La Siria nel mirino della NATO

mar 18, 2012 0 comments

Dopo l'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati nel 2003, cominciarono a circolare voci di un possibile intervento in Siria. Ma si sa che i suoi promotori non avevano ancora trovato il momento giusto per attaccare, a causa del contesto di questa nuova ondata di "rivoluzioni colorate", chiamate anche "primavera araba ".

La stessa azione effettuata in Libia
La crisi in Siria segue lo stesso copione di quella della Libia. Una protesta legittima contro una repubblica "ereditaria" da parte di cittadini, stufi del monopolio della famiglia di Al-Assad, unito a una serie di azioni armate volte a destabilizzare il paese e provocare un intervento da parte delle potenze con interessi geopolitici dell'area (USA e Francia). Queste potenze hanno avuto il prezioso aiuto dalle petromonarchie del Golfo Persico (Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) che hanno contribuito con i petrodollari, ad armare i combattenti islamici che stanno diffondendo il terrore in Siria come avevano già fatto in Libia (o anche in Bosnia, Kosovo e Cecenia negli anni precedenti), attaccando la folla con cecchini, bombe, mortai, con il sabotaggio di oleodotti o di rapimenti e omicidi [1]. Queste petromonarchie, con il Qatar in testa, che ha commissionato le potenze occidentali a far saltare uno dei regimi più laici del mondo arabo (e più "moderno" [ma filofascista] se confrontato con le petromonarchie teocratiche e feudali del Golfo). Alcuni di questi regimi erano molto corrotti e sottomessi agli interessi delle grandi multinazionali (come la Tunisia e l'Egitto) e non hanno tardato a cadere; in altri paesi, si è miscelato il nazionalismo arabo con le misure per socializzare e hanno goduto di maggiore sostegno popolare per quello che hanno fatto: ma essi sono crollati con le bombe della NATO. Questo è stato il caso della Libia. E ora viene il turno di Siria. E' bene ricordare e precisare, prima di andare avanti, che questi regimi sono molto simili a quelli fascisti (in particolare il regime di Mussolini, Hitler, Franco e Peron) e non sono molto diversi da quelli democratici attuali, soprattutto in fatto di repressione e di omologazione statale dell'individuo (ovvero che lo Stato controlla tutto).

Il valore geostrategico della Siria
La Siria è un paese chiave per trasportare petrolio, e per gli USA questo paese tiene una strategia cruciale per il business energetico. E dovrebbero passare per la Siria due oleodotti provenienti dall'Iraq fino al Mediterraneo. Si passa attraverso la città di Homs (dove non a caso vi sono gruppi jihadisti armati che hanno agito con tanta violenza) e un altro  tra le alture del Golan, territorio che Israele ha sequestrato alla Siria nella guerra dei Sei Giorni. Ma oltre la zona costiera della Siria vi è uno dei principali ostacoli per il maxiprogetto petrolifero che porterà il petrolio da Baku (Azerbaijan), attraverso la Turchia e Israele in Asia, presumibilmente in India (un paese emergente come l'India e il grande business del secolo: gli Stati Uniti non vogliono perdere tale occasione). Parte di questo progetto è fatto: l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (notare che le città dei paesi in cui passa l'oleodotto, ovvero Azerbaijan, Georgia e Turchia, sono alleati della NATO), è considerata una condotta strategica per il mondo e per le forniture verso i mercati occidentali. Ma c'è ancora la cosa più delicata: per trasportare il petrolio dalla Turchia attraverso Israele -che poi andrà anche in Asia-, l'oleodotto deve passare attraverso 400 km di costa siriana e libanese.

