Di Mario Di Vito
E’ una storia vecchia, ormai, le opere pubbliche in Italia arrivano a costare decisamente più che nel resto d’Europa, e senza che comunque la loro qualità raggiunga livelli appena accettabili. Oltre ai motivi ambientali, all’esproprio dei terreni e alla dubbia utilità economica della Tav (cioè, che senso ha percorrere la Lione-Torino in un’ora e mezza quando poi per arrivare in Calabria ci vuole, se va tutto bene, un giorno di viaggio?), bisogna anche considerare lo spreco di denaro pubblico che quest’opera porta con sé: l’Ue ancora non ha deciso se e in che misura finanziare l’opera e anche dall’altra parte delle Alpi le cose vanno avanti con estrema calma. Il 30 gennaio scorso, a Roma, è stato siglato un ennesimo accordo tra Italia e Francia “per la realizzazione e l’esercizio di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione”. Un accordo che in molti hanno definito farsesco, inutile, addirittura dannoso per gli stessi ipotetici investitori che starebbero guardando con interesse alla Tav che attraverserà la Val di Susa.
“Il governo Monti – scrivono i No Tav sui loro blog – dimostra anche in questa vicenda una assoluta continuità con i governi Berlusconi e Prodi che lo hanno preceduto. Anni in cui i governi hanno venduto su quest’opera solo false notizie e fumo, ingannando un’opinione pubblica addomesticata che ora però è divenuta cittadinanza attiva. Se da un lato il movimento no tav in val di Susa è cresciuto oltre che in partecipazione anche in determinazione e lotta dall’altro lato a livello italiano ha saputo informare e aggregare, diffondendo verità e consapevolezza”. Alla base dei dubbi c’è proprio il primo articolo dell’accordo, nel quale si legge che “non ha per oggetto l’avvio dei lavori definitivi della parte comune italo-francese, che richiederà l’approvazione di un protocollo addizionale separato, tenendo conto in particolare della partecipazione definitiva dell’Unione Europea al progetto”. In sostanza, il progetto per la Torino – Lione c’è, ma mancano ancora i presupposti per farlo partire, con l’Ue che ancora non ha deciso se prendere parte all’impresa o meno. Dunque, da dove arriva tutta questa fretta di aprire i cantieri?
Da E-il mensile
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