Nonostante siano passati ormai 18 anni, l’intricato caso del delitto di Garlasco solleva ancora decine di interrogativi. Dopo la recente riapertura delle indagini, indirizzate ora verso un nuovo indagato, Andrea Sempio, tra testimonianze anonime, smentite, inchieste televisive, gossip e accuse di ogni genere, l’omicidio di Chiara Poggi potrebbe essere completamente riscritto, dando forse (e finalmente) giustizia a una ragazza che all’epoca dei fatti aveva solo 26 anni, e che è stata brutalmente uccisa nella propria casa.
Tanti i nomi vecchi e nuovi che si susseguono attorno al caso in questi giorni: Alberto Stasi, fidanzato della vittima e unico condannato, in via definiva, a una pena di 16 anni di reclusione per omicidio volontario. E poi Andrea Sempio, 19enne all’epoca dei fatti e amico di Marco Poggi, nuovo indagato per l’omicidio, dopo che il suo DNA è stato trovato sotto le unghie della vittima, oltre all’ormai noto caso dell’“impronta 33” trovata sulla parete della cantina della famiglia Poggi, in cui il corpo di Chiara è stato rinvenuto in una pozza di sangue, e che secondo gli ultimi sviluppi, corrisponderebbe al palmo della mano proprio di Sempio.
E poi ancora le gemelle Cappa, cugine di Chiara, per il momento non indagate, ma interrogate e attorno a cui sono sorti moltissimi dubbi; gli amici della comitiva di Marco Poggi e Andrea Sempio, tra cui anche l’avvocata di quest’ultimo, Angela Taccia; l’alibi della madre di Sempio e i sospetti sullo scontrino del parcheggio di Vigevano; la nuova testimone anonima dell’Ansa; il “supertestimone” delle Iene; le indagini contro il procuratore di Pavia Mario Venditti; le intercettazioni del padre delle gemelle Cappa, l’avvocato Ermanno, e le dichiarazioni contro Vittorio Feltri, e tanti altri nomi, volti, dubbi, strani legami, in una matassa che via via si avvolge sempre di più in quello che sembra essere uno dei casi italiani di omicidio più assurdi degli ultimi vent’anni. Che cos’è accaduto davvero quel lunedì 13 agosto del 2007, nella villetta di via Pascoli a Garlasco? Chi c’era sulla scena del crimine? Chi potrebbe essere coinvolto davvero nell’omicidio di Chiara? Tante questioni irrisolte e un’unica certezza, il piccolo comune di Garlasco nel pavese, appena 10mila anime, custodisce ancora tanti segreti.

Amici, parenti e stranezze
Alcuni personaggi recentemente entrati nella cronaca dell’omicidio di Garlasco sono i parenti della vittima e del nuovo indagato: il fratello e lo zio di Chiara, Marco Poggi ed Ermanno Cappa, e la madre di Andrea Sempio, Daniela.
Alberto Stasi, cinicamente definito dalla stampa dell’epoca come “il biondino dagli occhi di ghiaccio”, è attualmente l’unico condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, anche se fino ad ora non è mai stato chiarito un movente verosimile. Tuttavia, già a partire dal 19 dicembre del 2016 la difesa di Stasi aveva presentato una perizia genetica che indica che il DNA ritrovato sotto le unghie della vittima apparterrebbe a un altro conoscente della famiglia Poggi, ovvero Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, Marco Poggi, portando alla riapertura del caso a cui stiamo assistendo in queste settimane. Dalle ricostruzioni ufficiali, la conoscenza tra Chiara Poggi e Sempio era superficiale, vedendosi i due solo nelle occasioni in cui Sempio frequentava casa Poggi per incontrare Marco e in passato la famiglia Poggi ha sempre dichiarato di credere fermamente nella colpevolezza di Stasi, mostrando dubbi sulla pista Sempio.
