La guerra segreta degli Usa in Yemen: i berretti verdi al fianco dei sauditi

mag 6, 2018 0 comments
Risultati immagini per yemen mare trump usa 20Di Lorenzo Vita
Le forze speciali americane sono in Yemen a sostengo della coalizione araba a guida saudita. Tutti impegnati contro i ribelli Houthi alleati dell’Iran.
Da sempre gli Stati Uniti sono impegnati con missioni specifiche nello scenario yemenita. In particolare la Us Navy monitora le coste colpendo le postazioni ribelli e, contemporaneamente, Al Qaeda. Ma adesso ,arriva una nuova verità, rivelata dalle pagine del New York Times: in Yemen ci sono anche le forze speciali americane.
Per anni, l’esercito americano ha cercato di prendere le distanze dall’orrenda guerra civile nello Yemen, spiegano i giornalisti del Nyt, “ma alla fine dell’anno scorso, una squadra di circa una dozzina di berretti verdi è arrivata al confine dell’Arabia Saudita con lo Yemen“. Tutto all’oscuro dell’opinione pubblica Usa, ma anche dello stesso potere legislativo. Nessun dibattito, nessuna discussione, nessun chiarimento. E intanto i berretti verdi erano in Yemen a sostenere i bombardamenti sauditi.
Secondo quanto hanno potuto apprendere i reporter del quotidiano, grazie a diplomatici europei e funzionari Usa, i berretti verdi sono giunti sulla linea dei confine a fine dicembre del 2017. Alcune settimane prima, un missile sparato dallo Yemen era esploso vicino Riad, la capitale saudita.

Le operazioni dei Berretti verdi

Secondo le fonti, la missione dei commando americani ha due obiettivi principali:
  1. addestrare le truppe di terra saudite per migliorare la capacità di proteggere il confine;
  2.  collaborare con l’intelligence americana presente nella città saudita di Najran per localizzare i siti di missili Houthi all’interno dello Yemen.
Già a marzo, il Senato degli Stati Uniti aveva formalmente chiesto al Pentagono delucidazioni sull’impiego dei soldati in territorio yemenita. I senatori si chiedevano quali fossero i confini dell’impegno Usa al fianco della coalizione a guida saudita. E se non fosse il caso di approfondire l’utilizzo dei militari in un conflitto così complesso ed estremamente delicato.
“Siamo autorizzati ad aiutare i sauditi a difendere i loro confini” Così si espresse il generale Joseph L. Votel, capo di Centcom, alla Commissione del Senato. “Lo stiamo facendo attraverso la condivisione dell’intelligence, attraverso il supporto logistico e attraverso le consulenze militari che forniamo agli alleati”. Mentre il 17 aprile, Robert S. Karem, assistente del segretario alla Difesa, disse in Commissione Affari esteri del Senato che gli Stati Uniti avevano circa 50 militari in Arabia Saudita, “per sventare in gran parte la minaccia dei missili balistici”.

L’impegno americano in Yemen

L’impegno degli Stati Uniti sul fronte yemenita è diversificato. Esistono due obiettivi non sovrapponibili: uno è Al Qaeda (e in parte minore l’Isis) e l’altro sono gli Houti.
Negli ultimi due anni, le truppe governative sostenute dagli americani e dagli Emirati arabi uniti hanno portato avanti un’oscura guerra in tutte le regioni centrali e meridionali dello Yemen per colpire le milizie tribali legate ad Al Qaeda.  Soltanto l’anno scorso, gli Stati Uniti hanno lanciato più di 130 attacchi aerei nello Yemen. La maggior parte degli strike compiuti dagli Usa hanno preso di mira i militanti qaedisti, mentre 10 sono stati lanciati contro i combattenti dello Stato islamico.
Poi c’è l’impegno contro gli Houti, che assume connotati e scopi del tutto diversi. Susan E. Rice, allora consigliere per la Sicurezza nazionale di Barack Obama, stilò nel 2105 una sorta di vademecum per l’azione americana al fianco della coalizione composta da Arabia saudita, Emirati arabi uniti, Egitto, Giordania e altri Stati africani più o meno obbligati a parteciparvi (come il Sudan pronto a ritirarsi).
La nota affermava i compiti di assistenza militare nei confronti dei sauditi, ma intendeva tenere le forze degli Stati Uniti fuori dalle operazioni contro gli Houthi. Ma sotto l’amministrazione diDonald Trump, la portata di queste linee guida sembra essersi allargata, a tal punto che sono aumentati gli aerei di sorveglianza, i droni, le attività della Marina e, infine, l’impiego sul campo di decine di berretti verdi.

L’ennesima guerra per procura

L’impiego delle forze speciali americane, in barba all’autorizzazione del Congresso, è un altro segnale di come il Pentagono attui una strategia di guerra per procura nei confronti dell’Iran a prescindere dalla sua legittimazione politica e giuridica.
Il disastro umanitario dello Yemen, in cui gli aerei sauditi colpiscono con ferocia, rappresenta l’ennesimo risultato di questo scontro fra blocchi che non lascia scampo. E dove le prime vittime, così come in Siria, sono i civili. Milioni di persone sono a rischio carestia. I bambini vivono in condizioni disperate e malnutriti. I casi di colera faticano a contarsi. Nel frattempo, il Paese ha intere città distrutte e un’economia, già poverissima, ormai al collasso.
Ma nessuno sembra esserne particolarmente interessato. Né nell’opinione pubblica, né nella diplomazia mondiale. E non sembra che siano pronti interventi umanitari per salvare dalla disperazione quei milioni di martiri che la guerra sta colpendo giorno dopo giorno.

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