Enrico Mattei l’uomo della rinascita (energetica) italiana

lug 8, 2022 0 comments


Di Leonardo Giordano

Il tema della tragica fine di Enrico Mattei spesso, nella ricostruzione che molti oramai hanno fatto della sua complessa personalità e della sua travagliata biografia, ha conquistato uno spazio ed un’importanza probabilmente sproporzionati rispetto al complesso dei temi e delle questioni legate al personaggio e alla sua opera. Si sa i “misteri”, i tanti interrogativi rimasti irrisolti nella recente storia d’Italia così come le vicende circondate comunque da un alone di congiura, nel nostro Paese, esercitano da sempre un fascino irresistibile anche nel più disincantato dei ricercatori e dei biografi. Daniele Pozzi, allievo di Giulio Sapelli, nella sua pregevole e documentata ricostruzione delle vicende dell’Agip, dell’Eni e di Mattei, ha affermato: ‒ «Chi ha ucciso Mattei?». Forse sarebbe più utile chiedere più spesso «Chi era Mattei?» ‒  Descrivere chi sia stato Mattei implica necessariamente la ricostruzione di ciò che egli fece e di come edificò questo importante “complesso imprenditoriale” che è stato ed è ancora l’Eni, mirando alla sovranità energetica del nostro Paese.

Tuttavia sarebbe lacunoso ed omissivo non dedicare alcuno spazio al “mistero” della sua tragica morte. Per quel che concerne la tesi dell’attentato, diverse sono le “piste” che il mondo giornalistico, più che quello degli storici, ha indicato. Ognuna di queste piste segue un ragionamento deduttivo e, in vari casi, anche di un certo rigore logico. Nessuna di esse però fornisce elementi fattuali che dimostrino chi, tra i tanti nemici del Principale – così lo chiamavano i suoi più vicini sottoposti ‒, abbia potuto progettare e far eseguire un attentato ai suoi danni per “toglierlo di mezzo” definitivamente dall’agone in cui si giocavano, dibattevano e decidevano gli indirizzi e gli orientamenti politici sull’uso di quella che è stata definita da Leonardo Maugeri «l’arma del petrolio».

Pur senza poter storicamente accertare chi potessero essere stati gli autori del presunto attentato al Capo dell’Eni, tre elementi sembrano portare alla deduzione che si sia trattato di un attentato: le carenze del servizio d’ordine prestato a Mattei durante il viaggio a Gagliano, le tante insufficienze della prima inchiesta nell’immediato seguito della tragedia, le risultanze della più recente inchiesta della Procura della Repubblica di Pavia. 

Secondo Giorgio Galli, dopo le varie minacce dell’Oas, il servizio di sicurezza che doveva proteggere Mattei era stato intensificato. Ogni volta che l’aereo atterrava a Milano o a Roma, una squadra di agenti in borghese curava attentamente la sicurezza del trasferimento dall’aeroporto alla città. Invece nel pomeriggio di quel 27 ottobre che precedette la partenza dall’aeroporto di Catania tre persone sconosciute, una con la divisa da ufficiale dei carabinieri e le altre due in tuta bianca da meccanico, avevano potuto, senza filtro, accostare l’apparecchio ed armeggiare nei suoi pressi. 

L’allora Ministro della Difesa Giulio Andreotti nominò una commissione di inchiesta per conoscere le cause di quello che sin da subito fu definito “un incidente”. Ne facevano parte 11 componenti, 8 militari e 3 civili ed era presieduta dal generale dell’aeronautica militare Ercole Salvi. Non vi era in questa commissione un perito balistico, la cui presenza era indispensabile per acclarare e certificare che non vi fosse stata un’esplosione in volo. L’inchiesta durò quattro mesi e si concluse con un’archiviazione. Le conclusioni, raccolte in 46 pagine, sostenevano la tesi dell’incidente di volo determinato da una serie di concomitanti concause. «L’incidente» recitava la relazione «è da attribuire alla perdita di controllo in spirale destra. Non è stato possibile accertare le cause che hanno determinato tale perdita di controllo. […] L’aereo è precipitato integro, poi a contatto con il suolo è esploso.»

Come mai, per escludere con certezza scientifica l’ipotesi dell’esplosione in volo non si è effettuata una perizia balistica? Sarebbe stata la cosa più ovvia, oltre che indispensabile, dal momento che l’inchiesta era stata mossa dall’ipotesi e dal rincorrersi di pettegolezzi e presunte “fughe di notizie” circa un attentato o un sabotaggio.

Nel 1995 la procura di Pavia riaprì l’inchiesta perché un pentito di mafia, Gaetano Iannì, aveva “orecchiato” una conversazione tra esponenti della mafia siciliana che attribuivano la morte di Mattei ad un attentato voluto dagli “americani” ed eseguito dalla mafia. Queste dichiarazioni sembravano dar sostanza alla “pista” dell’attentato ordito dalla Cia. Le conclusioni di questa nuova indagine, portata avanti dal magistrato Vincenzo Calia, acclaravano, a seguito di una perizia balistica non del tutto tardiva, che vi era stata un’esplosione in volo perché erano state rinvenute tracce di esplosivo sui resti dell’aereo. Nella perizia era stato coinvolto il Politecnico di Torino.

La stazione Cia di Roma, il 28 ottobre del 1962, compilò un dossier sulla morte di Mattei che, a distanza di anni, almeno sino alla pubblicazione della biografia La Pecora Nera che Italo Pietra scrisse sul presidente dell’Eni nel 1987, risultava segretata perché – questa la giustificazione ufficiale – conteneva «informazioni concernenti la sicurezza di Stato». 

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://www.barbadillo.it/105185-enrico-mattei-luomo-della-rinascita-energetica-italiana/

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