Di Luigi Cortinovis
Sta morendo il sogno dei padri fondatori dell’Unione europea, che nel
1957, a Roma peraltro, decisero che ciò che serviva per il buon
rapporto tra i paesi fosse un trattato per la libera circolazione dei
capitali e delle persone senza tante barriere. Una buona idea che gli
statalisti odierni stanno per far finire nel dimenticatoio della storia,
causa – ovviamente – la crisi economica che loro stesso hanno creato a
suon di debiti pubblici.
Tutti alle urne dunque, nello stesso giorno, in tutta Europa, per
eleggere un nuovo presidente della Commissione, che sceglierà poi i
membri del suo governo. Un parlamento più vicino a quelli nazionali, cui
affiancare una seconda Camera federale, quella degli Stati membri.
Un’estensione delle materie in cui è possibile procedere alle decisioni
con maggioranza qualificata, dicendo addio ad un altro sacrosanto
principio che avrebbe limitato il potere di legiferare e di tassare:
l’unanimità.
Ecco, insomma, disegnata in una bozza cui sta lavorando la diplomazia
europea l’Ue del futuro, che non temiamo nel definire una specie di
incubo centralista. Un documento, di cui l’Agenzia Ansa è in possesso,
del gruppo di lavoro informale dei ministri degli Esteri di Austria,
Belgio, Danimarca, Italia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia,
Portogallo e Spagna. «Nonostante intensi sforzi di consolidamento e di
stabilizzazione – si legge nel testo – la crisi non è finita.
Conseguenze di vasta portata sui mercati finanziari e sulla economia
reale restano una minaccia molto concreta. E la crisi ha una dimensione
politica». In uno scenario in cui «aumentano nazionalismo e populismo, e
diminuiscono solidarietà e senso di appartenenza», l’Europa deve
irrobustirsi. «Stiamo parlando di rendere l’Unione europea e l’euro
irreversibili», scrivono, fregandosene altamente delle libertà
individuali. Traduzione: burocrati e parassiti (caste continentali)
stanno costruendo un grande inferno fiscale.
Nel lungo periodo si deve arrivare – si legge nel documento – a «un
processo di maggiore integrazione» che «potrebbe essere realizzata al
meglio attraverso i cambiamenti dei trattati». Ma ci sono anche
obiettivi a «medio termine»: il «patto di bilancio e per la crescita
dovrebbe essere maggiormente rafforzato» e si «potrebbe avere un ruolo
più forte delle istituzioni europee sui budget nazionali». Nello stesso
arco temporale, l’obiettivo è «superare la situazione di un’unione
monetaria di Maastricht senza unione economica», ma soprattutto
politica.
Il Meccanismo di stabilità europea Esm – altro pozzo senza fondo, che
ha molto dell’irrazionale – potrebbe diventare un «fondo monetario
europeo». Anche se, si sottolinea nel documento, su come mutualizzare i
rischi sovrani non c’è ancora accordo. «Nel medio termine i visti
nazionali potrebbero essere superati da un visto europeo», e c’è chi
propone un «esercito europeo» per la difesa comune. Il documento
affronta poi il cambiamento delle istituzioni: si dovrebbe affrontare e
«indirizzare» il numero dei commissari europei e aumentare la visibilit…
democratica del presidente. «Uno step importante potrebbe essere la
nomina di un candidato per le prossime elezioni europee», e si
potrebbero tenere le elezioni «in tutti gli stati membri lo stesso
giorno». Nel lungo periodo, si legge infine, si dovrà affrontare anche
il tema «delle funzioni delle istituzioni in un sistema europeo di
divisione dei poteri». «Questo potrebbe comportare un presidente
direttamente eletto che scelga i membri del suo governo europeo – dice
la bozza – un parlamento europeo capace di prendere iniziativa
legislativa, e una seconda Camera per gli Stati membri».
Intanto, a Los Cabos – in Messico, dove si sta tenendo il G20 – anche
la Merkel ha sostenuto la necessità di una «maggiore unione politica»,
avallando il progetto di cui sopra. E’ chiaro che la cancelliera
tedesca, messa alle strette da tutti i colleghi che pretendono che la
Germania salvi tutti i bancarottieri d’Europa, s’è trovata costretta a
spendere certe parole, non foss’altro perchè continua a pretendere che
il rigore sia di tutti e non solo dei suoi concittadini, che come lei
non paiono attratti dall’idea “mariolesca” di dar vita una volta per
tutte agli “eurobond”.
Fonte:L'Indipendenza
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