Mentre sul piano politico Israele valuta l’opzione di annullare gli Accordi siglati nel 1993, sul piano militare prepara le forze armate a disperdere le possibili manifestazioni: tutto in vista dell’iniziativa per il riconoscimento di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite, a settembre.
Sebbene vi siano – anche tra chi sostiene l’autodeterminazione del popolo palestinese - dei detrattori dell’iniziativa dell’ANP in primis perché il riconoscimento sarebbe quello di uno stato geograficamente e politicamente frammentato, dove permane l’occupazione israeliana, dove non si è ancora raggiunto un accordo di unità nazionale e con una ipotesi che “escluderebbe” i profughi, sono in molti a riconoscere il significato politico e simbolico di questo riconoscimento, accolto finora da oltre 120 paesi in tutto il mondo.
Sebbene l’opzione della soppressione degli Accordi di Oslo sia stata nominata dal Ministro Lieberman in un suo recente incontro con l’Alto Rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton, sembra altamente improbabile immaginare che da un giorno all’altro accordi relativi a sicurezza, economia e infrastrutture, che hanno giovato alla stessa Israele che ha utilizzato Oslo come un paravento per un apparente processo di pace, possano sfumare nel nulla. Come molti analisti e storici ormai hanno documentato, è stato proprio il dopo-Oslo e quindi la delega alla dirigenza palestinese del controllo e dell’amministrazione di una parte di territorio (limitato) a consentire a Israele di portare avanti negoziati che non hanno condotto ad alcun risultato e parallelamente una colonizzazione sfrenata sul territorio palestinese.
Da parte palestinese, intanto, i preparativi continuano: una bozza di testo della risoluzione sarà discussa il prossimo 4 agosto tra rappresentanti dell’ANP, di Egitto e Arabia Saudita nel corso di un incontro a Doha, in Qatar.
In vista della richiesta di un riconoscimento di uno Stato palestinese a settembre, aumentano anche i preparativi interni ad Israele per far fronte a possibili manifestazioni, non solo in Cisgiordania ma anche lungo le linee di armistizio tra Siria e Israele, sulle Alture del Golan sotto occupazione da 44 anni, come già avvenuto in occasione delle celebrazioni dell’annivesario della Nakba lo scorso 15 maggio. A riferire delle nuove misure che l’IDF (le forze armate israeliane) starebbe adottando, è stato il Jerusalem Post venerdì. Il sito del quotidiano israeliano cita “nuove regole di ingaggio” per l’esercito – e soprattutto per i “tiratori scelti” – e l’uso di armi “non-letali” per disperdere le possibili proteste: un nuovo sistema per gli M-16 semi-automatici che consentirebbe di sparare proiettili da 0,22 mm anziché 5,56, in grado di ferire ma non di uccidere. In arrivo anche un nuovo sistema tecnologico chiamato “Scream”, un dispositivo che emette esplosioni sonore tanto da lasciare i manifestanti in preda a nausea e vertigini e la “Bomba Skunk”, un dispositivo che contiene liquido “puzzolente” simile a quello già usato per disperdere le manifestazioni dei comitati popolari in Cisgiordania.
Sempre secondo il JPost, attualmente nella base di addestramento di Lachish si starebbero concentrando le prove generali delle unità militari, che saranno schierate lungo i confini con Libano e Siria. Nena News
Da Nena News
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