Intervista ai The Fottutissimi

ott 24, 2020 0 comments

Intervista di Salvatore Santoru ai The Fottutissimi

Com'è nato il vostro progetto musicale e quali motivazioni ci sono dietro la sua creazione e la sua crescita?


Il nostro progetto arriva da abbastanza lontano, i primi concerti risalgono al 2002. Siamo nati un po' come tutti con la voglia di emulare i grandi gruppi rock che negli anni 90 dominavano ancora le scene per poi trasformare pian piano la nostra musica in espressione di quello che vogliamo dire al mondo che ci circonda.


Recentemente è uscito il vostro nuovo Ep, "Felici o Niente". Quali continuità e differenze vi sono rispetto ai vostri lavori meno recenti?


Felici o niente è forse il nostro lavoro più importante perché segna il nostro ritorno sulle scene dopo 7 anni di inattività nei quali ci eravamo quasi persi. E’ il primo lavoro con una formazione a quattro grazie all’arrivo del chitarrista Davide Lucarelli che è stato portatore di una ventata di novità negli arrangiamenti dei brani che tutto sommato però non hanno tradito il nostro stile di sempre.


La musica rock è da diverso tempo "snobbata" dal mainstream. Ritenete possano esserci cambiamenti al riguardo o, al contrario, pensate che per gli artisti di tale genere musicale la strada sarà sempre più in salita?


In questo mondo così confuso non riteniamo più niente, semmai auspichiamo un cambiamento. Oggi la strada è difficile, i ragazzini in giro non ti chiedono più che musica fai ma piuttosto “che trap fai?” e se gli chiedi cos’è una chitarra distorta a volte non ti sanno nemmeno rispondere. Pensare ad uno sviluppo del rock in questo momento è complesso ma noi non ci arrendiamo perché questa è la nostra unica modalità di espressione.


Il punk-rock è sempre meno rilevante al giorno d'oggi, anche se ultimamente si stanno avendo dei tentativi di "riscossa". Ritenete che il punk-rock, specie italiano, possa tornare a ricoprire una relativa importanza perlomeno nella scena alternativa?


In Italia la musica che gira è francamente molto bella e ben fatta ma bisogna anche essere onesti nel dire che è molto piatta. Gli artisti dell’emiciclo indie che si ascoltano di più oggi sembrano un po' tutti uguali tra loro, stesso livello di depressione, poca musica, tante parole. Nel punk rock che piace a noi non funziona proprio così, la musica ti arriva dritta in faccia, prima delle parole. Diciamo che la gente a questo non è più abituata ma non è detto che non piaccia. Per quanto ci riguarda anche noi ci portiamo dietro un po' di depressione e ansia da tempi moderni ma con i nostri strumenti piuttosto che dargli sponda sembra che vogliamo ribaltarla.


Quali sono le vostre influenze musicali e, più in generale, artistiche a tutto tondo?


Siamo molto legati alla musica degli anni 80 e 90. Nel grunge, nei primi U2 o anche nel punk dei Green Day troviamo i nostri riferimenti, anche se poi misceliamo tutto insieme per produrre il nostro stile.


I vostri testi parlano di vita quotidiana, tematiche esistenziali e critica sociale. C'è, a vostro parere, un continuum nella vostra produzione contenutistica?


I nostri testi sono scritti da Lello, il cantante. Sono molto autobiografici ma allo stesso tempo per tutti perché ognuno di noi può trovarci dentro un pezzettino della propria vita. La nostra discografia se ascoltata insieme esprime in maniera chiara le fasi della nostra vita artistica e non, senza tante camuffature. Felici o niente è un ep che parla di famiglia, del mondo e della sua gente (normale), d’amore. Il “continuum” è il soggetto che affronta una alla volta questa cose, canzone per canzone.


Come avete vissuto il periodo del lockdown e, inoltre, quanto questo ha influito sulla vostra attività?


Il lockdown è stata un’esperienza nuova, non possiamo dire totalmente negativa, anzi forse per noi è stato un momento di riflessioni e scambio di opinioni rigorosamente via chat e brevi chiamate video. Durante il lockdown abbiamo finito il mix dei nostri brani che è stato curato da Jason Carmer in Messico, in qualche modo quindi lockdown o no, le dinamiche di un lavoro a distanza sarebbero state più o meno le stesse. Ora speriamo si possa tornare presto a suonare.


Grazie ragazzi!

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