Il castello di Gropparello, storia e magia: l'intervista a Chiara Maria Gibelli

lug 7, 2023 0 comments


Di Cecilia Sandroni

La figlia dei proprietari, Chiara Maria Gibelli racconta com’è vivere in un luogo avvolto dalla natura selvaggia

Il Castello di Gropparello è situato nella verde Val Vezzeno, su un colle roccioso e verdeggiante a strapiombo sul torrente. A pianta irregolare, è uno splendido esempio dell’arte della fortificazione. Nei boschi circostanti si trova il Parco delle Fiabe, il primo parco emozionale per bambini in Italia e il Museo della Rosa Nascente con 108 varietà di rose per un totale di 1.350 piante.

Nel Parco delle Fiabe si entra nella magica atmosfera medievale di cavalieri, fate, elfi e streghe. I 20 ettari sono fiancheggiati da piccoli giardini nascosti, radure tra i boschi secolari. Chiara Maria Gibelli figlia dei proprietari del castello, famoso per la sua presenza ultraterrena, che a nome della famiglia ci spiega cosa vuol dire vivere in un posto magico.

Come si vive in un luogo dove si percepiscono presenze di altri mondi? Com’è essere avvolti da un alone di mistero e storia?

«Siamo nati e cresciuti a Milano fino all’età di dodici o tredici anni con i nostri genitori. Nostro padre Gianfranco era un vero milanese, nel senso che guardava indietro a tante generazioni di persone vissute a Milano. Abitavamo in un palazzo storico del centro di Milano che apparteneva alla famiglia. Genuina nello stesso senso era anche nostra madre Maria Rita, originaria di Viterbo, con un padre più toscano che viterbese nato ad Ascianello, vicino a Montepulciano, ma molto legato alla storia, alle tradizioni e al folklore viterbese che ha vissuto con la tipica passione delle sue terre d’origine. Potremmo dire che ha padre longobardo e madre etrusca».

«Una vita felice, piena di bei momenti e segnata dalla passione per la storia, la musica, l’arte e la natura che i miei genitori hanno saputo mostrare nonostante lo scenario urbano e la routine lavorativa che li teneva impegnati tutta la settimana. A scuola la storia non era una materia particolarmente affascinante. Era un po’ arido, un elenco puramente oggettivo di date e fatti che scendeva poco nell’aspetto mentale, culturale, psicologico e magico che traspariva dagli oggetti e dalle cose che giravano per casa. Potevamo respirare la storia mentre mamma cucinava qualche piatto in una pentola di coccio o ascoltarla mentre papà studiava al pianoforte qualche sonata di Bach o Beethoven. Riuscivamo a toccarlo sulla tappezzeria dei mobili che arrivavano dai mercatini dell’antiquariato, vederlo tra le pagine ingiallite di libri che sapevano di cantina, di sughero, di bagnato».

Mistero

«Potevamo sentire la sua energia mentre i nostri genitori si sforzavano di trasformare quella casa in un regno senza tempo, iniettando bellezza e cultura in ogni fessura. Fili d’erba, ragnatele e la polvere dei raggi del sole che filtrano dalla tenda. Il profumo della cera d’api per pulire il legno. Gli aspetti più segreti e misteriosi della storia sono stati svelati. Racconti di castelli infestatistorie di fantasmi e fatti quasi impercettibili ma inspiegabili mi hanno sempre affascinato. Ricordo che quando ero bambina, mio padre a volte si sedeva di notte sul bordo del nostro letto con l’intenzione di leggerci una fiaba. Gli chiedevo sempre di dirci qualcosa di misterioso. Potevano essere storie poliziesche, intrighi e fantasmi, che non credo piacessero a mia sorella».

«Questa strana richiesta portava una certa gioia a nostro padre, che rispondeva con un sorriso scanzonato e cominciava a raccontare delle storie suggestive. Ne ha inventate alcune e ha riportato vecchi ricordi. Piano piano ho scoperto che anche lui era affascinato da queste cose fin da ragazzo e aveva collezionato montagne di ritagli di riviste come “La Domenica del Corriere” e altre, in cui si parlava di questi fenomeni. Oltre a strane storie di famiglia che provenivano da un antenato molto lontano».

