L'effetto Alone, il 'bias cognitivo' per cui si giudica una persona solo da alcuni suoi tratti

ott 11, 2018 0 comments
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L'effetto alone è un bias cognitivo per il quale la percezione di un tratto è influenzata dalla percezione di uno o più altri tratti dell'individuo o dell'oggetto. Un esempio è giudicare intelligente, a prima vista, un individuo di bell'aspetto.

Storia
Edward Lee Thorndike, noto per i suoi contributi alla psicologia dell'educazione, coniò il termine "effetto alone" (Halo effect) e fu il primo a sostenerlo con una ricerca empirica.[1] Egli attribuì questo nome al fenomeno nel suo articolo del 1920 The Constant Error in Psychological Ratings (L'errore costante in valutazioni psicologiche). In un precedente studio realizzato nel 1915 egli scoprì un'alta correlazione tra tutti i tratti positivi e tutti i tratti negativi dei soldati. Nello studio del 1920 Thorndike fu deciso a replicare il precedente nella speranza di stabilire la tendenza che credette di aver trovato in queste valutazioni.

Elementi di prova

Il primo studio di Thorndike sull'effetto alone fu pubblicato nel 1920. Lo studio coinvolse due ufficiali comandanti a cui fu chiesto di valutare i loro soldati in termini di qualità fisiche (pulizia, voce, fisico, condotta e energia), intelletto, capacità di leadership e qualità personali (tra cui affidabilità, lealtà, responsabilità, altruismo, e cooperazione). L'obiettivo di Thorndike era di vedere come le valutazioni di una caratteristica influenzasse le altre.

L'esperimento di Thorndike rivelò come fosse evidente un'eccessiva similitudine nelle risposte dei comandanti. Nella revisione di Thorndike egli dichiarò: "Le correlazioni erano troppo alte e troppo uguali. Ad esempio, per i tre valutatori in seguito hanno studiato che la correlazione media tra fisico e intelligenza è 0,31; tra fisico e leadership, 0,39; e tra carattere e fisico è 0,28". I valori di una delle qualità speciali di un ufficiale tendono a influenzare i risultati. Se un ufficiale ha avuto un particolare attributo "negativo" dato al comandante, sarebbe da correlare al resto dei risultati dati dagli altri soldati. La correlazione dell'effetto alone nell'esperimento è stato definito come un errore alone. L'errore alone ha dimostrato che la valutazione degli ufficiali è basata principalmente sulla percezione generale di alcune caratteristiche che hanno determinato i risultati delle loro risposte.

Il ruolo dell'attrattività

L'effetto alone non è limitato esclusivamente ai tratti individuali o all'aspetto generale di un individuo. Anche l'attrattività di una persona è stata giudicata come molto influente nell'effetto alone. L'effetto alone è compreso nella teoria implicita della personalità di Harold Kelley, per la quale i primi tratti percepiti in altri individui influenzano la nostra percezione ed interpretazione degli altri tratti a causa delle nostre aspettative. Spesso si ritiene che individui di bell'aspetto siano dotati di più competenze e di una personalità migliore di individui non dotati di un aspetto ugualmente attraente.
Uno studio di Solomon Asch suggerisce che la bellezza è un tratto centrale, dal quale deduciamo tutti gli altri tratti di una persona. Di conseguenza inconsciamente reputiamo positivi tutti i tratti di una persona in possesso di un tratto centrale positivo (e viceversa). Negli anni settanta lo psicologo sociale Richard Nisbett dimostrò che, anche se ci fosse detto che i nostri giudizi sono stati influenzati dall'effetto alone, potremmo non avere alcuna coscienza del momento in cui l'effetto alone ci abbia influenzati.[2]