Così il Pentagono ha pensato a lungo di rimodellare la mappa del Medio Oriente. All'interno di questo piano per rimodellare i confini del Medio Oriente, si creerebbe un "Grande Libano", in modo da strappare la costa alla Siria, lasciandola senza sbocco sul mare. Qui si dovrebbe chiarire che lo Stato del Libano è stato il frutto dell'imperialismo francese, quando era arrivato il momento di decolonizzazione nel 1943: aveva dato l'indipendenza alla Siria e al Libano separatamente [2]. Non stupisce quindi che dopo l'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati nel 2003, era stato richiesto l'intervento in Libano come una scusa  l'uccisione del primo ministro libanese Rafiq Hariri, avvenuta il 14 febbraio 2005. Immediatamente era stata accusata dell'attacco la Siria, ma questo evento è stato accompagnato da una cosa ancor più strana: come è possibile che il giorno dopo l'esplosione causata da 1.000 kg di TNT, la strada sia stata ricostruita e aperta al traffico, distruggendo la scena del crimine e tutte le prove? Inoltre, la Siria non avrebbe guadagnato nulla da questo attacco, anzi al contrario avrebbero guadagnato molto gli Stati Uniti, la Francia e Israele che avrebbero difatti accusato la Siria di essere la mandante dell'attacco. L'attacco è stata la scusa per far prendere la decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNIFIL) (decisione n. 1701) sulla presunta pacificazione del Libano e che ha portato un gran numero di navi da guerra NATO (tra cui due spagnole) al largo delle coste della Siria, coste dove la Russia ha importanti basi militari [3].

Inoltre, se gli Stati Uniti non invadono la Siria o l'Iran (ci sono voci di questo dal 2007), assedieranno la Russia meridionale, in quanto  Washington ha basi nei paesi "amici" sul confine meridionale di quello che era l'URSS e sono pericolosamente vicine ad un'altra grande potenza rivale e alleata della Siria: la Cina. Così abbiamo tutti gli ingredienti per una futura guerra su vasta scala che sarà, probabilmente, una guerra nucleare.

Il fronte dei media e quello "umanitario"
Questa strategia bellica conta, come al solito, dell'aiuto dei mass media, delle ONG e dei guru noti come gli "interventisti umanitari". Infatti, la maggior parte delle informazioni della Siria, sono diffusi dai giornalisti tramite le fonti di Al-Jazeera, che è di proprietà della famiglia reale del Qatar. Di conseguenza, i media stanno incolpando il governo di Al-Assad delle numerosi morti e degli attacchi dei cecchini e delle bombe dei gruppi jihadisti armati. Ciò ha portato alla diffusione di notizie assolutamente grottesche: una donna sarebbe stata rapita e decapitata da parte delle forze fedeli ad Al-Assad, i quali negano tale cosa alla televisione di Stato siriana, immagini di manifestazioni di massa dell'opposizione, che sono in realtà sostenitori di al-Assad, una blogger lesbica siriana che dal suo blog denuncia la persecuzione del governo degli omosessuali, ma che in realtà si rivela essere un uomo di 40 anni, americano che vive in Scozia. Oppure di una conferenza stampa in cui un membro dell'opposizione legge la guida telefonica di Damasco e lo fa passare come un elenco di vittime della repressione di Al-Assad ... [4] Di particolare nota è il quotidiano "sinistra" Publico che ha diffuso la versione dell'opposizione armata siriana senza cambiare una virgola perché il suo proprietario, Jaume Roures ha importanti affari in Qatar. E che dire delle ONG come Amnesty International, che denunciano i massacri del governo senza aver messo piede in Siria o quello della "sinistra" partitica che parla di "interventismo umanitario" (in forma più o meno nascosta) [5] e la sua critica selettiva contro i regimi della Libia o della Siria, ma non contro l'Iraq (che, come quella di Al-Assad, era baathista). Come si vede che nella Casa Bianca governa un democratico!

Fonte:http://www.cnt.es/noticias/siria-en-el-punto-de-mira-de-la-otan http://grupostirner.blogspot.it/2012/03/siria-en-el-punto-de-mira-de-la-otan.html 
Note
[1] Vedere l'intervista a Michel Chossudovsky del Center For Research On Globalization en RT.
[2] Fonte: CSCA
[3] Fonte: Boletín nº 134. Armas contra las guerras.
[4] Fonte: Boletines, nº 402-404 . Armas contra las guerras.
[5] Vedere la notizia su Rebelión
(tradotto da NexusCo)  

Da NexusCo


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