Intervista a Silvia Donati: il nuovo album, le sue influenze e l'attuale stato del jazz

mar 20, 2021 0 comments


Intervista di Salvatore Santoru a Silvia Donati

1- Recentemente hai pubblicato un nuovo album, intitolato “Vortice”. Quanto ti ritieni soddisfatta di quest’ultima fatica?

Sono più che soddisfatta, anche se ci sono certe cose che potevano prendere una piega diversa, con lo sguardo di adesso. Devi sapere che è un album registrato qualche anno fa e che ha avuto un percorso un po’ travagliato perché ad un certo punto del missaggio un incidente tecnico ha fatto perdere gran parte del lavoro e si è dovuto ripartire quasi da capo, poi è arrivato mr. covid che ha allungato ancora di più i tempi..

Comunque penso che sia un album piacevole e se vogliamo “disimpegnato”, ma fatto bene, con gusto..un attimo di relax nella pesantezza di questo momento.


2- Musicalmente “Vortice” è decisamente influenzato da jazz, bossa nova e samba. Quanto ritieni importante l’utilizzo di una certa trasversalità nel tuo percorso artistico?

Credo sia inevitabile, anche perché i confini tra i generi stanno diventando sempre di più labili e questa trasversalità di cui parli è il significato stesso della musica. Secondo me è un bene nutrirsi musicalmente di tutto quello che ci piace e riproporlo a proprio modo, magari mischiando gli elementi, disgregandoli, parafrasandoli..


3- Quali sono le tue principali influenze musicali e, più in generale, artistiche?


Non so in realtà quanto e come mi abbiano influenzato ma sicuramente sono molto legata a (in ordine più o meno sparso) Billie Holiday, Carmen Mc Rae, Elis Regina, Nana Caymmi,  Duke Ellington, Tom Jobim, Wayne Shorter, Chico Buarque de Hollanda, João Gilberto, Hermeto Pascoal, João Bosco, Lenine, Stevie Wonder, Marvin Gaye, Bill Whithers, Edu lobo, Calvino, Josè Saramago, Joan Mirò, Alejandro Iñárritu, Alda Merini, Stefano Benni.. non finirei più.

Mi ritengo comunque un’adoratrice compulsiva di Coltrane.


 4- Come valuti l’attuale stato della musica jazz in Italia e quali ritieni essere, a grandi linee, i migliori esponenti, del genere, contemporanei?

L’anno scorso ho partecipato alla bellissima manifestazione promossa dal Mibact , "Il Jazz italiano per l’Aquila", una due giorni intensissima di concerti nelle piazze di una splendida città faticosamente in ricostruzione…200 musicisti a rotazione su 10 palchi, tante proposte molto variegate come è giusto che sia e tutti semplicemente con la voglia di SUONARE. Ecco l’attuale stato. Il jazz è vivo, la musica è viva, nonostante tutte le difficoltà che stanno diventando sempre più grandi se non finisce questo delirio pandemico. Ma è vivo. Sinceramente non ti riesco ad indicare un migliore esponente, conosco troppi musicisti fantastici e ci sono tanti altri che ancora non conosco, sarebbe un giudizio troppo parziale…


5- Hai collaborato con importanti esponenti della scena jazz, sia nazionale che internazionale. Quali ritieni essere state le più proficue ed interessanti?

Una che ricordo con piacere è stata l’occasione di registrare con Nicola Stilo un disco di qualche anno fa con Toninho Horta, “Vira Vida”. A parte una line up di tutto rispetto (Bollani, Gatto, Casini, Ciancaglini, Marcotulli e altri), il tempo passato insieme a scrivere, provare e registrare mi ha lasciato parecchi bei ricordi e mi ha insegnato molto sia umanamente che musicalmente. 


6- Quanto ritieni importante la funzione del concerto dal vivo per un artista e, più specificatamente, per un musicista jazz?

Per me è fondamentale, anche perché ho sempre privilegiato l’aspetto live rispetto all’insegnamento, ad esempio, e così a volte mi sono trovata a fare concerti in situazioni o luoghi che non erano assolutamente adatti, ma lo stesso ho sempre tentato di fare del mio meglio, per rispetto verso la musica. Il concerto è il momento, risente delle dinamiche tra i musicisti, della concentrazione di ognuno e anche di come quel giorno ci si sente fisicamente, il concerto è un po’ come essere su una zattera in mare aperto, ci vuole molta attenzione, spirito di avventura e di improvvisazione, un po’ come nella vita. E la vita è sicuramente jazz!


7- Come stai vivendo l’emergenza Covid e, inoltre, che impatto ha avuto sul tuo lavoro e creatività?

Sospesa in una bolla, come tutti.

Come ti dicevo, la maggior parte dei miei introiti deriva dall’attività live, quindi puoi immaginare l’impatto.

Ma anche se forzatamente a casa non mi sono depressa e ho colto l’occasione per studiare, scrivere, buttare giù idee da proporre ad altri a distanza (la tecnologia in questo aiuta), ho registrato un podcast, stiamo facendo i brani per un prossimo disco..insomma, non si molla. Vivo questa cosa come un brutto sogno che prima o poi finirà, così voglio essere pronta per quel momento.

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FOTO:

1, 2 & 3- Ph Luigi Maulucci

4- Ph Mirko Silvestrini 

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