La Teoria degli stadi di sviluppo socio-economico di Walt Whitman Rostow

dic 17, 2015 0 comments

La teoria degli stadi o Modello evolutivo di Rostow è una teoria socio-economica concepita da Walt Whitman Rostow nel corso degli anni 1960. Secondo questa teoria, i processi di sviluppo economico e modernizzazione di una società si verificano in ogni Paese attraverso diversi stadi di sviluppo. Rostow individua 5 fasi di sviluppo. Questi stadi partono dalla cosiddetta società tradizionale, cioè una società nella quale la stragrande maggioranza della popolazione opera nel settore primario in un'economia di sussistenza e autoconsumo basata su rapporti di reciprocità e ridistribuzione, imperniata da una cultura dominata dalla superstizione e dal fatalismo. Il secondo stadio è individuato come la fase preliminare per il decollo. è un periodo dove l'istruzione elementare diventa obbligatoria, le persone hanno bisogno di essere formate, le tecnologie sono ancora semplici ma si pensa sempre di più a svilupparle. La terza fase è detta di decollo, c'è una vera e propria trasformazione sociale e culturale. La quarta fase è identificata come fase di raggiungimento della maturità; è caratterizzato dalla crescita massiccia dell’industrializzazione, e dalla formazione del attività terziarie che porta a dei ritmi di lavoro più soft migliorando gli standard di vita. La quinta fase è identificata come età del consumismo e dellaproduzione di massa; sono disponibili nuovi servizi secondari al bisogno delle persone ma che garantiscono un valore aggiunto alle attività già esistenti garantendo un alto livello di benessere.
Le critiche a questa teoria si riferiscono soprattutto al fatto che Rostow ha preso come modello solamente le esperienze accadute nelle regioni più avanzate dei paesi occidentali, e non ha preso in considerazione le altre tipologie di sviluppo che invece si sono verificate senza rispettare queste sequenza di tappe. In alcuni casi (come le regioni del Mar Mediterraneo) infatti lo sviluppo economico si è verificato "saltando" quasi completamente la seconda fase, quella dell'industrializzazione, per cui in questi casi si è passati direttamente da una società agricola ad una terziaria.

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Lo schema teorico

La teoria di Rostow discende dalla scuola economica liberista, enfatizza l’efficacia dei concetti moderni di libero mercato e commercio e le idee di Adam Smith. Essa nega anche l’argomento diFriedrich List che i paesi che si affidano all’esportazione di materie prime possono trovarsi ‘incastrati’, e quindi incapaci di diversificarsi, in quanto essa afferma che un paese può avere bisogno di dipendere dall’esportazione di poche materie prime per finanziare lo sviluppo di settori manifatturieri che non hanno ancora raggiunto una competitività superiore negli stadi iniziali del decollo. In questo modo, la teoria di Rostow non nega l'approccio di John Maynard Keynes in quanto concede un certo grado di controllo dello Stato sullo sviluppo interno, diversamente da quanto farebbe un ardente avvocato del libero mercato. La teoria di Rostow è sostanzialmente empirica, ma non è quasi mai normativa.  Essa presuppone, di base, che un paese vuole modernizzarsi—nel senso in cui Rostow intende la modernizzazione—e che la società finirà per aderire alle norme materialistiche imposte dalla crescita economica.

Gli stadi dello sviluppo

La società tradizionale

Le società tradizionali sono definite come caratterizzate da una comprensione ed uso pre-Newtoniano della tecnologia. In altre parole, lo stadio detto della società ‘tradizionale’è quello della conoscenza pre-scientifica e rudimentalmente empirica, del credo in divinità e spiriti che facilitano il procurarsi cibo e riparo, piuttosto che la convinzione che tutto dipenda dall’uomo e del suo ingegno. Le norme dell’economia, le procedure che regolano le transazioni sono completamente assenti.  Nello stadio della società tradizionale non si ha commercio né tanto meno produzione per il commercio.

Le pre-condizioni del decollo

Le pre-condizioni del decollo sono, per Rostow, che la società cominci ad investire in un sistema di istruzione, a darsi delle regole e delle leggi, delle istituzioni, un sistema di commercio e di transazioni per lo scambio dei beni prodotti e dei servizi, la mobilitazione di capitali, un sistema bancario o del credito, una moneta, cui faranno poi seguito lo sviluppo di attività economiche imprenditoriali che comportano rischi, lo sviluppo della manifattura e poi dell’industria, in pochi e limitati settori. Il passaggio dalla società tradizionale—dove lo scambio è assente—allo stadio in cui maturano le condizioni del decollo può essere dunque molto lungo, ma anche relativamente ‘breve’. Una volta che però lo stadio viene a maturazione, secondo Rostow, in meno di 50 anni si può arrivare al vero e proprio decollo economico. Questo, però sarà limitato dalle poche tecnologie disponibili e dai vincoli produttivi dello stadio di passaggio.

Il decollo economico

Il decollo avviene quando la crescita dell’economia guidata da alcuni settori si estende a tutti i settori. La società comincia ad essere guidata dai processi di sviluppo economici, piuttosto che dalle tradizioni. Nel discutere il decollo, Rostow sottolinea con forza l’uso del termine tradizione per enfatizzare che il decollo marca il passaggio definitivo da una società tradizionale, nel senso più ampio, ad una economia moderna. Dopo il decollo, un paese può generalmente impiegare dai cinquanta ai cento anni per avvicinarsi alla fase della maturità.

Evoluzione verso la maturità

L’avvicinamento e l’evoluzione verso la maturità esprimono il bisogno dell’economia di diversificarsi. La maturità è lo stadio della diversificazione. I settori economici che hanno inizialmente guidato la crescita maturano e cominciano a perdere di peso relative, mentre altri settori e nuovi beni e servizi crescono e si diversificano. Tale diversificazione porta generalmente anche alla riduzione dei livelli complessivi di povertà e ad un aumento degli standard di vita, che in tutta la fase del decollo sono generalmente bassi per buona parte della popolazione. Questo viene reso possibile dal fatto che ‘la società non deve più sacrificarsi per rafforzare settori o attività specifiche’ ma può investire le proprie risorse sui settori e le attività desiderate.

L’età del consumo e della produzione di massa

L’età del consumo e della produzione di massa è quella contemporanea in cui le comodità e il benessere sperimentato da molti paesi occidentali sono dovuti al consumo di beni durevoli e di lusso generalizzato, alla produzione su larga scala, e dove le preoccupazioni della sopravvivenza delle età precedenti è un ricordo del passato. Per descrivere tale cambiamento in atteggiamento, Rostow utilizza la metafora della parabola dei Buddenbrook di Thomas Mann. Nel romanzo di Thomas Mann, si racconta di una famiglia—in Buddenbrook—lungo tre generazioni. La prima generazione è interessata allo sviluppo economico, la seconda è interessata alla sua posizione in società, mentre la terza, avendo già denaro e prestigio, è interessata alle arti e alla musica, e poco si preoccupa sia dello sviluppo economico che dello status sociale. Lo stesso succede ad una società, nell’età del consumo di massa, allorché può scegliere se concentrarsi su questioni militari e di sicurezza, ovvero su questioni di eguaglianza e welfare, ovvero sullo sviluppo di beni di lusso e superflui per le sue classi alte. Ciascun paese, raggiunta questa erà, sceglierà quanto dedicarsi all’una o all’altra di queste opzioni senza più preoccuparsi troppo dello sviluppo.
Un esempio del sentiero immaginato da Rostow
Stadi di sviluppo e transizione demografica


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