«Tutto era piacevole e magico, e la nostra vita scorreva in una certa normalità, sebbene interrotta da sorprese ed episodi affascinanti. Improvvisamente, nel 1994, le nostre vite subirono un cambiamento inimmaginabile. La “folle decisione” dei nostri genitori ci ha portato a lasciare la nostra bella e tranquilla casa di Milano e a iniziare una nuova e diversa vita nel castello di Gropparello».

Il paranormale

«La nostra piccola famiglia è venuta ad abitare in questo castello in modo ardito e misterioso. Questa storia è roba da romanzi, sembrava quasi un progetto predestinato, determinato da un desiderio profondo, la visione di una vita più magical’amore per la storial’umanesimol’attrazione di questa natura rigogliosa, pagana e piena di misteri, che aveva seguito un percorso sconosciuto nel corso degli anni. Alla fine ci hanno portato in questo porto straniero, che aveva sconvolto le nostre vite e in cui ci siamo tuffati tutti insieme come una famiglia, senza mai voltarci indietro».

«Ci siamo trasferiti qui da giovani, e nonostante ora viviamo in un luogo ricco di storia, questo aspetto non mi aveva ancora particolarmente interessato. Ma l’aspetto misterioso, il paranormale, le “presenze” transitorie, sì, eccome! Ben presto ci trovammo di fronte quasi ogni giorno (anzi, “ogni notte”) con eventi molto strani, forse anche un po’ inquietanti, ma non ricordo di essere mai stata davvero spaventata, curiosa, forse, quasi entusiasta di trovarmi durante cose che sembrava roba da favole, da romanzi».

«Sono cresciuta e ho preso coscienza di tante cose che, da piccola, avevo subito percepito, “sentito” emotivamente, ma non razionalizzato nell’anima. In un luogo come questo si cresce affrontando il mistero della storia, della vita e della morte. Un luogo millenario dove sono passate migliaia e migliaia di esistenze umane, e ancor più, dove tante volontà si sono concentrate, combattute, lavorate, costruite, immaginate, progettate, subite, amate. È un luogo che apre la mente e i sensi. Qui la fantasia si tinge di colori sacri e rivelatori. L’intuizione si libera man mano che si rafforza».

Il tempo

«Qui pian piano mi sono innamorata della storia e ho continuato la ricerca che i miei genitori avevano iniziato nei primi anni della loro vita al castello. Hanno scoperto molte cose incredibili. In un luogo come questo la storia ti penetra e impari a vederla come qualcosa di vivo, interessante, emozionante e da vivere direttamente. Improvvisamente ti rendi conto che sembra che tutto sia iniziato ieri, eppure sono passati 30 anni! 30 anni volati in un batter d’occhio. Ansie e conquiste si sono alternate al cambiamento dei fatti che hanno plasmato la nostra vita. Tutto questo tempo è sempre accompagnato da una sorta di realtà eterna e immutabile che non conta gli anni o i secoli, ma è sempre stata con noi, costringendoci a smettere di calcolare lo scorrere del tempo e a contemplare l’infinito».

«Questi luoghi antichi: castello, foresta e roccia – la loro storia ed esistenza nel corso dei secoli è un fiume che contiene molte vite – coscienza, autocoscienza e pensiero. Ci sentiamo parte di questo flusso senza cercare di controllarlo o spiegarlo troppo. Per non filtrare con la mente fisica ciò che si può conoscere solo con le emozioni, i moti dell’anima e le sensazioni che scorrono come un brivido sulla pelle».

Luoghi, cose e persone

«Rosania Fulgosio e tutta la Compagnia Invisibile – come l’ha sapientemente definita mio padre Gianfranco nel suo secondo libro – sono qualcosa di più che entità. Sono una testimonianza concreta del fatto che non si finisce dove il nostro corpo più tangibile trova un limite. Siamo permeati da infiniti strati di energia (così abbiamo cominciato a immaginare), collegati da fili luminosi e invisibili, emozioni, intenzioni, idee, desideri, sentimenti e sogni. Tutta questa parte della nostra vita, che il pensiero materialista non considera concreta, è probabilmente la più preziosa, l’unica che rimane, formando un legame energetico con ciò che abbiamo veramente toccato e amato nella vita: luoghi, cose e persone».