Marco Poggi, “anello di congiunzione” tra la vittima e il nuovo indagato, all’epoca dei fatti aveva solo 19 anni e fino agli sviluppi recenti è sempre stato molto fuori dalla cronaca, tanto che non ha mai voluto rilasciare interviste, né ha mai partecipato a programmi televisivi, a differenza dei suoi genitori, Rita Preda e Giuseppe Poggi. Nel giorno dell’omicidio, Marco, secondo quanto dichiarato da lui e dalla famiglia, si trovava in vacanza con i genitori in Trentino, nella provincia di Bolzano, e proprio per questo motivo, fino ad ora non era mai stato coinvolto nella vicenda, anche dal punto di vista mediatico, essendo assente dal luogo del delitto. Dall’avvio delle indagini verso Andrea Sempio, però, Marco ha sempre sostenuto che l’amico sarebbe innocente ed “estraneo alla vicenda”, fatto ripetuto anche nel corso dell’ultimo interrogatorio coi Pm del 20 maggio.
Un’altra faccenda poco chiara riguardante Marco Poggi e Andrea Sempio sono però le due diverse versioni rispetto alla presenza delle impronte di Sempio nella cantina di casa Poggi: negli ultimi giorni sul web sono tornate a circolare molte vecchie interviste rilasciate dai genitori di Chiara, in cui si sosteneva che Sempio, pur frequentando Marco, non era solito entrare in casa e soprattutto, che non era mai entrato in cantina. Tuttavia, dopo che la sua impronta – la già citata “impronta 33” che è stata trovata proprio sulla parete della cantina – a giustificazione, c’è ora una nuova versione: “Forse Andrea non frequentava solo la stanza del pc e la sala tv, ma può essere che sia sceso anche in cantina” ha infatti affermato recentemente Marco Poggi, come riportato dal Corriere della Sera.

ll mistero dello scontrino
Legate ad Andrea Sempio, ci sono poi le dichiarazioni di sua madre Daniela, diffuse recentemente in un servizio del programma Mediaset Le iene. Daniela Sempio, cercando forse di allontanare i sospetti dal figlio, ha infatti affermato di aver personalmente udito la testimonianza di una donna, vicina di casa di Chiara Poggi, che le avrebbe raccontato di aver visto Chiara litigare la cugina Stefania Cappa il 12 agosto 2007, ovvero il giorno prima dell’omicidio. Una testimonianza poi smentita ai microfoni delle Iene dalla diretta interessata, ovvero la presunta testimone e vicina di casa.
Tuttavia, questa non è la sola “stranezza” legata alla madre di Andrea Sempio. Fino ad ora il 37enne aveva sempre avuto un alibi per la mattina dell’omicidio: si trovava a Vigevano, come ha testimoniato attraverso l’anonimo scontrino di un parcheggio in Piazza Ducale, indicante l’orario le 10.18. Tuttavia, oltre a un’intercettazione telefonica in cui, in una conversazione tra i membri della famiglia Sempio sarebbe stata detta la famosa frase “ne abbiamo cannata una” riferita proprio all’alibi dello scontrino, recentemente una nuova pista fa ipotizzare che lo scontrino del parcheggio potrebbe non essere appartenuto ad Andrea Sempio, ma bensì alla signora Daniela, dato che il suo cellulare si è attaccato alle celle telefoniche di Vigevano nella mattina del 13 agosto 2007, mentre quello del figlio no.
Infine, un altro nome tornato sui giornali proprio in questi giorni è quello di Ermanno Cappa: zio della vittima e avvocato di un prestigioso studio nel cuore di Brera. Il settimanale Giallo in particolare, ha diffuso il contenuto di alcune vecchie intercettazioni telefoniche proprio di Ermanno Cappa, risalenti al 2007, in cui l’uomo riferendosi alle figlie Paola e Stefania, le avvertirebbe di stare lontani dai riflettori e dai programmi Tv: “Vi stritolano, siete già su Internet, fate ridere i polli”, ma soprattutto avrebbe rivolto delle accuse dirette a Vittorio Feltri, da sempre sostenitore dell’innocenza di Stasi: “Ho un incontro con alcuni deputati per attaccare Vittorio Feltri” avrebbe detto l’uomo, aggiungendo di voler scoprire chi passa a Feltri “i documenti a favore di Stasi”.
