La lunga infanzia della specie umana: perché i bambini crescono più lenti rispetto ad altri mammiferi

set 6, 2015 0 comments
lunga infanzia

Di B. Simona Morabito

Un bambino appena nato necessita completamente e per lungo tempo di cure e assistenza da parte di un adulto che lo accompagni nella crescita e lo sostenga nello sviluppo verso l'autonomia. Se questo vale per la specie umana, non è così per gli altri mammiferi che, in poco tempo, si svincolano dalla figura di accudimento divenendo completamente autonomi e indipendenti. Per tale motivo l'infanzia degli umani segue un percorso abbastanza lungo e lento. 






Ma perché i nostri piccoli crescono più lentamente rispetto ad altre speci? La risposta ce la forniscono alcuni ricercatori della Northwestern University (Usa) che, in un recente studio pubblicato su National Academy of Sciences, spiegano come il cervello umano si "ipernutra" nel periodo dell'infanzia di glucosio, a discapito del corpo che cresce più lentamente.  Nello specifico gli autori hanno esaminato il metabolismo di glucosio nel cervello di bambini e adulti,  attraverso una diagnostica per immagini (PET e MRI), misurando l'assorbimento di tale sostanza dalla nascita all'età adulta e confrontando, poi, questi dati col metabolismo del glucosio nel corpo e con la crescita corporea. I risultati hanno evidenziato che i picchi maggiori di assorbimento di glucosio da parte del cervello, non si trovano tanto alla nascita, quanto successivamente, nell'infanzia, con una proporzione inversa rispetto al metabolismo corporeo. I ricercatori hanno spiegato questa sproporzione di assorbimento di glucosio tra corpo e cervello sostenendo che quest'ultimo, durante l'infanzia, richieda molta energia per svilupparsi dal punto di vista cognitivo e, pertanto, necessita continuamente di essere nutrito, "a scapito" del corpo che, assimilando meno glucosio, cresce più lentamente. Il cervello, quindi, sembra dominare il metabolismo corporeo durante i primi anni di vita con picchi maggiori nell'infanzia (66%). Successivamente, invece, con la pubertà, il cervello inizia a rallentare la sua "sete di sapere e di scoperta" e si ha un maggiore consumo da parte del corpo. Si assiste così ad una relazione inversa, dove non è più il cervello a richiedere più glucosio, ma il corpo e tutto ciò, si manifesta in periodi diversi nei due sessi.  La pubertà,  infatti, nel sesso femminile, come sappiamo, è anticipata, per cui la crescita corporea e l'aumento di peso si verificano in un periodo antecedente rispetto ai maschi. In questi ultimi, pertanto, il consumo di glucosio da parte del cervello si mantiene per un periodo più lungo, tra dai 6 mesi ai 13 anni d'età . Nelle femmine, invece, l'esordio più precoce della pubertà e il conseguente aumento di peso corporeo,  fanno sì che questa tendenza si inverta prima.
I risultati di questo studio sono innovativi e incoraggianti per i genitori che impiegano tanto tempo ed energie nella crescita delle loro creature e ci permettono di giustificare lo sviluppo corporeo lento dei nostri piccoli che impiegano circa 20 anni, a differenza di altre speci, per divenire degli adulti; ma tutto sommato ne vale la pena, visto che a guadagnarci sono il nostro cervello e lo sviluppo delle funzioni cognitive.

Christopher W. Kuzawa et al.
Metabolic costs and evolutionary implications of human brain development
PNAS vol. 111 no. 36,  13010–13015

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