Carige prepara il piano e cerca un compratore

gen 10, 2019 0 comments
Di Alberto Quarati
Mentre imperversa la polemica politica sul decreto salva-Carige licenziato dal governo lunedì sera, con il governo diviso sull’eventuale nazionalizzazione, i commissari della banca genovese scommettono sul contrario. Spiegano che lo strumento messo a punto a Roma è sì fondamentale per dare sicurezza alla banca (e tranquillizzare i correntisti, ossigeno per tenerla in vita), ma che ora «non è sul tavolo». Per la banca, la ricapitalizzazione preventiva sarebbe l’ombrello per «la più assurda delle ipotesi negative».
A margine dell’annuncio del rinnovo, da parte della Regione Liguria, dell’affidamento del servizio di Tesoreria a Carige, i due commissari Pietro Modiano e Fabio Innocenzi (il terzo, Raffaele Lener, al telefono) hanno fatto il punto su cosa si sta muovendo in ciò che loro definiscono un «periodo di transizione» tra il commissariamento della banca deciso a inizio anno dalla Bce (a seguito dell’astensione del primo azionista Malacalza Investimenti all’aumento di capitale) e l’aggregazione dell’istituto genovese a un altro ente finanziario.
Nel decreto del governo però non c’è solo l’extrema ratio dell’ingresso statale, ma anche la possibilità di copertura, da parte dello Stato, dell’emissione di una nuova obbligazione. Ed è proprio su quest’ultima ipotesi che si concentra l’attenzione dei commissari: ancora da definire la dimensione del bond, ma le tempistiche sono strette, perché - spiega Innocenzi - in due o tre giorni Carige vuole capire l’istanza applicativa del decreto e da lì decidere come muoversi.
La messa a punto del piano industriale, prevede Innocenzi, sarà comunque entro il 26 febbraio, data dopo la quale saranno sollecitate le manifestazioni di interesse di soggetti interessati ad aggregare Carige: «Con l’advisor stiamo predisponendo il materiale». Il nodo più duro è quello di 3,6 miliardi di crediti deteriorati. I commissari intendono liberarsene velocemente, anche entro la presentazione del piano. Innocenzi individua «sotto il 10%» il livello dei deteriorati nel rapporto con il totale degli impieghi: obiettivo «è cedere crediti deteriorati per almeno 1,5 miliardi lordi circa».
Intanto è però un punto fermo la trattativa per rivedere il tasso (16%) che Carige deve pagare al Fondo interbancario (Fitd) per il bond subordinato da 320 milioni che oggi garantisce il rispetto da parte dell’istituto dei requisiti patrimoniali richiesti dalla Banca centrale europea: «Abbiamo fatto qualche riflessione ma non c’era nessuna decisione in previsione», spiega il presidente del Fitd, Salvatore Maccarone al termine della riunione a Milano del consiglio dello Schema volontario, il braccio operativo del Fondo che materialmente ha sottoscritto l’obbligazione Carige. Secondo Radiocor, il Fitd alla fine non concederà la revisione.

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