Profughi, l'ombra di Mafia Capitale anche sui Castelli Romani?

mag 30, 2015 0 comments


Di Francesco Curridori

La quiete dopo la tempesta. Dopo il corteo di lunedì sera la rabbia dei cittadini di Marino, cittadina del Castelli romani, pare essersi sedata.
Anche le ultime dichiarazioni del prefetto Franco Gabrielli sembrano allontanare l’arrivo dei 78 profughi che la cooperativa Tre Fontane voleva far alloggiare nello stabile di Via Colizza.
Lorenzo Ferrante, uno dei residenti, ha spiegato le perplessità che hanno dato vita alle proteste di questi giorni: “La palazzina è composta da 11 appartamenti che già sono stati acquistati a prezzi tra i 160.000 e i 230.000 euro mentre altri 13 sono ancora disponibili. Di questi ultimi la cooperativa ne vuole usare tre come mensa, refettorio e salone e solo dieci come alloggi per 78 persone”. “Noi temiamo – spiega Ferrante - per motivi di sicurezza e igiene. Non è possibile che in un appartamento di 35mq con un solo bagno si mettano sei persone, mentre in uno di 55 mq, sempre con un solo bagno, ce ne vadano ben dieci. Solo due locali su 10 hanno i doppi servizi e questa situazione non è accettabile né per loro né per noi dato che nel palazzo vi sono anche due donne incint. Se dovessero veramente arrivare faremo altri atti dimostrativi". Simone Del Monastro, consigliere comunale uscente che in questi giorni si è schierato accanto ai residenti, spiega: “Marino non è razzista, anzi nel corso degli anni si sono ben integrato comunità di rumeni e di albanesi. Non ce l’abbiamo con i profughi ma con una gestione criminale dei centri d’accoglienza da parte di cooperative che hanno fatto un business sulla pelle di povere vittime”.
Per il momento l’arrivo dei profughi è scongiurato perché i locali in cui avrebbero dovuto alloggiare sono stati danneggiati ma c’è anche un problema di irregolarità nell’assegnazione dello stabile alla cooperativa Tre Fontane che, fino a poco tempo fa, aveva come presidente quel Luca Odevaine, vice capo di gabinetto nelle giunte di Walter Veltroni, attualmente in carcere a seguito dell’inchiesta Mafia Capitale. Il bando della prefettura di Roma è del valore di 27 milioni di euro da spalmare su tutta la provincia che è stata suddivisa a seconda dei distretti delle Asl di competenza e a chi gestisce i profughi nell’area di Marino spettano 7 milioni. Gli interessi in gioco sono tanti e le 11 famiglie che hanno comprato casa nello stabile di Via Colizza non vogliono che il loro palazzo diventi un ostello per rifugiati. Il nodo del problema è tutto giuridico in quelle case sono state costruite da una società, la Flavia Srl, che aveva il compito di venderle ai sensi della legge regionale 167 e cioè a canoni agevolati. Il terreno su cui nasce la palazzina è appunto di proprietà della Regione e la destinazione d’uso non era certo quella di far nascere un centro d’accoglienza in uno stabile privato.
Carlo Colizza, capogruppo dei Cinquestelle al comune, anche avvocato di alcuni dei residenti della via intitolata a un suo prozio, si sta occupando in prima persona dell’aspetto legale della vicenda. “In base alla 167 - spiega Colizza - chi compra un immobile non può venderlo né affittarlo per cinque anni e quindi la Flavia Srl deve aver dato alla cooperativa Tre Fontane una forma contrattuale particolare per giustificare il fatto che loro avessero la disponibilità dei beni.

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