Un confine sottile

«Pensiamo che sia molto importante capirlo. Solo accogliendo queste connessioni e legami attraverso l’amore e il desiderio di portare la pace. Possiamo “domare” un’entità vasta e inconoscibile come un castello medievale? Poiché siamo piccoli e finiti, solo aprendoci a questo fiume di possibilità possiamo essere accolti. Questo è quello che ci è successo con le nostre entità. Abbiamo trovato una pace profonda e grande. Non ci sentiamo più soli. Non abbiamo più paura».

«Spaventa pensare che stai portando il peso monumentale di un castello. Tutte quelle pietre, ammucchiate l’una sull’altra dalla fatica e dal dolore di tanti uomini. Un colosso costruito per volontà di un antico signore. Distrutta e ricostruita, ampliata e trasformata nei secoli da chissà quante mani, solcata da linee che prefiguravano quanti più destini possibili. Un castello di sabbia costruito sulla riva del tempo, continuamente eroso dalle onde eterne, e continuamente ricostruito e consolidato dal lavoro degli uomini. Un’immagine affascinante che si è formata nella nostra mente negli anni di studio del castello, delle sue vicende, dei suoi cambiamenti».

Empatia

«Muri che ora sono solo muriMa una volta erano un patto di sangue, l’idea stessa di sopravvivenza, il luogo dell’identità comune, la tavola attorno alla quale si mangia insieme, il legame di fratellanza, la pelle di un drago unita a carne, sangue e viscere umane. Muri inzuppati di lacrime, ferite e preghiere. La pietra ha una memoria, che conserva qualcosa di chi l’ha abitata e le ha legato la propria vita con devozione, gratitudine e sacrificio. Così si sentivano gli uomini e le donne dell’antichità riguardo alla vita. Il genio si distingueva per la sua ingegnosità, ma l’individualità scompariva nella comunità. Questa è la strategia che la natura ci ha dato nei millenni per sopravvivere».

«L’esperienza che stiamo facendo qui, di trovare un modo per convivere con tutto questo patrimonio emotivo e spirituale, ci pone molte domande. Ci insegna che oggi non capiamo più chi è l’uomo, quali sono i suoi bisogni e quali sono le sue vere potenzialità. Capacità come l’immaginazione, il desiderio, l’anticipazione e l’autocoscienza non sono orpelli della nostra anima, ma funzioni precise che hanno uno scopo profondo legato alla connessione con il creato, alla realizzazione personale e all’empatia con le creature viventi».

Conoscere le cose con spiritualità

«I movimenti ci guidano, ci modellano e ci attraversano. Aprirsi ad essi ci permette di sovrapporre la nostra coscienza a esperienze umane più antiche, di smaterializzare di volta in volta il velo che separa le esistenze a diversi livelli. O, se preferiamo, la vita e la morte.
Diceva sant’Agostino, cogliendo probabilmente un sentimento molto più ampio, che la materia ci tiene in una specie di cecità che ci impedisce di conservare la memoria delle cose. In questo modo perpetuiamo gli errori dell’umanità. Invece, se potessimo usare sensi molto più raffinati e sensibili per catturare l’energia di chi ci ha preceduto e si trova ancora nello spazio/tempo che abitiamo, allora conosceremmo le cose con una spiritualità più istintiva».

«Queste parole suoneranno familiari a molti. Sono molte le coscienze che provano questi sentimenti. Devi aprire la tua mente e lasciare che la tua intuizione creativa funzioni. Questa capacità immaginativa si connette con le energie dei luoghi e con le nostre emozioni e quelle degli altri, dandoci accesso a un Oceano di esperienza che ci permette di evolvere enormemente».

Matematica ed esoterismo, filosofia, arte e musica, come dialoghi con quei muri che ti appartengono ma fanno parte della storia, e che sono morti violentemente e prematuramente dentro di te?

«Domande simili a questa, cioè, in sostanza, come si possa conciliare la formazione matematica di nostro padre con l’esoterismola filosofial’artela musica e, soprattutto, la storia e le emozioni che suscita, vengono poste spesso dai visitatori. Dopo circa un’ora e a tre quarti di una visita appassionata e generalmente coinvolgente, il quesito è sempre: “Ha una laurea in storia o in arte?”. E la risposta che lascia basiti è “No, in matematica”».

