Cosa è successo davvero nel Gabon? Ecco perché il colpo di Stato è fallito

gen 9, 2019 0 comments

Di Mauro Indelicato

Sembra tutto rientrato in Gabon, dove un potenziale colpo di Stato adesso viene presentato come l’ingenuità di cinque militari forse illusi di poter sfruttare il vuoto di potere lasciato da Ali Bongo, confinato giocoforza in Marocco per curarsi dopo l’ictus di ottobre. Non un serio tentativo quindi, almeno secondo il governo, bensì l’idea di una sparuta minoranza di militari subito individuati ed arrestati. Difficile dire se dietro vi è veramente una mera illusione da parte degli aspiranti golpisti, oppure un tentativo più serio di rovesciamento del governo finito ancora prima di iniziare. Di certo c’è che l’iniziativa non ha ottenuto né l’approvazione interna e nemmeno quella esterna. Tutto rimane, al momento, così com’era prima dell’avanzata verso il centro di Libreville di alcune decine di uomini in divisa. 

Le dichiarazioni ufficiali del governo 

In effetti desta non poca sorpresa leggere, nelle prime agenzie mattutine, che i militari sono pronti a prendere il potere in Gabon. Come detto proprio su questa testata a poche ore dalle iniziali informazioni, il Paese risulta tra i più stabili del continente africano: popolazione di un milione e mezzo di abitanti, ingenti risorse nel sottosuolo ed una famiglia, quella dei Bongo Ondimba, al potere da cinquant’anni. Per di più non risultano presenti particolari tensioni etniche od avvisaglie di scontri tutti interni. Il Gabon è una sorta di “Uruguay” d’Africa: territorio non vasto, pochi abitanti, una sola città realmente di importanti dimensioni (Libreville, la capitale), molte risorse da poter sfruttare. Elementi che non fanno presagire imminenti stravolgimenti, nonostante Ali Bongo come detto sia all’estero per curarsi. Ecco dunque che già nella tarda mattinata di questo lunedì, arrivano le prime dichiarazioni ufficiali del governo. 
Sui media internazionali, ad esporsi è Guy-Bertrand Mapangou, portavoce della presidenza della Repubblica. Secondo quanto riporta Radio France International, a poche ore dall’occupazione della radio nazionale e di alcune vie centrali di Libreville, gendarmi ed autorità di sicurezza hanno nuovamente il pieno controllo della capitale e quindi del paese. “Quattro militari sono stati arrestati – afferma Mapangou – Un altro è ancora in fuga”. Poco dopo il governo corregge il bilancio: anche il fuggitivo è stato tratto in arresto, mentre risultano anche due vittime tra gli aspiranti golpisti. Leader di questa azione sarebbe il tenente Kelly Ondo Obiang, colui che ha letto alla radio il proclama in cui si annuncia la presa del potere. Tutto quindi rientrato e, sempre secondo il portavoce del governo, tutto nella norma a Libreville e nel resto del paese: “Sono un gruppo di comici”, afferma Mapangou.
Ma alcune cose appaiono ancora poco chiare: in particolare, non si comprende se ci siano o meno state sparatorie o tensioni particolari. Si sa, come scritto sull’agenzia Agi, che due militari sarebbero morti ma non si conoscono le cause del decesso. Così come non è dato sapere, fino ad adesso, se sia stata o meno necessaria un’irruzione per ripristinare l’ordine. In poche parole, appare difficile al momento capire se per davvero a Libreville sia entrata in azione una piccola unità di militari sprovveduti oppure se, durante il tentato golpe, il governo abbia realmente vacillato e rischiato concretamente di perdere il potere. 

Le reazioni internazionali 

Nel Gabon si è verificato quello che è successo nel 1963. In quell’anno infatti un golpe per 24 ore depone il presidente M’ba, ma la Francia interviene attivamente per salvare il governo. All’interno di quell’esecutivo, come vice presidente, sedeva anche Omar Bongo, futuro presidente e padre dell’attuale capo di Stato. Ed è questo l’unico elemento di vera tensione che poteva in qualche modo far comprendere l’azione odierna: dopo quel fallito golpe, Omar Bongo ha sempre tenuto l’esercito ai margini delle proprie scelte politiche. Una linea portata avanti dal figlio e che certamente non sembra far ritenere idilliaci il rapporto tra potere politico e potere militare. Ma in ogni caso, chi tra le fila dell’esercito ha provato il colpo di Stato è rimasto nettamente in minoranza. 
Proprio come nel 1963, la comunità internazionale ha preso le difese dell’esecutivo in carica. In primo luogo, è l’Unione africana a condannare l’azione golpista: Moussa Faki, segretario dell’organizzazione, in una nota ha parole di estrema condanna nei confronti dei militari che provano a spodestare Ali Bongo. Una posizione che rappresenta il sentimento comune di gran parte della comunità internazionale. Reazioni arrivano anche dall’Eliseo: la Francia, ex madrepatria del Paese africano, nel condannare l’azione invita anche i suoi concittadini presenti nel Paese a non recarsi per adesso a Libreville. Adesso, per il Gabon, l’elemento più importante risulta capire le reali condizioni di salute di Ali Bongo e, soprattutto, se il presidente può riprendere o meno le proprie funzioni. 

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