Personalità

Dion e Berscheid (1972) condussero uno studio sul rapporto tra attrazione e effetto alone dal nome di What is beautiful is good (Ciò che è bello è buono). Presero parte all'esperimento sessanta studenti della University of Minnesota, metà maschi e metà femmine. A ciascun soggetto furono date tre foto diverse da esaminare: uno di un individuo attraente, uno di un individuo di attrattività media, e uno di un individuo poco attraente. Ai partecipanti fu chiesto di giudicare i soggetti di ogni foto, scegliendo tra 27 tratti di personalità diverse (tra cui l'altruismo, la convenzionalità, l'affermazione di sé, la stabilità, l'emotività, l'affidabilità, l'estroversione, la gentilezza, e la promiscuità sessuale). Ai partecipanti fu poi chiesto di prevedere la felicità generale dei soggetti di ogni foto e come si sentirebbero per il resto della loro vita, compresa la felicità coniugale (meno probabilità di divorziare), la felicità dei genitori (più probabilità di essere un buon genitore), la felicità sociale e professionale (auto-realizzazione nella vita), e la felicità generale. Infine, ai partecipanti fu chiesto se i soggetti sarebbero in possesso di uno status di lavoro elevato, o uno status medio o basso.
I risultati mostrarono che la stragrande maggioranza dei partecipanti credeva che i soggetti più attraenti avessero caratteristiche di personalità socialmente più desiderabili rispetto ai soggetti mediamente attraenti o poco attraenti. I partecipanti inoltre credevano che le persone attraenti conducessero una vita generalmente più felice, con matrimoni più felici, che fossero migliori genitori, e che avessero una carriera di successo più brillante rispetto agli individui poco o meno attraenti. Inoltre i risultati mostrarono che le persone attraenti si credeva fossero più propense a mantenere posti di lavoro sicuri e prestigiosi rispetto ai soggetti poco attraenti.[3]

Intelligenza e competenza

Uno studio di Landy e Sigall (1974) dimostrò che l'effetto alone influiva sui giudizi sull'intelligenza e competenza nelle attività accademiche. Sessanta studenti universitari di sesso maschile valutarono la qualità di alcuni saggi scritti, che comprendevano sia testi ben scritti che mal scritti. Ad un terzo dei partecipanti fu presentata come autrice la foto di una donna attraente, ad un altro terzo fu presentata con una foto di una donna poco attraente, e all'ultimo terzo non fu mostrata alcuna foto. I partecipanti espressero delle valutazioni significativamente più positive per l'autrice più attraente. Su una scala di 1-9 dove 1 è il punteggio più basso, il saggio ben scritto dall'autrice attraente ricevette una media di 6,7, mentre l'autrice poco attraente ricevette un 5.9 (con un 6,6 come controllo). Il divario era più grande per il saggio mal scritto: l'autrice attraente ricevette una media di 5,2, il controllo di un 4.7, e la poco attraente da 2,7. Questi risultati suggeriscono che le persone sono generalmente più disposte a dare alle persone fisicamente attraenti il beneficio del dubbio quando le prestazioni sono al di sotto di standard, considerando che le persone attraenti hanno meno probabilità di ricevere questo trattamento di favore.[4]
Mack e Rainey (1990) effettuarono una ricerca in cui venivano simulati dei corsi di assunzione di nuovo personale. Essi dimostrarono che per ottenere un esito favorevole il bell'aspetto dei candidati contava più dei titoli di studio o dell'esperienza lavorativa, sebbene i responsabili della selezione avessero dichiarato di non lasciarsi molto influenzare da quel fattore.[5]

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_alone

NOTE:
  1. ^ Thorndike, E.L. A constant error in psychological ratings. Journal of Applied Psychology 4 (1): 25–29.
  2. ^ Nisbett, R.E. and Wilson, T.D. (1977). Telling more than we can know: Verbal reports on mental processes. Psychological review, 84(3), 231-259.
  3. ^ Dion et al. What is beautiful is good. J Pers Soc Psychol. 1972 Dec;24(3):285-90.
  4. ^ Landy, Sigall. Beauty is talent: Task evaluation as a function of the performer's physical attractiveness. Journal of Personality and Social Psychology, Vol 29(3), Mar 1974, 299-304.
  5. ^ Mack D, Rainey D. Female applicants' grooming and personnel selection. Journal of Social Behavior & Personality, Vol 5(5), 1990, 399-407.

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