Storia dello spiritismo

giu 16, 2015 0 comments
La storia dell’evocazione degli spiriti attraverso i secoli non manca di interesse, ma è assai più ampia e complessa rispetto alla storia dello spiritismo come fenomeno organizzato. Tradizionalmente, quest’ultimo è fatto risalire gli avvenimenti di Hydesville, nel 1848, quando le sorelle Kate (1836-1892) e Margaret (1834-1893) Fox – cui più tardi si aggiungerà anche la sorella maggiore Leah (1811-1890) – cominciano a udire nella loro casa colpi inspiegabili. Elaborano un semplice codice per comunicare con la fonte dei “colpi”, che si rivela essere un venditore ambulante che in quella casa era stato ucciso. I fenomeni delle sorelle Fox attirano un enorme interesse. Nonostante una serie di scandali che turbano la loro vita – Margaret ammetterà perfino di avere prodotto lei stessa i “colpi” di Hydesville, poi ritratterà la ritrattazione – migliaia, poi decine di migliaia di persone partecipano al movimento spiritista, che dagli Stati Uniti si estende all’Inghilterra, quindi a tutto il mondo.
Come spesso avviene, l’episodio di origine del 1848 (oggi meno celebrato nella comunità spiritista di quanto avvenisse nel XIX secolo, proprio a causa dei successivi scandali delle sorelle Fox) offre una data comoda da ricordare e un punto di riferimento, ma si tratta del culmine più che dell’inizio di un processo. Prima dell’inizio “ufficiale” del 1848, il più famoso medium americano dell’Ottocento, Andrew Jackson Davis (1826-1910) aveva già iniziato la sua carriera (da almeno cinque anni) e aveva trovato ammiratori in Europa. Se poi si vuole fare riferimento alle basi teoriche dello spiritismo, non si può fare a meno di risalire a Franz Anton Mesmer (1734-1815) e alla sua teoria del “magnetismo animale”, che risale agli anni 1780. Non di rado, infatti, pazienti “magnetizzate” da Mesmer affermavano di entrare in contatto con gli spiriti dei defunti. È proprio dopo l’incontro con “magnetizzatori” che traducono in termini popolari l’insegnamento di Mesmer che Andrew Jackson Davis inizia la sua carriera. Se poi si aggiunge che il primo spirito con cui Davis dichiara di entrare in contatto è quello di Emanuel Swedenborg (1688-1772), non si può non concludere che lo spiritismo nasce e si sviluppa in un clima di nuova religiosità ottocentesca (ma con origini settecentesche) dove le frontiere fra cristianesimo metafisico e contatti con i defunti non sono, almeno originariamente, ben definite.
Tuttavia, è molto importante sottolineare come lo spiritismo ottocentesco di origine anglosassone si presenti come scienza, non come religione. I suoi principali missionari – fino al più noto su scala mondiale (anche se appartiene già a una generazione successiva), sir Arthur Conan Doyle (1859-1930), il celebre creatore di Sherlock Holmes – battono tutti sullo stesso tasto: le religioni chiedono fede, lo spiritismo esibisce le sue prove. Questo spiega perché lo spiritismo riesca ad arruolare facilmente personalità del mondo laico, e anche positivisti fra cui – in Italia – il criminologo Cesare Lombroso (1836-1909). In questa chiave, lo spiritismo ottocentesco esibisce spesso un orientamento politico di tipo non soltanto laico e anticlericale, ma anche socialista, come mostra la storia dello “spiritismo plebeo” inglese studiata da Logie Barrow, dove spesso le stesse persone dirigono sia società spiritiche sia organizzazioni socialiste; alcuni spiritisti inglesi sono fra i primi diffusori britannici del marxismo. Negli Stati Uniti – e in misura minore in Inghilterra –, intorno a camp meeting spiritisti che imitano analoghe istituzioni cristiane e che da luogo di incontro periodico diventano comunità permanenti, nascono vere e proprie “Chiese” spiritiste, che si dotano di un credo, di una struttura e qualche volta anche di un clero. Senza che il successo sia stato straordinario, le “Chiese” spiritiste contano comunque ancora oggi negli Stati Uniti un paio di migliaia di congregazioni.
