Anniversario morte di Giuseppe Di Vittorio- COMUNICATO CNDDU

nov 2, 2020 0 comments

 Il 3 novembre ricorre il 63° anniversario della morte del sindacalista Giuseppe Di Vittorio; in tale occasione

il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende commemorarne la figura.

Di Vittorio è stato uno dei grandi protagonisti del sindacato italiano, quando esserlo comportava la galera o

peggio. Era un uomo semplice, umile, profondamente radicato nel suo territorio (Cerignola) eppure con una

visione ampia e distesa delle prospettive politiche. Egli conosceva i disagi della miseria e delle ingiustizie

perpetrate ai danni degli sfruttati, degli inermi, dei deboli. Non a caso fu tra i primi a spendere le sue parole

per il trattamento iniquo riservato alle lavoratrici.

“Noi vogliamo che le donne lavoratrici siano liberate dalla miseria che le costringe a lavorare per 50 lire al

giorno. Io mi sono sentito offeso quando ho sentito denunciare questo fatto, noi tutti ci sentiamo offesi e con

noi tutto il popolo lavoratore italiano…Che cosa vogliono le donne lavoratrici d’Italia? Vogliono il

riconoscimento effettivo dei loro diritti [...], far penetrare la luce del benessere, della serenità, dell’amore,

della felicità, nelle case più umili, perché non vogliono che anche la felicità, anche l’amore, anche il

godimento della serenità familiare sia un privilegio di casta, ma sia un diritto di tutti.

Vogliamo liberare le famiglie italiane dai tuguri, dalle grotte, dalle abitazioni malsane, dagli scantinati, dagli

appartamenti senza luce, senza sole, senza aria. [...]” (Giuseppe Di Vittorio, Discorso alla Conferenza

nazionale delle donne lavoratrici, Firenze, gennaio 1954)

Di Vittorio esprimeva verità apparentemente ovvie ma rivoluzionarie per i suoi tempi e assolutamente

impopolari tra i draghi delle lobby: “È giusto che il salario dei lavoratori sia al di sotto dei bisogni vitali dei

lavoratori stessi e delle loro famiglie, delle loro creature? È giusto questo? ... Ecco: le due curve, la curva dei

profitti che aumenta sempre di più, e la curva dei salari che rimane sempre in basso. […]” (Giuseppe Di

Vittorio, “Ultimo discorso pronunciato al convegno dei dirigenti e degli attivisti della Camera del Lavoro di

Lecco”, 3 novembre 1957)

Al giorno d’oggi ci si chiede quanto sia rimasto di un simile insegnamento dal momento che le condizioni

dei lavoratori diventano sempre più precarie e di adeguamento delle retribuzioni non se ne parla se non in

fase elettorale. La scuola è uno dei settori in cui è più tangibile lo spartiacque tra funzioni e retribuzioni: da

una parte alti funzionari; ispettori; dirigenti scolastici, i cui stipendi hanno visto un concreto miglioramento

nell’ultimo periodo, dall’altra, insegnanti e maestri, per i quali sono stati stanziate somme miserevoli.

Si chiedono sacrifici, salti mortali, acquisizione ipervelocizzata di competenze e conoscenze digitali,

incremento di responsabilità civili e penali, ma senza nessuna forma di compensazione.

Eppure come sosteneva Di Vittorio: “Il benessere generalizzato dei lavoratori, infatti, non può derivare che

da un maggiore sviluppo dell’economia nazionale, da un aumento incessante della produzione, da un

maggiore arricchimento del Paese, oltre che da una più giusta ripartizione dei beni prodotti.” (Diritto di

associazione e ordinamento sindacale. Testo della relazione presentata da G. Di Vittorio alla III

Sottocommissione dell’Assemblea costituente, ottobre 1946)

Il CNDDU propone una lettura del sindacalista pugliese all’interno del percorso storico che lo ha visto tra i

protagonisti dell’antifascismo e dell’Assemblea costituente, da sviluppare nell’ambito dei moduli di

Educazione civica in relazione alla storia dell’associazionismo e della lotta per i diritti di sciopero, di

rappresentanza e pluralità sindacale.

“La Repubblica italiana è nata. Essa è sorta dalla volontà della maggioranza del nostro popolo. Un grande

passo è stato compiuto, sulla via della costruzione di un nuovo Stato, veramente democratico, di uno Stato

popolare che garantisca al popolo la libertà ed ai lavoratori la giustizia sociale, un più alto tenore di vita ed

un livello più elevato di civiltà. [...]” (Giuseppe Di Vittorio “Il Lavoro”, 8 giugno 1946).


prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU

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