La battaglia franco-tedesca per Piazza Affari

ago 23, 2020 0 comments

Di Andrea Muratore

C’è anche Francoforte nella corsa all’acquisto della quota di maggioranza di Piazza Affari. Secondo quanto rivelato da Milano Finanza, infatti, Deutsche Börse, la società con sede nella capitale finanziaria tedesca che controlla l’indice Dax, è pronta a dare battaglia per rilevare dal London Stock Exchange la quota del 62% da esso detenuta all’interno del capitale della borsa meneghina. Alleato dell’operazione potrebbe essere il gruppo Allianz, ben radicato nel settore assicurativo italiano e presente nel mondo finanziario attraverso il controllo del 7% di Autostrade per l’Italia e una partecipazione di circa il 10% in Ntv/Italo.
La gara per l’acquisizione di Mts, la società che gestisce le transazioni sulla piazza milanese, è prossima a entrare nel vivo. E potrà rimodulare le dinamiche finanziarie europee e il posizionamento dell’Italia al loro interno, riverberandosi al contempo sulla partita interna al sistema bancario nazionale. Db è prossima a sfidare il consorzio Euronext, alleanza transnazionale con base a Amsterdam centrata sulla borsa di Parigi che rappresenta il primo mercato del Vecchio Continente per capitalizzazione, “Il London Stock Exchange, di recente, “colloqui esplorativi”, spiega l’agenzia Teleborsa, per la vendita dell’asset, in cambio dell’acquisizione di “Refinitiv, la grande banca dati europea concorrente di Bloomberg, detenuta da Blackstone e Reuters, che creato delle difficoltà con l’Antitrust”. Nel 2007 Lse sconfisse proprio Db e Euronext, oggi controllante le piazze di Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Lisbona, nella corsa a Piazza Affari, mentre l’anno prima Parigi aveva avuto la meglio su Francoforte nella gara per l’integrazione col New York Stock Exchange, che diede vita a un’alleanza transatlantica durata fino al 2013.
Ora la competizione si riaccende nel contesto di un caotico riallineamento degli assetti di potere borsistici in Europa. A novembre London Stock Exchange si è rifiutata di cedere alla borsa di Hong Kong le sue quote (e quella della controllata Piazza Affari); nello stesso periodo la Bolsa de Madrid, la maggiore piazza di Spagna, è entrata nel mirino di Six, la società che gestisce la piazza finanziaria di Zurigo, prima in Svizzera e tra le maggiori al mondo, la quale ha concretizzato a giugno l’acquisizione della società che la ha in gestione, Bme, per un valore complessivo di 2,75 miliardi di franchi.
Con la Brexit in via di perfezionamento si stanno aprendo le mosse per creare nel Vecchio Continente un mercato dei capitali capace di proiezione globale. E di fronte alle mosse degli svizzeri, forti della base di Zurigo, francesi e tedeschi hanno messo nel mirino Piazza Affari, potenziale ago della bilancia, che date le necessità in cui le trattative evolvono potrà mantenere in futuro quel legame privilegiato con l’attuale controllante che ne fa un mercato altamente strategico.
“La scadenza per eventuali proposte per l’intero gruppo Borsa Italiana”, scrive Milano Finanza, “sarebbe stata fissata per l’11 settembre”. I numeri in gioco sono ovviamente considerevoli: “per la sola piattaforma dei bond sovrani Bank Of America ha stimato un prezzo attorno sai 600 milioni di euro, mentre per l’intera Piazza tricolore si parla di più di 3 miliardi”. I costi elevati, la scelta del governo italiano di scrutinare attentamente gli acquirenti e di estendere alla borsa il perimetro del golden power e il peso rilevante degli asset e dell’economia italiana rendono necessario il coinvolgimento di operatori tricolori. Euronext fa sponda con Cassa Depositi e Prestiti, sempre più chiave di volta delle operazioni strategiche del sistema-Paese, mentre sul piano bancario Intesa Sanpaolo dovrebbe invece affiancare la cordata, consolidando il ruolo di grande player europeo valorizzato dalla recente acquisizione di Ubi; Db sembra più orientata a seguire la strada dell’alleanza con Unicredit. In entrambi i casi, avremmo dunque una cordata mista legata a uno dei due Paesi guida dell’Unione Europea: una fattispecie che segnala la maggiore taglia economica, finanziaria e, di converso, politica di Parigi e Berlino. 
Il governo Conte e la Consob guidata da Paolo Savona dovranno ben valutare l’opportunità di applicare fino in fondo i poteri di scrutinio e veto loro concessi sulla vendita dei mercati regolamentati. Di Piazza Affari deve, in primo luogo, essere favorita l’indipendenza e l’autonomia ed evitare che il passaggio di quote sia propedeutico all’ingresso di capitali strategici stranieri nell’economia nazionale. Per questo risulta una garanzia la presenza, come duellanti, dei maggiori istituti finanziari nazionali, che offre un presidio sull’italianità di parte del progetto. Ancor più interessante se pensiamo che Unicredit, notoriamente vicina a Parigi, è in questo caso sulla parte opposta della barricata. Le parallele manovre che stanno investendo il sistema finanziario, che riguardano anche il passaggio in mano private del gruppo Monte dei Paschi di Siena, vanno tenute in considerazione, per impedire che un passaggio frettoloso di Mts da una mano all’altra perturbi i mercati. Lse, Db o Euronext che sia, Piazza Affari è destinata a restare vincolata a controllori stranieri: per Roma risulta vitale garantire un presidio di interesse nazionale nelle future alleanze finanziarie. E la garanzia della tutela delle aziende quotate deve essere la Stella Polare in questo processo.

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