Treviso, due ordigni davanti a sede Lega: uno esplode, l’altro fatto brillare. Il primo era una trappola per un agguato

ago 17, 2018 0 comments
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Fatto Quotidiano

Attacco dinamitardo al K3, la storica sede della Lega Nord di Treviso, dove mosse i primi passi il governatore Luca Zaia e dove, in successione per oltre vent’anni, hanno festeggiato la conquista politica della città i sindaci Giancarlo Gentilini, Gianpaolo Gobbo e, recentemente, Mario Conte. Non si è trattato di un attentato qualsiasi, rivendicato da una sigla anarchica, ma di una vera trappola ideata per ferire i poliziotti che sarebbero intervenuti dopo l’eplosione di un primo ordigno.

Una bomba-carta è stata, infatti, fatta scoppiare probabilmente nella notte tra domenica 12 e lunedì 13 agosto all’esterno della sede, che si trova in una grande palazzina a Villorba, alle porte di Treviso. Ma nessuno se n’è accorto. Così hanno avvertito la Questura di un comunicato di rivendicazione sul sito “Roundrobin” che ha messo subito all’erta i poliziotti che si sono precipitati sul luogo assieme agli artificieri. Ma si sono mossi con cautela. Così hanno individuato un secondo ordigno sulla scala posteriore di accesso alla sede del partito. Tra una ringhiera e un muro era stato steso un filo in nylon, praticamente invisibile, all’altezza delle caviglie. Una persona che non se ne fosse accorta, avrebbe azionato un dispositivo di innesco meccanico, facendo esplodere una seconda bomba, più potente, una pentola a pressione che all’interno conteneva pezzi in ferro. Era stata confezionata per creare danni alle persone che si fossero trovate nel raggio di azione. Fortunatamente gli artificieri l’hanno fatta brillare nel pomeriggio del 16 agosto.

Da parte della Questura nessuna dichiarazione ufficiale. Il ministro degli interni Matteo Salvini è stato subito informato anche dagli esponenti locali del Carroccio. Sotto osservazione il comunicato di rivendicazione che doveva far scattare la trappola. Porta la firma della Cellula Haris Hatzimihelakis/Internazionale nera e dichiara la propria solidarietà ad anarchici in carcere come Tamara Sol, Juan Aliste, Juan Flores, Freddy, Marcelo, J.Gan, Marius Mason, Meyer-falk, Dinos Yatzoglou, Lisa Dorfer, nonché gli arrestati di inchieste aperte a Firenze, Torino, Napoli e Cagliari, nonché in alcuni paesi come Cile, Russia, Germania e Polonia. Gli anarchici se la prendono contro le “violenze sistematiche attuate tramite il razzismo, il sessismo, il lavoro salariato che avvengono in questa società, i cui essenziali valori sono l’autorità e il profitto”. Denunciano, tra l’altro, “i respingimenti in mare e nei lager per immigrati in Europa ed Africa”. Per questo hanno colpito la Lega Nord.
“La sede della Lega a Treviso”, si legge nel testo, “è stata attaccata all’alba con un ordigno, rivendichiamo la collocazione contro politici, sbirri, e loro tirapiedi. A tutto questo non vogliamo essere complici, alla violenza indiscriminata degli Stati ci opporremo con la violenza discriminata contro i responsabili di tutto ciò. La quasi totale pacificazione in Italia, dove le masse sono occupate a farsi la guerra fra poveri, uno dei nostri obiettivi è opporci alla rassegnazione, all’impotenza ed all’immobilismo”. E aggiungono: “Va da sé che nessuna fazione di insignificanti politici autoritari sarebbe mai in grado di soddisfare i nostri desideri. State parlando di governo ‘giallo –verde’, di sinistra e di destra, noi vogliamo che lo Stato sia distrutto. State promettendo aumenti di stipendio, tasse ridotte, posti di lavoro, noi vogliamo l’eliminazione del denaro, della merce e del lavoro. State combattendo per migliori condizioni del governo, ma noi vogliamo solo divertirci sulle rovine fiammeggianti delle vostre città. Voi fate politica, noi la guerra sociale. Quindi tutto questo ci rende chiaro dove colpire! Attaccare nello specifico il razzismo e lo sfruttamento”. Nella firma anche un riferimento alla “Cellula Santiago Maldonado” e a tutte le cellule anarchiche.

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