Autismo, l’amico animale può aiutare

nov 15, 2012 0 comments

Autismo, l’amico animale può aiutare
Già da tempo a livello scientifico è stato confermato che gli animali domestici hanno effetti positivi sulla salute generale delle persone. Oggi si scopre che per i bambini con autismo l’arrivo di un “piccolo amico” può portare significativi miglioramenti della loro patologia.
E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE. I ricercatori hanno analizzato il comportamento di bambini autistici dai 4 ai 5 anni di età che hanno avuto cani, gatti o animali di piccola taglia come un criceto o un coniglio in casa con un altro gruppo costituito da persone con caratteristiche simili ma che non avevano mai vissuto con un animale. In particolare, è stata data attenzione a chi aveva ricevuto un animale solo dopo il compimento dei cinque anni di età. Mentre nessun cambiamento è stato osservato per chi viveva senza animali domestici, per i ragazzi autistici che avevano visto l’arrivo di un nuovo animale si è registrato un incremento dei sentimenti di condivisione e conforto rivolto verso i propri familiari.

Relativamente ai benefici che possono arrivare dal rapporto uomo-animale, si deve registrare che nel nostro Paese, fatta eccezione per pochi casi, non esiste una netta definizione giuridica per quanto riguarda le procedure e i requisiti minimi necessari per le attività della cosiddetta pet therapy. Spetta alle singole regioni, infatti, legiferare su questa materia. Questo ha portato al formarsi di un panorama eterogeneo di ambienti di lavoro auto gestito e figure professionali che utilizzano metodologie operative spesso molto differenti da una realtà all’altra.

Quello pubblicato su PLOS ONE è il primo studio che mostra la relazione fra l’arrivo di un animale e cambi concreti nei comportamenti sociali. Si aprono nuovi spazi di ricerca circa l’impatto della presenza di un animale domestico in famiglie con bambini autistici. Data la potenziale capacità di questi ultimi nello sviluppare comportamenti pro-sociali, successivi studi sono necessari per comprendere meglio i meccanismi coinvolti nello sviluppo di questa relazione.

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