Di Luca Galassi
Qualche giorno fa la reputazione delle banche britanniche è stata seriamente messa in discussione dal vicepremier Nick Clegg,
che le ha accusate di razzismo. Secondo Clegg infatti, i banchieri
discriminano i clienti delle minoranze etniche che chiedono l'accensione
di un mutuo e impongono loro tassi meno convenienti. Il vicepremier ha
chiesto ai dirigenti degli istituti di credito di fare luce sulle loro
pratiche e di pubblicare i dati sulle richieste di prestiti da parte
degli imprenditori di colore.
Andrew Stunnel, ministro per gli enti locali, e Lynne Featherstone,
ministro dell'uguaglianza, stanno componendo un nuovo organismo tra
banche, Commissione sui diritti umani e commissione governativa sulle
minoranze etniche, per indagare sulla supposta discriminazione denunciata da Clegg.
Questi
ha lanciato l'allarme all'annuale lettura dello Scarman Memorial,
asserendo che le banche stanno impedendo alle minoranze di colore di
infrangere "l'ultima frontiera" delle pari opportunità economiche. "Le
banche, salvate dal popolo britannico, hanno responsabilità pari a
quelle di tutti gli altri, e forse anche di più, nel contribuire a
costruire un'economia forte e dinamica. Fare in modo che il talento
delle persone di colore e delle minoranze etniche in generale si
sviluppi adeguatamente è anche loro dovere". Secondo un sondaggio, il 35
percento degli individui di origine africana intende cominciare
attività imprenditoriali in Gran Bretagna. Solo il 6 percento riesce a
farlo. "Hanno forse problemi a ottenere i finanziamenti di cui
necessitano?", si chiede Clegg, che ha spiegato come aziende di
proprietà di persone di colore hanno quattro volte più possibilità di
quelle dei cosiddetti 'bianchi' di vedersi negare un prestito. E le
imprese di bengalesi, pakistani, caraibici e africani sono soggette a tassi di interesse maggiori di quelle bianche.
"L'inchiesta investigherà sulle barriere che ostacolano l'accesso al credito di neri e minoranze etniche".
Tra i fattori che contribuiscono a farlo, 'esiste un mix di carenza di
istruzione, la mancanza di un 'indirizzo preciso', la mancanza di
capitale da investire. E forse anche elementi di auto-esclusione'.
"Ma
se vogliamo far sì che la Gran Bretagna diventi un'isola di
imprenditori, dobbiamo analizzare la situazione fino in fondo, per
scoprire quali barriere ai finanziamenti esistano, e se le banche stiano
facendo abbastanza per abbatterle".
La riflessione prende le mosse anche dal razzismo che alligna nello sport,
dove, a dispetto della promozione di calciatori di colore, sono ancora
pochi gli allenatori o i presidenti di società sportive: "Se sei un
calciatore bianco - ha detto Clegg - hai una possibilità su 50 di
diventare manager. Se sei nero una su 500".
Nel Paese vi sono stati
forti progressi dai tempi del Clegg Report (inchiesta originata dopo i
disordini razziali di Brixton nel 1981), ma in parallelo, la guerra alla
parità economica non è mai stata combattuta. "La vera uguaglianza non è l'assenza di pregiudizio - ha concluso il vice-ministro britannico - ma è anche l'esistenza di equità e reali opportunità.
Nel settore pubblico le persone appartenenti alle minoranze etniche
guadagnano poco meno dei colleghi bianchi, ma nel privato, per ogni
sterlina guadagnata da un bianco, una persona delle minoranza guadagna
89 centesimi. Lo Stato ha funzionato per nascondere i peccati del mercato. Adesso quel velo va sollevato".
Da Peace Reporter
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