Samoa: grave crisi politica e accuse reciproche di golpe

mag 30, 2021 0 comments


Di Giulio Chinappi

Le isole Samoa, spesso indicate come Samoa Occidentali per distinguerle dalle Samoa Americane, sono un gruppo di isole dell’oceano Pacifico meridionale abitate da poco più di 200.000 persone. Lo scorso 9 aprile, circa 129.000 elettori sono stati chiamati alle urne per rinnovare la composizione dell’Assemblea Legislativa del Paese. Nessuno avrebbe potuto immagine che Apia, la capitale dell’arcipelago, sarebbe diventata il teatro di uno scontro politico senza precedenti dall’indipendenza delle Samoa, ottenuta nel 1962 dalla Nuova Zelanda.

Alle elezioni si è arrivati ben ventidue anni di governi guidati da Tuilaepa Aiono Sailele Malielegaoi, 76enne leader del Partito per la Protezione dei Diritti Umani (Vaega Faaupufai e Puipuia Aia Tatau a Tagata, noto come HRPP dall’inglese Human Rights Protection Party), la formazione che domina ininterrottamente la politica delle Samoa sin dal 1982. Da allora, lo HRPP ha sempre mantenuto la maggioranza dei seggi parlamentari, come pure avvenuto nelle ultime elezioni del 2016, quando la formazione di centro-destra aveva ottenuto ben 35 seggi su 50.

I primi risultati delle elezioni hanno subito messo in allarme il primo ministro Malielegaoi, che probabilmente si aspettava un’altra vittoria senza discussioni. Invece, lo spoglio dei voti si è tradotto in un inedito testa a testa tra il suo partito e il FAST (Faʻatuatua i le Atua Samoa ua Tasi, letteralmente “Fede in un Dio Unico delle Samoa”), partito guidato da Fiame Naomi Mataʻafa, la donna politicamente più importante dell’arcipelago, già vicepremier tra il 2016 ed il 2020 proprio sotto il governo di Malielegaoi, prima che si consumasse la rottura tra i due.

Alla fine, le elezioni si sono risolte in un clamoroso pareggio, con i due partiti che hanno ottenuto 25 seggi ciascuno. Tutti a quel punto attendevano il pronunciamento di Tuala Iosefo Ponifasio, unico parlamentare indipendente del parlamento samoano, il cui voto sarebbe risultato decisivo. Ponifasio ha dichiarato di appoggiare il FAST, aprendo la strada ad un capovolgimento politico, ma allo stesso tempo la Commissione Elettorale del Paese ha deciso di aggiungere un seggio all’emiciclo, in quanto questo presentava solamente il 9,8% di donne rispetto al 10% prescritto dalla legge elettorale. In questo modo, il seggio supplementare è stato assegnato ad Ali’imalemanu Alofa Tuuau, dello HRPP, riproponendo nuovamente una situazione di pareggio per 26 a 26.

Con l’impossibilità di determinare una maggioranza, il sovrano capo di Stato, denominato O le Ao o le MaloVa’aletoa Sualauvi II, non ha potuto far altro che prendere atto della situazione e convocare nuove elezioni, che avrebbero dovuto avere luogo proprio in questi giorni. I colpi di scena, però, non erano ancora finiti: il 17 maggio, la Corte Suprema delle Samoa ha annullato la decisione della Commissione Elettorale di aggiungere un seggio supplementare al parlamento, e permettendo in questo modo il raggiungimento di una maggioranza di 26 seggi su 51 da parte del FAST.

In seguito, l’O le Ao o le Malo ha proclamato l’apertura del nuovo parlamento per il 24 maggio, incaricando Fiame Naomi Mataʻafa di formare il nuovo governo. Il primo ministro uscente Malielegaoi ha risposto affermando che l’ordinanza della Corte Suprema era illegale, che i giudici avevano violato le norme sullo stato di emergenza e avrebbero dovuto essere incriminati, e che lui e i membri del suo partito avrebbero rifiutato di prestare giuramento quando il parlamento si fosse riunito. Anche il presidente del parlamento, Leaupepe Toleafoa Faafisi (HRPP) ha preteso di annullare la cerimonia del giuramento, in violazione dell’ordine del tribunale.

In base alla decisione di Faafisi, i deputati del FAST non hanno potuto avere accesso all’emiciclo nella giornata del 24 maggio. Nel pomeriggio, i parlamentari e i ministri del FAST hanno prestato giuramento in una tenda fuori dal parlamento, in una scena surreale. Fiame Naomi Mataʻafa ha ricevuto la fiducia, divenendo la prima donna a ricoprire il ruolo di primo ministro nella storia delle isole Samoa. Poche ore dopo, gli Stati federati di Micronesia divennero il primo governo a riconoscere il nuovo governo.

I due partiti protagonisti si sono accusati reciprocamente di aver dato vita ad un colpo di Stato. Secondo Mataʻafa, il golpe sarebbe rappresentato dal fatto che ai parlamentari del FAST sia stato vietato l’ingresso all’emiciclo di Apia, mentre Malielegaoi accusa i suoi avversari di tradimento, ed ha dato il via ad un procedimento giudiziario privato contro Mata’afa e altri tre parlamentari FAST per presunta corruzione.

Al momento, dunque, le isole Samoa hanno due primi ministri che si ritengono entrambi legittimi. Tuttavia, le altre autorità del Paese, dal potere giudiziario al capo di Stato, ritengono che il legittimo capo del governo sia Mata’afa.

FONTE: https://giuliochinappi.wordpress.com/2021/05/26/samoa-grave-crisi-politica-e-accuse-reciproche-di-golpe/

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