Il simbolismo fallico nel Bhutan

giu 17, 2015 0 comments



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I dipinti fallici nel Bhutan sono simboli esoterici, che hanno la loro origine nel monastero Chimi Lhakhang, presso Punakha, l’antica capitale del Bhutan. Il villaggio monastero è stato costruito in onore di Lama Drukpa Kunley vissuto tra il 15° ed il 16° secolo ed era popolarmente conosciuto come “il santo pazzo” (nyönpa) o “uomo pazzo divino” per i suoi modi poco ortodossi d’insegnamento che lo facevano risultare come bizzarro e scioccante. Questi dipinti espliciti, anche se imbarazzanti per molti abitanti delle città di oggi, possono essere visti sui muri di case ed edifici in tutto il Bhutan, soprattutto nei villaggi e sono accreditati come creazioni di Kunley. Tradizionalmente, i simboli fallici in Bhutan sono usati per scacciare il malocchio e le malelingue. Mentre per la storia l’uso di simboli fallici è riconducibile a Drukpa Kunley, gli studi condotti presso il Centro di Studi Bhutan hanno decretato che il simbolismo fallico era parte integrante della religione etnica che esisteva in Bhutan prima che il buddhismo divenne la religione di stato ed è associato alla religione Bon (antica religione del Tibet e del Nepal). Nel Bon, il fallo era una parte integrante di tutti i rituali. Dasho Lam Sanga, ex presidente dell’Istituto di Lingua e Cultura, pur affermando che non ci sono documenti scritti su ciò, spiega: “Ma il culto del fallo è stato praticato prima dell’arrivo di Guru Rimpoche e Shabdrung Ngawang Namgyal… Quello che sappiamo di ciò che fu, lo abbiamo sentito dai nostri antenati.” I simboli fallici sono, tuttavia, non presenti nei templi della comunità e dzongs (tipica costruzione diffusa nel Bhutan con funzione di centro religioso, militare, burocratico, amministrativo e sociale dei vari distretti), che sono luoghi di culto dove i lama od i monaci e monache buddisti, che hanno adottato stili di vita celibi, vivono per perseguire i propri ideali divini. Tuttavia, nelle case rurali e nei luoghi comuni, si continua ad usare questo simbolismo. L’origine spesso citata del simbolismo fallico è eredità del popolare santo bhutanese Drukpa Kunley (1455-1529). Kunley, migrato dal Tibet, è stato addestrato nel monastero Ralung ed ha vissuto nel periodo di Pema Lingpa di cui era discepolo. Era un “pazzo-santo” che aveva viaggiato molto attraverso tutto il Bhutan, era appassionato di donne e di vino ed ha adottato modi blasfemi e non ortodossi per insegnare il buddismo. Le sue imprese sessuali coinvolgevano anche i suoi ospiti e promotori. Era del tutto privo di tutte le convenzioni sociali e si faceva chiamare il “Pazzo da Kyishodruk.” L’intenzione di Drukpa Kunley era di scioccare il clero, che era arrogante e pudico nei suoi comportamenti ed insegnamenti. Tuttavia, i suoi modi facevano presa sui laici. È stato lui a diffondere la leggenda che i simboli fallici dipinti sui muri e penzolanti dalle grondaie servissero a scacciare i demoni. Egli è, dunque, chiamato anche il “santo della fertilità”, come il monastero da lui costruito, Chimi Lhakhang, è visitato non solo dalle donne del Bhutan, ma anche da persone provenienti dal resto del mondo. Il fallo di Kunley, come dipinto, è chiamato la “Folgore di ardente sapienza”, dato che lo usò per umiliare ed innervosire demoni e demonesse. Si dice anche che egli è “forse l’unico santo nelle religioni del mondo che si identifica quasi esclusivamente con il fallo e la sua forza creativa”. È per questo motivo che il suo fallo, come simbolo, è raffigurato sui muri delle case ed è presente nei dipinti Thangka in possesso di un “bastone di legno con la testa del pene”. Nyönpa viveva in un luogo conosciuto come Lobesa, vicino a Chimi Lhakhang, per scacciare le demonesse e proteggere così la popolazione locale. Secondo la leggenda, usava il proprio fallo per colpire le demonesse per trasformarle in divinità protettrici. Il monastero di Chimi Lhakhang è stato costruito in onore del santo pazzo da un suo cugino sudi un poggio in una valle, per le buone azioni fatte al suo popolo sottomettendo le forze del male e le demonesse con la sua “Folgore di ardente sapienza”. Il monastero ospita oggi diversi falli di legno, tra cui uno con manico in argento, che il santo pazzo si suppone abbia portato dal Tibet. Questo è oggi spesso utilizzato, dall’attuale Lama del monastero, per colpire le donne in testa come benedizione di fertilità.

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