Perché l'uomo ha paura del cambiamento

ago 16, 2012 0 comments
Di Francesco Alberoni
Tutti noi, alla nascita, da bambini, siamo pla­stici, possiamo fare un’infinità di cose. Lo dimostra la nostra capacità di imparare qualsia­si lingua. Naturalmente non tutti abbiamo le stes­se doti nel canto o nella matematica, ma tutti pos­sediamo numerosi talenti. Poi, nel corso della vi­ta, finiamo per svilupparne solo alcuni perché vi­viamo in un certo ambiente, facciamo un certo ti­po di scuola, scegliamo certe mete, abbiamo cer­ti amici, certe abitudini e certi maestri e in questo modo diventiamo incapaci di usare gli altri, o pensiamo di esserne incapaci. Molte persone so­no convinte di non poter fare altro che quello che fanno e ritengono di non poter ricominciare a studiare, a imparare un mestiere nuovo. Invece manca loro solo la motivazione. Di solito non cambiano perché si affezionano al proprio me­stiere, alla propria professione, alle proprie abi­tudini di vita e, col passare degli anni, si sentono più sicuri, e non provano più il bisogno di rinno­varsi. Lo fanno solo quando il mondo muta attor­no a loro e non possono continuare sulla vecchia strada. Machiavelli non pensava certo di diventa­re famoso come scrittore, ha cominciato a scrive­re Il Principe e le altre sue celebri opere quando i Medici gli hanno tolto tutti gli incarichi che ave­va nella Repubblica. Oggi, in questa epoca di cri­si, avremmo bisogno tutti di mettere a frutto ri­sorse che abbiamo trascurato. Io sono inorridito dalla incompetenza di molti commessi e di molti tecnici che dovrebbero assicurare ai clienti le in­formazioni e l’assistenza. Sappiamo che gli im­prenditori spesso non trovano giovani specializ­zati. Contemporaneamente le nostre scuole con­tinuano a produrre laureati generici mentre ab­biamo bisogno di esperti qualificati in tutti cam­pi produttivi, persone che sappiano coniugare il sapere teorico con la conoscenza delle apparec­chiature più moderne, che sappiano capire di co­sa abbia bisogno il consumatore. La società mo­derna è affamata di tecnici che sanno fare i lavori più delicati e sono consapevoli di dover perfezio­nare continuamente il proprio sapere per poter agire ovunque. È con costoro, non con i banchie­ri, che si supera l’attuale crisi.Ma è difficile cam­biare. Le vecchie mentalità restano come delle incrostazioni su tutti livelli: sul politico esperto in economia finanziaria, sul funzionario ministe­riale, sul burocrate del comune, sul laureato in giurisprudenza e sul ragazzo che cerca l’esame più facile per non fare fatica.

Fonte:il Giornale

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