«Tutto ciò che è umano, comunque appaia, è umano
soltanto perché vi opera e vi ha operato il pensiero»
(G.W.F. Hegel, Lezioni di storia della filosofia)
Di Daniele Dal Bosco
Nei movimenti New Age in voga in Occidente, a partire soprattutto dagli anni sessanta del secolo scorso, uno dei tòpoi principali, se non il principale, è l’importanza data al pensiero nella creazione della realtà. Ora, a prescindere dall’interpretazione che di tale concetto ne viene data, interpretazione che talvolta tende a creare un’illusoria capacità di influenzare l’effettivo svolgersi del mondo reale, è senza dubbio positivo il sottolineare come il pensiero sia alla base della realtà nel suo complesso, e non solo in ciò che l’umano manifesta nella propria vita individuale. Ma è veramente una novità tale idea?
In realtà, la vera Filosofia, a partire dall’antica Grecia, ed in particolare dal mondo delle idee platonico, ha sempre sostenuto proprio questo, così come l’antica “filosofia” indiana. Visione, questa, che in Occidente è stata ripresa in modo esemplare da Hegel. Non a caso fu Hegel, attraverso anche il pensiero di Goethe, che ebbe notevole influenza su Ralph Waldo Emerson (1) ed in generale sul trascendentalismo americano, così come sul New Thought americano dell’Ottocento, che ebbe origine con Phineas Quimby (2), e si sviluppò nel Novecento, con autori di riferimento quali Napoleon Hill e William Walker Atkinson. Entrambi questi movimenti ebbero un’influenza determinante sulla formazione del pensiero New Age americano, che nella seconda metà del Novecento si espanse a tutto l’Occidente, ed in parte anche in Oriente, prendendo svariate forme e diramazioni.
Ebbene, Steiner smaschera con estrema chiarezza come il grande movimento spiritualista americano ottocentesco sia nato dalla “scoperta dell’acqua calda”, diremmo noi, dovuta sostanzialmente ad ignoranza culturale. Prosegue Steiner: «Qui siamo di fronte a un importante problema. Se si prende conoscenza delle dottrine più esoteriche delle società occulte della popolazione anglo-americana, non si può davvero trovare altro che il contenuto della filosofia di Hegel. Vi è sì una differenza: essa non è però nel contenuto, ma nel modo di considerarlo. Così Hegel considera la cosa del tutto evidente, mentre le società occulte dell’Occidente badano con cura che quanto Hegel ha posto dinanzi al mondo non venga conosciuto dalla generalità e rimanga una dottrina esoterica occulta» (4).
Steiner definisce questo grottesco fatto una «strana tragedia», ritenendo che «si sarebbero perfino in certo modo potuti evitare gli avvenimenti storici che derivano dal potere delle società occulte occidentali, se nell’Europa centrale si fossero soltanto studiati i propri autori» (6). Egli sostenne che anche in ambito accademico, sebbene come sappiamo l’idealismo hegeliano ebbe un certo successo nell’Ottocento, erano in pochi coloro che lo avevano realmente studiato in modo approfondito, per quanto in molti, accademia inclusa, ne parlassero diffusamente.
Appare evidente, dalle precedenti considerazioni, che una certa visione della realtà della “nuova era” sia in realtà un adattamento semplificato di una visione antica, diremmo tradizionale, resa razionale e tramandata da tutta la vera tradizione filosofica occidentale, e presente in nuce già nella dottrina orientale.
Solo qualora se ne sappia cogliere tale collegamento alla tradizione filosofica, e ne funga da “introduzione”, allora il pensiero acquariano può avere una qualche utilità propedeutica a studi più approfonditi di natura filosofica, metafisica e tradizionale. È tuttavia importante sottolineare la doppia origine di tale spiritualismo americano: se da un lato la mancanza culturale ha favorito la formazione nell’Ottocento di una certa filosofia semplificata, come sopra accennato, dall’altro lato la visione spirituale degli antichi popoli locali ha contribuito a seminare nel popolo americano una tendenza verso lo Spirito, per quanto sia stata poi declinata, per lo più, in forma non razionale e fideistica.
Note
1 Emerson venne in parte influenzato anche dagli studi di Emanuel Swedenborg.
2 Quimby ebbe una certa influenza su Mary Baker Eddy, la fondatrice della Chiesa scientista americana (Christian
Science).
Science).
3 R. Steiner, Il ponte fra la spiritualità cosmica e l’elemento fisico umano, Editrice Antroposofica, Milano 2014, pp.
58-59.
58-59.
4 Ibid., p. 59.
5 Ibid., p. 59.
6 Ibid., p. 60.
Come responsabile del Comitato di Pubblicazione per la Scienza Cristiana in Italia, faccio riferimento alla nota nr. 2, per apportare qualche correzione e aggiungere ulteriori informazioni che potrebbero risultare utili:
RispondiEliminaAnche se Mary Baker Eddy è stata paziente di Phineas Quimby per un periodo di tempo, le loro strade si sono drasticamente divise quando questa approfondì la sua comprensione della guarigione Cristiana e ciò che lei stessa chiamò la "Scienza" del Cristianesimo. Comprese e vide come la pratica terapeutica di Quimby, basata sulla suggestione, fosse profondamente differente dalla pratica di guarigione attraverso la preghiera ed una vera comunione con Dio. Come lei stessa spiega: "Lo provai come guaritore e ....sembrò aiutarmi in quel momento....ma quando compresi che il "Quimbismo" era carente e non avrebbe risposto al grido di soccorso del cuore umano, al suo vero bisogno, mi rivolsi, spinta dal mio stesso estremo, alla Bibbia e lì scoprì la Scienza Cristiana" (liberamente tradotto dall'autorevole biografia di Robert Peel, Mary Baker Eddy: Gli anni della Scoperta, New York: Holt, Reinehart e Winston, p. 183)
Grazie mille
Cristina E. Cordsen
COP Christian Science Italy