Il “supertestimone”, l’avvocato dei Poggi, le gemelle Cappa
Una delle notizie più clamorose attorno al caso di Garlasco sono poi le dichiarazioni del “supertestimone” anonimo ai microfoni del programma Le iene. Nella puntata andata in onda lo scorso 20 maggio “Carlo” (nome di fantasia) ha infatti raccontato una storia assurda che coinvolgerebbe le gemelle Cappa e l’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni. “Carlo” ha infatti detto che già nel 2007 aveva conosciuta una donna di Tromello – piccolo comune vicino a Garlasco – che abitava accanto alla nonna materna delle gemelle Cappa, Paola e Stefania. La donna gli avrebbe riferito di aver visto Stefania Cappa recarsi in quella casa proprio il 13 agosto 2007, in uno stato di estrema agitazione, con un pesante borsone. Successivamente, sempre secondo il racconto di Carlo, la donna avrebbe udito come Stefania gettava pesanti oggetti metallici nel canale vicino alla casa della nonna e il fatto l’avrebbe colpita molto, perché né Paola, né Stefania erano solite recarsi in quella casa prima di allora.
La testimonianza di Carlo fa poi riferimento all’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, sostenendo che queste rivelazioni gli erano state fatte già nel momento delle primissime indagini sull’omicidio, ma Tizzoni “non volle saperne”. “Dissi all’avvocato della famiglia Poggi che avevo novità sulle gemelle Cappa, ma l’avvocato mi rispose che c’era già un’indagine in corso su Stasi”, ha infatti affermato il supertestimone. Una pista alternativa e senza dubbio inquietante, dove ricordiamo che le gemelle Cappa, comunque, non sono al momento indagate. Tuttavia, proprio la testimonianza del signor “Carlo” alle Iene, consegnata agli inquirenti, ha di fatto portato al ritrovamento in queste settimane, di un martello e altri oggetti, attualmente al centro delle nuove indagini, nel piccolo canale di scolo di Tromello, accanto alla casa della nonna delle gemelle.

I legali di Sempio come personaggi mediatici
Del resto, anche gli avvocati di Andrea Sempio non sono da meno, dato che in poco tempo sono diventati dei veri e propri personaggi mediatici. Massimo Lovati, spesso ospite in Tv ha infatti sorpreso moltissimo l’opinione pubblica, dopo è arrivato a dichiarare l’innocenza di Stasi: “L’assassino non è Stasi, è stato un sicario e ho un’idea del mandante”, ha infatti dichiarato il legale. Inoltre, durante un’ospitata al programma Quarto Grado ha aggiunto: “Non troviamo un movente sufficiente né per Stasi, né per Sempio, tale da commettere un omicidio di questo genere”, oltre a sostenere che Chiara Poggi potrebbe essere stata uccisa perché a conoscenza di una verità “scomoda”, riguardante un giro di scandali sessuali. Affermazioni molto forti, che ridisegnano completamente le possibili cause dell’omicidio.
Anche l’altra legale che rappresenta Stasi è finita al centro della cronaca: Angela Taccia, coetanea di Sempio e amica di lunga data, alcuni giorni fa aveva diffuso sul suo profilo Instagram alcuni messaggi di “sfida” a sostegno del suo assistito: “Guerra dura senza paura, Cpp we love you”, una frase accompagnata dall’emoji di una tigre e un cuore blu che in poco tempo ha fatto il giro del web. Quel giorno – il 20 maggio – Andrea Sempio avrebbe dovuto presentarsi a un interrogatorio, poi saltato per un’imprecisione procedurale nella convocazione. Un comportamento, quello di Angela Taccia, da molti considerato bizzarro e discutibile, tanto che si è diffusa la voce di un richiamo ufficiale dell’Ordine degli avvocati milnaesi nei suoi confronti, per intimarla a mantenere un comportamento riservato e di decoro sui social, anche se lei stessa ha poi negato.
