http://www.curioctopus.it/read/10369/la-guerra-era-finita-ma-lui-non-lo-sapeva:-ecco-il-soldato-che-continuo-a-combattere-per-29-anni
Dopo che gli Stati Uniti sganciarono la bomba atomica prima su Hiroshima e poi su Nagasaki, il Giappone annunciò la resa incondizionata, ma non a tutti arrivò la notizia...
Lieutenant Hiroo Onoda aveva solo 22 anni quando fu mandato sull'isola di Lubang, nelle Filippine, nel dicembre del 1944 con il preciso ordine di contribuire a sabotare i piani dei nemici. Nonostante nell'agosto 1945 lo sgancio delle bombe atomiche avesse posto fine alla guerra, lui decise di non arrendersi.
Gli Alleati approdarono a Lubang nel febbraio 1945 e presto Onoda ed
altri 3 soldati rimasero gli unici giapponesi a combattere. Onoda e i
suoi compagni si rifugiarono sulle colline, nascosti in mezzo ai boschi,
continuando a combattere come guerriglieri.
Sopravvissero nel cuore della giungla nutrendosi di banane, latte di
cocco e bestiame rubato. Anche quando, nel tardo 1945, il gruppo si
imbatté in volantini che annunciavano la fine della guerra, essi non cedettero, credendo fosse solo un trucco, e quindi non si arresero.
Quando anno dopo anno i suoi 3 compagni lo lasciarono (uno si arrese e
gli altri due morirono), Onoda rimase solo, come una leggenda che
aleggiava tra i monti di Lubang. Ma poi arrivò Suzuki, un giovane
avventuriero che aveva sentito parlare di Onoda e si incamminò per
incontrarlo.
Il 20 febbraio 1974 i due si incontrarono e divennero buoni amici. Ma
una cosa era chiara, Onoda non aveva alcuna intenzione di arrendersi, a
meno che non fosse stato sollevato dal suo incarico da un suo superiore!
Così Suzuki ritornò in Giappone e, spiegando la situazione al
Governo, riuscì a rintracciare il Maggiore Yoshimi Taniguchi, l'unico
che potesse convincere Onoda ad arrendersi in quanto suo superiore.
Così, il 9 marzo 1974 il Maggiore sollevò Onoda dal suo incarico.
Esattamente 29 anni dopo la fine della II Guerra Mondiale
Onoda smise di combattere, consegnando ufficialmente la sua spada al
presidente delle Filippine, ricevendo il perdono per le sue azioni di
saccheggio durante il periodo trascorso nella giungla.
Tornato in Giappone e venerato come eroe di guerra, Onoda preferì
trascorrere quello che gli rimaneva della sua vita in Brasile, divenendo
possessore di un ranch. E anche al momento della sua morte, nel 2014,
Onoda era fiero della sua azione, ricordando: "Ogni soldato giapponese era stato preparato ad affrontare la morte - dichiarò Onoda
- ma in qualità di ufficiale dell'intelligence mi era stato ordinato di
rimanere a capo dei guerriglieri e di cercare di non morire. Decisi
semplicemente di obbedire agli ordini, è questo quello che fa un soldato".
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