«E per soddisfare la curiosità suscitata da questa risposta, mio padre spiega il suo punto di vista, castello di Gropparelloche cerca di trasmettere il più fedelmente possibile. Intanto, bisogna capire che, in generale, abbiamo un’immagine piuttosto distorta della matematica da quel che resta dei nostri studi, perché a scuola non si incontra la “vera matematica”. Si studiano operazioni aritmetiche, geometria, trigonometria, ma questi sono “sottoprodotti”».

Un linguaggio universale

«La matematica sta dietro a tutto questo, perché è il mezzo per arrivarci; infatti non è una materia scientificaè filosofia. Quante volte ci siamo imbattuti nella dimostrazione di un teorema, magari memorizzata, senza capirla e odiarla? Non abbiamo mai provato a vederla come un’opera d’arte, nata dalla creatività e dalla fantasia di chi, forse secoli fa, ha affrontato un problema e, con un processo logico sottile, a volte complesso, ma sempre rigorosamente coerente, ha creato una prova che abbiamo frainteso e odiato».

«Detto questo, segue la risposta a tutti gli altri aspetti della domanda originaria.
La matematica, come “arte del ragionamento“, come processo filosofico, entra in tutte le possibilità della conoscenza umana, superandone talvolta anche i limiti materiali: ad esempio, a differenza del linguaggio, una formula matematica o, meglio ancora, un processo logico matematico, espresso da opportuni simboli logici, diventa un linguaggio universale che ogni essere umano può comprendere».

«La matematica aiuta a capire la storia: anche qui, ovviamente, diventa chiaro che a scuola si fa “storia”, cioè un insieme spesso incoerente, a “medaglioni isolati”, mentre sarebbe più opportuno fare “filosofia della storia” , cioè cercare sempre di trovare gli eventi, la consistenza di causa ed effetto: e questo è un processo tipicamente matematico, trattando la storia come la dimostrazione di un teorema».

«Entra nelle arti: ad esempio la cosiddetta “sezione aurea”, utilizzata dagli antichi nella costruzione dei loro templi e riscoperta nel Rinascimento. Entra nella musica: non tanto perché troviamo il battito alla base del ritmo, che sfrutta il concetto di frazione, ma perché la costruzione stessa, la “geometria” di certe composizioni, ad esempio di Bach, si basa su un insieme di proporzioni, rapporti tra le varie parti, e quindi su un’armonia matematica».

Esoterismo, ha qualcosa a che fare con la matematica?

«Sì molto. Ad esempio, tutte le scuole di sapienza hanno sempre presentato l’idea di un “grande architetto dell’Universo” che ha creato dal nulla (si fa per dire: in realtà, da una volontà immateriale che si trasmette al Mondo sensibile nella forma di energia che scende da livelli molto alti a livelli più bassi, “cristallizzandosi” e dando origine ai vari livelli di materia), usando proporzioni numeriche in quest’opera di creazione, per la quale si è sostenuto in varie scuole che l’universo non è altro che un insieme di numeri e proporzioni geometriche».

«Per quanto riguarda la relazione tra un matematico e i fenomeni paranormali, la domanda “come può una mente matematica accettare i fenomeni paranormali?” è abbastanza comune. castello di GropparelloMa ora si comprenderà che tale questione si fonda su quanto detto prima, cioè sull’interpretazione (erronea o quantomeno limitativa) della matematica come materia scientifica; lo scienziato (almeno certi gruppi di scienziati ancora legati al concetto positivista di scienza, ormai largamente superato, ad esempio, dalla fisica quantistica, cioè che solo ciò che i sensi materiali possono percepire è reale) può respingere il fenomeno paranormalenon il matematico, perché la matematica apre la mente a infinite possibilità: il matematico non afferma né nega, il matematico cerca la dimostrazione».

«E quando questi fenomeni hanno cominciato a verificarsila parte matematica di nostro padre ha cercato la spiegazione razionale (che non è stata ancora trovata per molti fenomeni che si sono verificati da quando siamo qui), ma il subconscio sperava di non trovarlo, perché ovviamente tutto ciò accresce il fascino di vivere in questo luogo ricco di storia, che nella sua vastità e inconoscibilità si esprime nel mistero».

PUBBLICATO ANCHE SU https://www.eurocomunicazione.com/2023/07/03/il-castello-di-gropparello-storia-e-magia

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