La testimonianza rimangiata di Marco Muschitta
Ancora più strane sono poi le rivelazioni di due testimoni secondari sul caso Garlasco: il dipendente dell’Ams Marco Muschitta e la nuova testimone anonima dell’Ansa. Il nome di Marco De Montis Muschitta non è in realtà nuovo nelle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi. Diversi anni fa l’uomo, nel corso di un interrogatorio, aveva infatti raccontato ai carabinieri di aver visto Stefania Cappa in sella a una biciletta nera vicino alla villetta di via Pascoli la mattina del 13 agosto, mentre teneva in mano un attizzatoio da camino. Una testimonianza contenuta nel verbale in cui però Muschitta, dopo cinque ore di interrogatorio, alla fine ritrattò e disse di esserci inventato tutto. Stefania Cappa, dal canto suo, aveva invece dichiarato che quella mattina era in casa, e si era poi recata in piscina assieme all’amico (e attuale marito) Emanuele Arioldi, che ha sempre confermato questo alibi.
Una novità in questo senso si è però “aggiunta” negli ultimi giorni: una donna di 48 anni di Garlasco, una testimone al momento anonima, difesa dall’avvocato Stefano Benvenuto, ha raccontato alla procura di Pavia che all’epoca dei fatti aveva un rapporto di amicizia con Stefania Cappa e di come quest’ultima le avrebbe confidato fatti spiacevoli riguardanti la cugina Chiara Poggi, come riportato dall’Ansa. “Stefania Cappa mi confidò di non essere affezionata alla cugina Chiara Poggi, anzi di non avere particolare simpatia nei suoi confronti. Si avvertiva invidia o rancore verso la cugina. Le stava antipatica. Diceva: ‘Adesso che è morta tutti a dire che è buona, brava, bella. Non è buona e non è bella’” le sue parole. Ma non solo, perché la donna, in un altro punto della testimonianza, ha anche aggiunto che Stefania le avrebbe detto: “Loro mi devono vedere che vado al cimitero”, riferito all’attenzione dei giornalisti sul posto.
Troppi silenzi e troppo rumore
Infine, un ultimo tassello incongruente nella vicenda riguarda proprio chi in passato ha svolto le indagini e le forze dell’ordine: l’ex procuratore di Pavia Marco Venditti è al momento al centro di un’inchiesta su fondi e intercettazioni sospette, mentre era alla guida dell’ufficio. L’uomo, oggi in pensione, era ai vertici della Procura di Pavia e fu proprio lui, nel 2017, a decidere di archiviare la prima indagine su Andrea Sempio nell’omicidio di Chiara Poggi. Attualmente, la Procura di Brescia ha avviato un’indagine sul suo operato, dato che si ipotizza un possibile “sistema” in cui, per diversi anni, magistrati, politici, imprenditori e carabinieri del pavese avrebbero gestito in modo sospetto dei fondi, legati alle intercettazioni telefoniche. “Calunnie, non ne so nulla” ha recentemente affermato Venditti, ma nel frattempo due carabinieri sono stati arrestati, sollevando nuovi dubbi sulla trasparenza delle indagini di quegli anni.
Una vera e propria matassa, costellata di decine e decine di strane dichiarazioni e singolari personaggi, in cui le reali cause dell’omicidio di Chiara Poggi sono, forse, ancora ignote. Sempre più persone hanno iniziato a mettere in dubbio la colpevolezza di Alberto Stasi, anche considerando gli ultimi sviluppi, aprendo una speranza per una reale – almeno stavolta – giustizia per la vittima. Un delitto avvolto da insinuazioni torbide, mezze verità e strani silenzi, che non fanno che alimentare quella morbosità e pornografia del dolore, con migliaia ei migliaia di articoli e commenti sul web, dove forse la realtà è arrivata a superare la fantasia.
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione