Di Paolo Mauri
La presenza militare della Russia in Siria è ormai stabilmente consolidata non solo nella ben nota base navale di Tartus, in uso sin dai tempi della Guerra fredda, ma anche nella base aerea di Khmeimim, a sud-ovest della cittadina di Latakia.
Le infrastrutture militari sono state costruite nel 2015 adiacenti al Bassel al-Assad International Airport e vengono utilizzate dalla Russia come “centro strategico delle operazioni militari contro lo Stato islamico” grazie ad un accordo stipulato col governo di Damasco il 26 agosto dello stesso anno.
Il presidente della Federazione russa Vladimir Putinsiglò un precedente accordo con il suo omologo siriano, Bashar al Assad, che prevedeva l’intervento delle forze armate russe in Siria nel luglio del 2015; intervento che è poi cominciato il 30 settembre successivo.
Per la prima volta dai tempi della Guerra fredda, Mosca ha così potuto dispiegare i propri velivoli su una base esterna al proprio territorio nazionale nell’area del Mediterraneo: tra il 1967 ed il 1972 l’Unione Sovietica aveva stipulato con l’Egitto un accordo per schierare i propri velivoli sul suolo egiziano. Nelle ultime decadi, la presenza dell’aviazione russa nell’area era stata delegata al gruppo di volo della portaerei Admiral Kuznetsov, dispiegata nel Mediterraneo quattro volte: nel 1995-96, 2007-08, 2011-12 e nel 2014.
Cosa mostrano le foto satellitari?
Come riporta il sito al-Masdar News, che cita a sua volta una fonte open source di intelligence su Twitter, le ultime foto satellitari della base di Khmeimim mostrano un totale di 38 velivoli parcheggiati sulle piazzole dell’aeroporto militare.
Si riconoscono in particolare nove Sukhoi Su-24 “Fencer”, due Su-25 “Frogfoot”, dieci Su-30, sei Su-34 “Fullback”, quattro Su-35, un Ilyushin Il-76 “Candid”, un Antonov An-26 “Curl”, un An-30 “Clank”, due Beriev A-50 “Mainstay”, un Ilyushin Il-38 “May” ed un Il-20 o 22 “Coot”. Si possono notare alcuni elicotteri non meglio identificati ma probabilmente si tratta Mil Mi-28“Havoc”.
I cacciabombardieri Su-24M sono l’ultima versione in forza all’aviazione russa e accompagnano i due Su-25SM3 che si sono visti per la prima volta schierati in Siria a fine aprile di quest’anno. Entrambi, insieme al Su-34, compongono la linea di aviogetti per attacco al suolo di Mosca, anche se in concomitanza con il dispiegamento della Sesta Flotta nel Mediterraneo Orientale i “Fullback” sono stati ritratti a Khmeimim montanti il missile da crociera antinave Kh-35U.
La componente di scorta è affidata ai Su-30SM ed ai “Super Flanker” Su-35S. Questi velivoli rappresentano l’ultima evoluzione del vecchio caccia del bureau Sukhoi Su-27 “Flanker” ma sono a tutti gli effetti dei velivoli totalmente diversi. Il Su-35S, velivolo monoposto, è un cacciabombardiere di generazione 4++ al pari dell’ultimo nato in casa Mikoyan Gurevich, il Mig-35, ed ha impressionanti caratteristiche di manovrabilità grazie ai suoi motori dotati di spinta vettoriale. È stato dispiegato in Siria per assicurare la superiorità aerea nel febbraio del 2016.
Il Beriev A-50 “Mainstay” è l’aereo con compiti Awacs (Airborne Warning and Control System) anche se questa definizione va un po’ stretta al velivolo russo. Il “Mainstay” infatti nasce come aereo per il tracciamento dei missili e stazione mobile di Atc (Air Traffic Control) anche se ha ottime caratteristiche di scoperta di tutte le minacce aeree ed è in grado di assegnare i bersagli alla caccia come il suo omologo occidentale E-3.
Data la presenza navale occidentale in quella zona di Mediterraneo e soprattutto dato il dispiegamento di alcune unità della Flotta del Mar Nero, la copertura antisom è coadiuvata dall’aereo da pattugliamento marittimo Il-38 “May”, un quadriturboelica a lungo raggio entrato in servizio per la prima volta nel 1968. Se fosse invece confermata la presenza di un Il-20M, significherebbe che la Russia ha schierato il proprio velivolo da spionaggio elettronico che fa da contraltare al celeberrimo velivolo americano Boeing RC-135. Questa potrebbe essere l’opzione più plausibile data la particolare situazione “elettronica” in cui si trovano ad operare i velivoli russi, circondati da unità occidentali e da radar di nuova generazione come l’AN/TPY-2, schierato in Turchia ed in Israele.
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione