Quelle armi micidiali che uccidono “dopo”

apr 3, 2012 0 comments

Di Domenico Lombardini
Alla base dei difetti congeniti nei neonati vi possono essere innumerevoli cause. Si riconosce una importanza ai fattori ambientali i quali, di concerto con fattori genetici ed epigenetici, possono provocare malformazioni come, tra le altre, l’anencefalia, la spina bifida e difetti a carico del cuore e degli arti. Innumerevoli sono le fonti ambientali riconosciute o sospettate essere implicate in queste patologie. Tra queste troviamo i metalli pesanti che, in virtù di un ampio spettro d’azione (agendo, ad esempio, da teratogeni, mutageni e metallo-estrogeni), possono rappresentare un grave rischio per la salute riproduttiva della popolazione e per i neonati, in particolare laddove avvenga un accumulo repentino, per qualsiasi causa, di queste sostanze nell’ambiente. L’acqua potabile può fungere da veicolo dei metalli pesanti, ma questi possono anche essere introdotti nell’organismo con la respirazione o per contatto attraverso la pelle.
Un recente studio condotto dal gruppo di ricerca del New-weapons Committee, al quale afferiscono alcuni ricercatori italiani, ha cercato di gettare luce sugli allarmanti rilievi aneddotici dei medici del Fallujah General Hospital sullo stato riproduttivo della popolazione e sulla salute dei neonati in quella regione dell’Iraq. Già L’Independent segnalava 24 luglio 2010 il drammatico aumento di morte infantile, di leucemie, tumori e di difetti alla nascita in Fallujah. Lo sforzo dei ricercatori è culminato col rilevare l'aumento dei difetti congeniti alla nascita associato a una quantità anormalmente elevata di metalli pesanti nei capelli dei bambini malati e dei loro genitori.
Lo studio ha coinvolto 56 famiglie in cui sono avvenuti difetti e malformazioni neonatali e 11 famiglie “sane” di controllo. Lo studio prevedeva la quantificazione dei metalli pesanti nei capelli dei soggetti, ossia nei neonati e nei loro genitori, e la compilazione di un questionario sulla storia riproduttiva delle famiglie coinvolte. Lo studio ha coperto il periodo compreso dal novembre 2009 al settembre 2001 e in questo lasso di tempo si sono registrati 5.896 nascite delle quali 869 (14,7%) con difetti alla nascita. Tra questi venivano inclusi anche gli aborti e i morti alla nascita. Questa quota è significativamente maggiore della percentuale di neonati con difetti alla nascita normalmente riscontrata nella popolazione generale (circa il 6%). Grazie all’uso dei questionari è stato escluso, inoltre, che le malformazioni e i problemi riscontrati nella popolazione neonatale fossero da ascrivere a eventuali difetti genetici preesistenti nella famiglia considerata. Ma il risultato notevole dello studio è aver rilevato quantità elevate di alcuni metalli pesanti potenzialmente pericolosi nei capelli dei soggetti. Questi erano 32 neonati con difetti alla nascita, 13 bambini tra 6 mesi e 7 anni, i rispettivi genitori più i controlli “sani” . Tra i metalli trovati in quantità elevata vi erano il vanadio, il cobalto, il piombo e l’uranio, tutti aventi un potenziale mutageno e teratogeno.
Un precedente studio ha rilevato la presenza di un’elevata quantità di metalli pesanti nelle ferite dovute alle cosiddette armi senza frammenti nella popolazione di Gaza sottoposta agli attacchi israeliani nel 2006 e 2009. Queste nuove armi non convenzionali, presumibilmente sperimentate dall’esercito d’Israele a Gaza, potrebbero esporre la popolazione a gravi rischi, come mutazioni al corredo genetico. Inoltre, negli ultimi sei anni si stanno accumulando report su un aumento del numero di malformazioni alla nascita, tumori e patologie riproduttive e croniche nelle zone dell'Iraq più severamente colpite dalla guerra. Oltre a ciò, sono state rilevate sindromi simili nel personale militare e paramilitare di ritorno dalle missioni di guerra.
Nonostante che in un recente articolo apparso su Haaretz il presidente del Congresso Ebraico Europeo Moshe Kantor abbia frettolosamente tacciato queste e altre ricerche di antisemitismo, la solida base empirica e quindi sperimentale di tali studi non permette di accettare tale interpretazione dei fatti.
Solo recentemente la WHO ha iniziato un monitoraggio della situazione irachena tuttavia, considerando i dati finora in nostro possesso, è urgente una presa di coscienza condivisa su quali possano essere gli effetti a lungo termine dell'uso di determinate armi, come quelle senza frammenti, le cui conseguenze sulla popolazione sono, se non del tutto sconosciute, in gran parte sottostimate.

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