:il caschetto che limita i danni della chemio sui capelli

mag 30, 2015 0 comments
Caschetto chemio1

Di Filippo Piva

Si chiama DigniCap ed è attualmente in fase di sperimentazione all’Istituto europeo di oncologia di Milano: fermerebbe la caduta dei capelli abbassando la temperatura del cuoio capelluto
Il macchinario è ancora in fase di sperimentazione, ma i primissimi risultati sembrano essere quantomeno incoraggianti. Si chiama DigniCap il caschetto in fase di studio all’Istituto europeo di oncologia di Milano: la sua promessa è quella di limitare gli effetti negativi della chemioterapia sui bulbi piliferi del cuoio capelluto, riducendo la perdita dei capelli attraverso un’azione refrigerante.
Al momento, è stato utilizzato su 30 donne che soffrono di tumore al seno, sottoposte al trattamento con epirubina e ciclofosfamide (uno tra i protocolli più comuni e alopecizzanti, fanno sapere dall’istituto), e il tasso di successo è stato dell’85%. Vale a dire che 25 delle pazienti sono andate incontro a una caduta di capelli inferiore al 50% della capigliatura originale, un danno non percepibile dal punto di vista estetico.
“Siamo i primi in Italia a valutare questo sistema avanzato costituito da un macchinario collegato a due caschetti refrigeranti– spiega Paolo Veronesi, direttore della divisione di Senologia chirurgica dell’istituto -, da indossare prima, durante e dopo l’infusione di chemioterapia. È un sistema avanzato di raffreddamento che protegge le cellule dei bulbi piliferi dai danni da farmaci. Il freddo diminuisce la perfusione del sangue e il metabolismo, riducendo al contempo l’attività distruttiva dei chemioterapici”.
Il macchinario in questione permette di mantenere una temperatura costante del cuoio capelluto compresa tra i 3 e i 5 gradi: il raffreddamento avviene in modo graduale per causare il minor disagio possibile alla paziente, e si mantiene stabile garantendo una maggiore efficacia. Il sistema DigniCap è attualmente in attesa dell’approvazione definitiva da parte dellaFood and Drug Administration statunitense, mentre è già una realtà ospedaliera consolidata in Gran Bretagna e in Francia.

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