INTERVISTA a LA MONARCHIA: le loro influenze, "Ossa" e il suo SIGNIFICATO

lug 7, 2021 0 comments


Intervista di Salvatore Santoru alla band "La Monarchia"

1- Come mai avete scelto il nome “La Monarchia” ?

La scelta del nome nasce dall'esigenza di trovare qualcosa che potesse suscitare un interesse

immediato. L’idea è stata suggerita dal saggio di Dante il “De Monarchia”, Giulio si è imbattuto in questo saggio durante il periodo universitario.


Ci siamo subito innamorati subito

dal fascino decadente della parola e dall'impatto che questa potesse avere sul pubblico. Per noi La

Monarchia non vuole esprimere un concetto politico, ci piace più legare il nome ad un concetto di nobiltà d'animo.


2- Un mese fa è uscito un vostro nuovo singolo, “Ossa”. Come ritenete stia andando la sua

promozione e diffusione?


Siamo molto contenti di come sta andando con Ossa, il pezzo ha avuto un’accoglienza molto calorosa. In generale cerchiamo sempre di non proiettare troppe aspettative sull’uscita dei nostri brani. Con Ossa sotto sotto forse un po’ ci speravamo tutti, probabilmente perché il testo parla di tematiche e aspetti condivisi da tante persone che come noi sono cresciute in provincia, quindi sicuramente aveva delle possibilità. Ad ogni modo il risultato è stato di gran lunga migliore di quello che potevamo sperare.


3- Il pezzo parla della vita in provincia. Quali ritenete essere i pregi e i difetti di essa?


Tralasciando i pro e contro a livello di paesaggio, il resto credo sia molto soggettivo e legato al tipo di lavoro che una persona fa e al tipo di vita che ricerca.
Per noi che siamo musicisti la provincia da un lato è stata fondamentale perché ci ha permesso di conoscerci e sceglierci, probabilmente in una grande città questo non sarebbe successo e magari adesso non saremmo qui a parlarne.


Dall’altro lato vivere in provincia è sicuramente stato limitante per il nostro percorso nella musica, la città in questo senso è sicuramente un luogo migliore che ti offre più opportunità e in cui le cose si muovono molto più velocemente rispetto alla provincia.


4- Uno dei punti critici della “vita in provincia” è spesso, per un artista, la minore disponibilità e

mancanza di spazi e opportunità. Come la pensate su ciò e quali ritenete essere le differenze

maggiori, in tal campo, con la metropoli?


Sicuramente le grandi città rappresentano un terreno fertile per qualsiasi artista, anche se non è una regola e ci sono storie che ci dimostrano il contrario. Noi abbiamo avuto la fortuna, anche individualmente, di viaggiare molto e di vivere altrove per lunghi periodi.


Questo probabilmente ci ha permesso di interrogarci di comprendere meglio il nostro rapporto con i luoghi in cui siamo cresciuti. Abbiamo capito che anche se la nostra realtà ci sta così stretta resteremo sempre legati ad essa. In fin dei conti la vita di provincia pur essendo limitante ha fatto si che potessimo impegnarci con più motivazione per realizzare il nostro sogno di vivere di musica. La provincia ci ha stimolato a dare il massimo per realizzarci come band ed artisti.


5- Quali sono le vostre influenze musicali principali?


Essendo noi tutti nati negli anni novanta, abbiamo ascoltato durante e dopo la nostra adolescenza moltissima musica che ci arrivava come eco da quel decennio e dai primi anni del duemila. In particolare tutte quelle band rock che erano accomunate da un suono molto chitarroso, gruppi come Oasis, Radiohead, Coldplay, Smashing Pumpkins e weezer, ci hanno formato e hanno contribuito a creare il nostro sound. 


6- Come ritenete lo stato attuale della scena alt-pop e alternative rock e, a vostro dire, in questo

periodo c’è la possibilità che tali sonorità ritornino popolari in una sorta di ‘revival’ dei 90?


Be’ direi che è un quadro molto possibile, le modo sono cicliche, perciò avendo assistito al revival degli 80 è molto probabile che ritornino anche i 90, in realtà già da diversi mesi ormai la cosa sembra evidente e si sente già qualcosa in giro che ha un debito smisurato con quegli anni.



Queste cose sono carine, ben vengano le rivisitazioni, noi poi siamo dei grandi amanti dei 90. L’importante è non basare la propria identità solo sul revival, una band o un artista deve avere un valore che prescinde dalle sonorità attraverso cui decida di esprimere il proprio messaggio, altrimenti passata la moda ci si ritrova senza niente da dire.


7- Progetti per il futuro?


Finalmente siamo tornati a suonare live, perciò il nostro augurio per questa estate è di suonare il più possibile. Presto poi torneremo in studio per uscire con un nuovo singolo alla fine dell’estate. 


8- Come avete vissuto i tempi del lockdown e quanto esso ha influito sulla vostra vena artistica?


Siamo stati molto fortunati perché il periodo di lockdown ha coinciso per noi con la fase di produzione e pre-produzione dei brani che usciranno nei mesi futuri. Perciò abbiamo sfruttato questo tempo per fare mente locale locale sui nostri obbiettivi, concentrandoci il più possibile sulla scrittura, abbiamo cercato di sfruttare positivamente una situazione che di positivo non aveva proprio nulla.


Per molti artisti, soprattutto per quelli che erano in promozione, immagino che il lockdown sia stato davvero tremendo, per noi, possiamo dirlo, è stato come l'inizio di una nuova avventura.

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