La discussa sindrome di alienazione parentale

giu 16, 2015 0 comments
Di Barbara Pagliari
In situazioni di conflitto coniugale si sa, chi soffre di più sono i figli che vengono sballottati tra un genitore all’altro e che, più spesso di quanto vorremmo, non vengono salvaguardati dalla guerra che si fanno mamma e papà. Nel caso in cui la separazione tra i coniugi sia particolarmente conflittuale, può accadere che il genitore affidatario, volontariamente o inconsapevolmente, dia avvio a una sorta di “lavaggio del cervello” volto a far sì che il figlio metta in atto una campagna di denigrazione ingiustificata nei confronti dell’altro genitore e, nei casi più gravi, sfociando in una vera e propria accusa di abuso sessuale. Lo scopo ultimo della PAS, da parte del genitore alienante, è l’interruzione immediata delle visite dell’ex-coniuge e l’ottenimento dell’affidamento esclusivo.
Il bambino affetto da PAS idealizza in modo assoluto il genitore affidatario e si schiera completamente dalla sua parte, confermando ogni suo ipotetico sospetto o assecondando ogni suo dubbio, genuino o meno; per contro, il rifiuto totale del genitore bersaglio è motivato da razionalizzazioni deboli o addirittura assurde, utilizzando a volte il linguaggio del genitore alienante.
Il comportamento del bambino, rispetto alla richiesta di coalizione da parte di un genitore, dipende dalla sua età: prima dei nove anni tenderà a sentirsi legato ad un conflitto di lealtà verso entrambi i genitori; dai nove ai dodici anni cercherà invece di allearsi con un genitore a discapito dell’altro, probabilmente come tentativo di risoluzione del conflitto, oppure per evitare che egli venga frapposto tra la coppia genitoriale, senza però riuscirci. Comunque sia, a lungo termine, i costi per il bambino sono elevati e potrebbero riguardare problemi d’identità e nelle relazioni affettive.
La PAS è una sindrome assai complessa e ambigua, per cui è difficile da riconoscere, considerando che i professionisti hanno soltanto l’osservazione clinica ad aiutarli, senza l’utilizzo di alcuno strumento specifico.
Di seguito viene riportata la principale sintomatologia che caratterizza la PAS:
  • Campagna di denigrazione: rifiuto ossessivo del bambino nei confronti del genitore alienato;
  • Motivazioni superficiali o assurde alla base del comportamento denigratorio;
  • Assenza di ambivalenza: il genitore alienante è assolutamente buono e il genitore alienato è totalmente cattivo;
  • Il “pensatore indipendente”: esigenza del bambino di affermare in modo esplicito che il suo odio verso il genitore alienato dipende solo da una sua decisione presa in modo indipendente;
  • Le “sceneggiature prese in prestito”: utilizza termini o frasi fuori luogo per la sua età e quindi derivanti dal genitore alienante;
  • Nessun senso di colpa: completa inosservanza per i sentimenti del genitore alienato;
  • “Razzismo familiare”: oltre al genitore alienato, il bambino rifiuta anche la sua famiglia d’origine;
  • Sostegno al genitore alienante: le sue accuse sono assolutamente vere.
Inoltre, vengono citati alcuni criteri relativi alla relazione tra il minore e la coppia genitoriale:
  • Difficoltà durante la transizione tra i due genitori, manifestando il rifiuto nell’incontrare il genitore alienato e, a volte, somatizzando il disagio;
  • Comportamento provocatorio durante il periodo trascorso col genitore bersaglio, scatenando una reazione che possa poi giustificare le sue accuse e il suo astio;
  • Legame esclusivo e invischiato col genitore alienante;
  • Cambiamento comportamentale improvviso e ingiustificato del bambino nei confronti del genitore bersaglio, con il quale prima aveva un rapporto affettivo.
Infine, un ultimo criterio di riconoscimento del processo alienante, è il deterioramento della relazione tra genitore e figlio subito dopo la separazione che, a livello psicologico, si traduce come una reazione esagerata di paura del bambino alla sola presenza dell’altro genitore.
Si tratta quindi di un disturbo della relazione all’interno del sistema familiare di appartenenza del minore, una sorta di distorsione dei sentimenti del figlio nei confronti del genitore bersaglio che vengono “manomessi” dal genitore alienante, convincendolo che l’ex-coniuge non è affidabile, disponibile e/o accogliente.
Il bambino quindi si ritrova a dover elaborare due messaggi del genitore affidatario: l’inaffidabilità e l’indisponibilità del genitore alienato e la possibile perdita della relazione col genitore alienante se deciderà di mantenere un rapporto d’affetto con l’altro.
Molto spesso, le coppie che fanno emergere questo tipo di problematica, presentano una cristallizzazione su posizioni relazionali polarizzate o sull’escalation simmetrica (nessuno accetta mai di essere in una posizione di down) o sull’escalation complementare (uno è sempre più sottomesso all’altro). Sarebbe bene una presa in carico della coppia da parte di un terapeuta, anche consigliata da amici e familiari, per aiutarli nel processo di mediazione che accompagna una separazione o un divorzio, soprattutto se il cambiamento nel bambino è così immediato e sintomatico.
Bibliografia
  • Gardner R.A., The Parental Alienation Syndrome: a guide for mental health and legal professionals. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics, 1992
  • Gulotta G. & Cutica I., Guida alla perizia in tema di abuso sessuale e alla sua critica. Giuffrè Editore, 2009
  • Togliatti M.M & Lavadera A.L., Bambini in tribunale. L’ascolto dei figli “contesi”. Raffaello Cortina Editore, 2011

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