Quelle 50 barche nell’Egeo che preoccupano gli Stati Uniti

ago 27, 2018 0 comments
egeo grecia
Di Lorenzo Vita
La guerra delle spie fra Russia e Stati Uniti si arricchisce di un nuovo teatro operativo: il mare Egeo. La Grecia è da sempre al centro dello scontro, come Paese a cavallo fra blocco legato a Washington e sfera d’influenza russa. I legami culturali e politici di Atene con Mosca sono sempre stati forti, anche se adesso molto meno solidi. E allo stesso tempo, l’appartenenza al blocco Nato e all’Unione europea ha consolidato l’essenza occidentale della strategia ellenica.
In questa sfida continua fra i due poli, non sorprende quindi che anche oggi la Grecia sia il campo di battaglia non di una guerra combattuta con gli eserciti, ma con le spie. Soprattutto in una fase in cui la Russia ha ripreso a muovere la sua flotta nel Mediterraneo, la Turchia è sempre più una mina vagante e il Mediterraneo orientale rappresenta l’area di scontro fra potenze regionali e internazionali.
A descrivere un frangente di questo scontro di spionaggio e controspionaggio nell’Egeo è il quotidiano greco Real che ha pubblicato un’inchiesta su una lista di50 imbarcazioni che circola fra Guardia costiera e marina miliare e il comando dell’Alleanza atlantica. Secondo le informazioni ottenute dal giornale ellenico, si tratta di barche da diporto, sia a vela che a motore, che in realtà navigano fra le isole dell’Egeo e le coste greche per raccogliere informazioni. E naturalmente gli occhi, ancora una volta, sono puntati sulla Russia.
Il fatto che Grecia e Nato mostrino entrambe preoccupazione nei confronti delle presunte operazioni dell’intelligence russa, non deve sorprendere. Come detto in precedenza, negli anni passati Atene rappresentava un delicato equilibrio di rapporti fra Occidente e Oriente, negli ultimi mesi questa politica del doppio forno è stata erosa da una crescente influenza americana sul Paese. L’espulsione dei due diplomatici russi dal Paese come risposta a presunte interferenze del Cremlino negli accordi fra Grecia e Macedonia è stata un esempio eclatante.
Fino a pochi anni fa era quasi impensabile credere che Atene potesse agire in questo modo contro funzionari del governo russo. Ma l’equilibrio fra Est e Ovest sembra essere stato gradualmente sostituito da uno scivolamento verso Occidente. La Grecia è diventata di nuovo strategicamente fondamentale per il Pentagono con la ripresa delle operazioni all’estero della Russia, l’arrivo dei cinesi e il Mediterraneo orientale che ribolle. E ora la Nato vuole vederci chiaro su quel settore navale, specialmente con l’espansione dell’Alleanza a Oriente che di fatto sta consegnando militarmente i Balcani a Washington.
Proprio a conferma di questo rinnovato interesse americano verso la Grecia, è di qualche mese fa la notizia che per la prima volta i droni Reaper dell’esercito Usa sono stati dislocati in territorio ellenico, e precisamente nella base di Larissa. Con la Turchia di Recep Tayyip Erdogan che si muove in completa autonomia e con il passaggio della flotta russa dal Mar Nero alla Siria, gli Stati Uniti hanno voluto dare un nuovo impulso al monitoraggio dell’Egeo. E sempre nella stessa base di Larissa, nelle scorse settimane sono arrivati due F-22 dell’aviazione americana per alcune esercitazioni, mentre un aereo cisterna  Kc-135 Stratotanker si è diretto alla base navale di Souda a Creta.
Questi arrivi sono messaggi rivolti ad almeno due destinatari: la Russia, come visto in precedenza, ma anche alla Turchia. La tradizionale rivalità fra Atene e Ankara è riesplosa in questi ultimi tempi con il nuovo corso nazionalista ed espansionista di Erdogan. Gli incidenti fra marina greca e turca sono in aumento e lo scontro ha assunto spesso tonti molto alti che rischiavano di incrinare il già debole equilibrio della Nato, di cui entrambi i Paesi fanno parte.
Nel triangolo fra Grecia, Stati Uniti e Turchia si può assistere a una vera e propria miscela esplosiva. La contemporanea rivalità fra Grecia e Turchia, lo scontro durissimo fra l’amministrazione di Donald Trump e Erdogan sul caso del pastore americano Brunson (che arriva dopo anni di crisi dovuto all’approccio americano al fallito golpe e alla guerra in Siria) e i rapporti militari fra Ankara e Mosca, rappresentano un terreno molto fertile per aumentare la pressione americana sulla Turchia. E per farlo, l’Egeo è fondamentale.

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