Gli errori in Afghanistan e i pericoli in Ucraina: tutti i rischi per gli Usa

mar 3, 2023 0 comments


Di Lorenzo Vita

L’Afghanistan è un trauma da cui gli Stati Uniti si sono ripresi solo apparentemente. Venti anni di guerra, di sangue, di impegno politico e di miliardi di dollari hanno avuto come risultato il disastroso ritiro da Kabul e la consegna del Paese in mano ai talebani. Un risultato pessimo che arriva però al culmine di una serie di errori strategici che il Pentagono, la Casa Bianca e le agenzie di intelligence si sono spesso rimpallati per evitare di essere ritenute completamente responsabili.

Il disastro afghano e i rischi ucraini

La caccia al colpevole si è fermata dopo l’invasione russa dell’Ucraina, avendo il fronte europeo assunto inevitabilmente un ruolo di primo piano e totalizzante nel dibattito sull’impegno militare Usa. Tuttavia, l’immagine della fuga da Kabul, dello scioglimento delle forze afghane, e dell’abbandono di un intero Paese diventato emirato pesa come un macigno sull’immagine americana. Anche la maggioranza dei militari statunitensi guarda in modo negativo a quella svolta afghana. E tutto questo non può che essere un termine di paragone per qualsiasi iniziativa di Washington nel mondo: anche per quella indiretta ma imponente che si sta realizzando a Kiev.

Partendo dall’innegabile presupposto che Afghanistan e Ucraina sono due Paesi diversi, con culture, popoli, tradizioni e storia non paragonabili e con due conflitti molto differenti tra loro, l’elemento del coinvolgimento e del sostegno di Washington è un fattore centrale e costante. Da qui ne deriva che esistono delle possibili analogie nell’impegno Usa, nelle mosse vincenti come negli errori, e anche negli effetti che essi producono sui rapporti internazionali e sull’opinione pubblica.

La trappola della guerra infinita

Partendo da quest’ultimo elemento, ovvero il rapporto dell’opinione pubblica con la guerra, va evidenziato come esista sempre il rischio che la maggior parte degli elettori Usa inizi a perdere interesse nei confronti della guerra in Ucraina e che questo incida sull’impegno di Washington. Il tema non è certo secondario, poiché si è visto come già il dibattito politico si sia incendiato riguardo gli aiuti militari e l’idea che questi possano essere un “assegno in bianco”: una metafora utilizzata quasi sempre dai politici americani tanto repubblicani quanto democratici. In questo senso, l’ultimo rapporto del Sigar sull’abbandono, in Afghanistan, di circa 7 miliardi di dollari di armi non depone certo a favore dei più intransigenti sostenitori del sostegno militare all’Ucraina, dovendo essi confrontarsi con un elettorato tradizionalmente poco incline a quelle che proprio dall’esperienza afghana sono note come “guerre infinite”. Tema su cui, vale la pena ricordarlo, Donald Trump ha fatto una campagna elettorale martellante poi risultata vincente.

Questo problema è fondamentale se si pensa soprattutto che oggi – come dimostrato del resto dalle richieste di Volodymyr Zelensky – l’Ucraina si regge sempre di più sugli aiuti internazionali di tipo economico e militare. Il rischio, in sostanza, è che nel momento in cui Washington decidesse di ridurre il supporto a Kiev, questa rischierebbe pericolose oscillazioni sia sotto il profilo della sicurezza che finanziario, con tutte le conseguenze che questo può avere anche nella sopravvivenza politica del governo sia in guerra che dopo. Da qui l’idea di molti osservatori che serve un piano per far sì che l’Ucraina sia in grado di sopperire in futuro alle proprie necessità belliche.

I possibili errori strategici

A questo elemento si aggiunge quello degli errori strategici che possono essere commessi da Washington in Ucraina e che potrebbero essere gli stessi osservati in Afghanistan. Su questo tema, è stato proprio il direttore del Sigar, John Sopkoa dire alla stampa di non essere ottimista “sul fatto che impareremo le nostre lezioni”. “Sfortunatamente – ha sentenziato Sopko – imparare lezioni non è nel nostro DNA di Stati Uniti”. Una lezione imparata in Afghanistan e che per Sopko va pienamente applicata in Ucraina è per esempio quella della supervisione di tutto ciò che avviene in Ucraina e di come viene fornito l’aiuto.

Mentre un’altra lezione appresa in Asia è quella di coordinare Paesi e agenzie che intervengono in Ucraina per lavorare non sulle esigenze che si ritiene servano al Paese, ma per quelle che lo stesso Paese richiede. Insomma, l’aiuto deve essere coordinato non solo con chi sostiene Kiev, ma prima di tutto con gli ucraini, che non devono trovarsi nella condizione di avere progetti irrealizzabili, lontani o del tutto inadeguati al contesto.

Il problema degli obiettivi

Un altro elemento che è centrale ma che spesso è sottostimato nel mondo mediatico è quello di individuare esattamente gli obiettivi per far finire la guerra. Alcuni mesi fa, il noto giornalista Walter Pincus, anche vincitore del premio Pulitzer, sottolineava sul portale The Chiper Brief che mentre Zelensky ha più volte sostenuto il suo impegno al ritorno dei confini pre-2014 (quindi anche riprendendo la Crimea), da parte di Joe Biden così come degli altri alleati non vi è stata un’indicazione analoga. Una questione sottolineata anche da Politico dopo la conferenza sulla sicurezza di Monaco, dove veniva affermato che tutti avevano parlato di vittoria ma nessuno aveva espressamente detto cosa intendesse con questo termine e come potesse concretamente realizzarsi.

Questa considerazione, proprio alla luce di quanto accaduto in Afghanistan, ha un valore essenziale: furono proprio l’assenza di obiettivi veri e realisti e l’accordo con i talebani del 2020 a rovesciare la situazione e far sì che il Paese e le forze di sicurezza si consegnassero agli “studenti coranici”. Questi ultimi, soprattutto, avevano compreso di non avere alcun motivo ulteriore per rischiare la vita, ma anzi iniziarono anche ad accordarsi con i futuri padroni del Paese una volta appurato che gli Stati Uniti non avrebbero più sostenuto Kabul. Il pericolo non sembra identico per l’Ucraina, ma l’incapacità di identificare obiettivi chiari e di garantire il completo e costante aiuto a Kiev per la loro realizzazione è un punto interrogativo notevole. Specie se in un futuro più o meno prossimo sarà proprio Washington a intavolare con Mosca un accordo di pace.

FONTE: https://it.insideover.com/politica/gli-errori-in-afghanistan-e-i-pericoli-in-ucraina-tutti-i-rischi-per-gli-usa.html

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