Intervista ai Fixes

ott 4, 2020 0 comments

Intervista di Salvatore Santoru ai Fixes

1- Quando e come sono nati i Fixes e, inoltre, quali obiettivi e finalità vi siete posti ?

Ci siamo conosciuti poco più di una decina di anni fa venendo da esperienze diverse. Abbiamo lavorato insieme in altri progetti e da qui l’idea nel 2014 di collaborare per un progetto nostro di musica originale. Ci accomuna la passione per la musica pop rock anglo-americana quindi l’obiettivo è quello di raccontare delle storie che per noi sono importanti dandole un respiro internazionale. Inizialmente abbiamo deciso di metterci alla prova con un EP, in seguito, visto che ci eravamo divertiti molto e che eravamo soddisfatti del risultato abbiamo deciso di affrontare un progetto più impegnativo come l’Album.

2- Recentemente è uscito il vostro nuovo album, "“Everything’s Not Lost". Come descrivete tale vostra ultima fatica e, al contempo, quali novità vi sono rispetto al vostro Ep "Sorry For Being Late" ?

 L’album rappresenta per noi sicuramente un momento di crescita come gruppo, abbiamo cercato di dare corpo a un tema lungo tutto il percorso creativo, facendoci guidare dalle influenze che hanno caratterizzato la nostra crescita musicale ma cercando sempre di non essere banali o scontati. Abbiamo curato ogni minimo dettaglio in modo estremamente meticoloso. Basti pensare ad alcuni suoni di chitarra o basso che possono essere scambiati per synth, o all’utilizzo minimalista ma fondamentale della drum machine a complemento delle tracce di batteria acustica. Rispetto all’EP siamo diventati sicuramente più esigenti verso noi stessi e ci siamo accontentati solo quando eravamo realmente consapevoli di essere riusciti a mettere nero su bianco quello che ci girava in testa. In più l’EP aveva sicuramente un carattere più pop, per Everything’s Not Lost in accordo con le storie che volevamo raccontare siamo andati alla ricerca di un sound leggermente diverso.

3- Il sound dei Fixes è influenzato dal Britpop ed è, a grandi linee, di matrice pop/rock. Quali sono le vostre maggiori influenze musicali ?

Una delle cose che ci unisce è il nostro amore per i Beatles e il lavoro di Paul McCartney in particolare, ma condividiamo anche la passione per gruppi come Coldplay, Radiohead, U2 e Police, per i grandi nomi di matrice Grunge e, negli ultimi anni, anche per John Mayer e per Steven Wilson, insomma le influenze che si percepiscono ascoltando il disco.

4- Come ritenete l'attuale stato della musica mainstream e indipendente in Italia e, più in generale nel mondo? Ritenete che il britpop e il rock possano tornare ad essere influenti come un tempo ?

 Gianfranco: Nel panorama Brit c’è sempre qualcuno che ha qualcosa da dire e lo dice molto bene, anche molti artisti moderni non hanno nulla da invidiare ai super nomi del passato. In Italia la situazione è un po’ più disastrata, il livello di ciò che si ascolta oggi è molto basso e purtroppo osservando gli artisti in giro specie gli emergenti sembra che ci sia molta più attenzione ai social che alla qualità del prodotto musicale stesso.

Bob: La situazione musicale italiana è particolarmente drammatica e priva di originalità, nel resto del mondo c’è sicuramente omologazione ma anche più fermento creativo. Il rock non ha più l'importanza di una volta ma è sempre vivo. Il britpop nella sua forma essenziale era legato più a un’epoca. Per il resto, i generi musicali ormai sono solo etichette che molti hanno bisogno di dare a qualcosa o a qualcuno...

Andrea: In Italia, i canali e gli artisti mainstream sono andati in crisi perché i giovani ascoltatori passano le loro giornate su Instagram e Spotify. Questo ha portato alla ribalta un gruppo di emergenti che spopolano su questi canali e tutti i grandi hanno volto il loro sguardo verso questi ultimi e verso le etichette indipendenti. Non so se il rock tornerà ad avere un ruolo centrale nel mercato ma l’importante sono le idee non i generi musicali.

5- Le tematiche del vostro nuovo album sono decisamente introspettive e, nel complesso, sentimentali ed "esistenziali". Qual'è il messaggio del vostro album ?

 Il nostro compito non è quello di mandare messaggi, ma se ne abbiamo uno è quello legato alla speranza, al non mollare mai e al credere in sé stessi. Ogni cosa o storia che abbiamo vissuto ci ha arricchito e portato a essere quello che siamo oggi. La vita spesso ha molta più fantasia di un buon romanzo o di un buon film, e ci piace pensare che il meglio debba ancora venire. 

6- Quali progetti musicali avete per il futuro della band ?

 Potremmo arrivare al successo e scioglierci… Scherzi a parte, sicuramente faremo ancora musica insieme ma magari in modo diverso e non più sotto la canonica forma dell’album. Al momento ci godiamo l’ascolto del nostro disco dopo 3 anni di lavoro, confortati dal fatto che non possiamo più fare il milionesimo ritocco eh eh eh… 

7- Come avete vissuto durante il Lockdown e, più specificatamente, quanto ha inciso tale delicato periodo sul vostro lavoro ?

 L’emergenza sanitaria e il lockdown hanno inciso in maniera differente su ognuno di noi sia a livello umano che professionale. Per quanto riguarda il nostro lavoro come band, ha sicuramente ritardato la chiusura dell’album, ed è stato complicato soprattutto non vedersi e non poter condividere momenti in presenza. Questo però non ci ha impedito di impegnarci in tutti i modi possibili e realizzabili al momento e abbiamo cercato di guardare il bicchiere mezzo pieno senza perderci d’animo, aspettando con pazienza il momento in cui si potrà tornare a una parvenza di normalità.

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