Un tono decisamente più “religioso” – anche se l’espressione “religione” non è usata, e la pretesa rimane “scientifica” – assume lo spiritismo francese, le cui origini – in quanto movimento distinto dal suo omologo di lingua inglese – risalgono al 1857. In quell’anno Hippolyte Denizard Léon Rivail, cui gli spiriti hanno imposto lo pseudonimo di Allan Kardec (1804-1869), raccoglie diversi quaderni di comunicazioni spiritiche che un gruppo di amici gli hanno consegnato e li pubblica con il titolo Il Libro degli Spiriti. Il nome “Allan Kardec”, spiega questo pedagogo francese, deriva da quello che avrebbe avuto in una precedente reincarnazione come druido, e proprio l’insistenza sulla reincarnazione (un tema presente, ma minoritario nello spiritismo anglofono) conferisce allo spiritismo “kardecista” francese il suo carattere più distintivo. Con Kardec e con il suo successore Léon Denis (1846-1927), lo spiritismo francese manifesta anche un carattere anticattolico, anticlericale, e di costante sostegno alle campagne laicizzatrici della Repubblica francese. In questa forma, penetra anche in Italia dove – tra gli uomini politici anticlericali che vi si impegnano attivamente – si conta Giuseppe Garibaldi (1807-1882). Lo spiritismo francese – oggi considerato, nella sua forma classica, in declino – si esprime a sua volta in associazioni e società, non in religioni o Chiese.
Diversa è però la situazione in Brasile, dove il kardecismo arriva nel 1852, quando un collaboratore di Kardec – Pierre-Gaetan Leymarie (1817-1901) – vi arriva come esiliato per ragioni politiche. Comincia a radunare seguaci e lo spiritismo conosce nel giro di due decenni un successo straordinario. Si lega alla massoneria brasiliana (a sua volta particolarmente anticlericale) e ad ambienti politici liberali, ed è appunto un uomo politico, Adolfo Bezerra de Menezes (1831-1900), a emergere come “il Kardec brasiliano”. Intorno a Bezerra de Menezes, nel 1884, è fondata la FEB (Federazione Spiritista Brasiliana), che conoscerà più tardi vari scismi, in parte riassorbiti nel 1949 con il cosiddetto “Patto d’Oro”. La FEB nel 1952, con una dichiarazione ufficiale, proclama lo spiritismo “una religione”. Non tutti gli spiritisti brasiliani sono d’accordo: una parte rimane “razionalista”, considera lo spiritismo non religioso e si ispira al “trincadismo”, cioè alla Scuola Magnetico-Spirituale della Comune Universale, una forma più “secolare” di spiritismo fondata in Argentina nel 1911 dallo spagnolo Joaquín Trincado (1866-1935). Altri brasiliani praticano forme di sincretismo fra lo spiritismo e culti afro-americani come il candomblé, particolarmente nella forma dell’umbanda.
Gli spiritisti brasiliani sarebbero – secondo stime recenti – oltre venti milioni, in parte frequentatori di centri e società aderenti alla FEB, in parte aderenti a veri e propri movimenti religiosi, talora organizzati in forma comunitaria come la Città Eclettica o l’Ordine Spiritualista Cristiano che ha il suo centro nel Vale do Amanhecer, presso Brasilia e che è stato fondato da Neiva Chaves Zelaya (1925-1985). Fenomeni simili – anche se nessun paese raggiunge le proporzioni del Brasile – si sono verificati in Messico, Uruguay, Argentina: in quest’ultimo paese è nata la Scuola Scientifica Basilio, oggi diffusa in numerosi paesi del mondo, Italia compresa.
Lo spiritismo classico – almeno fuori del Brasile e di alcuni altri paesi dell’America Latina – può essere tuttora considerato in declino, mentre la forma moderna dettachanneling è così legata al New Age da dovere essere discussa piuttosto in quel contesto. Tuttavia, sia nella sua forma associativa e di ricerca, sia nella forma “religiosa”, lo spiritismo classico è ancora presente. Alla forma “di ricerca” possono essere ascritte, fra l’altro, le identificazioni medianiche del Cerchio Astorga di Palermo, le varie derivazioni del Cerchio Esseno di Roma, da cui si separa il Cerchio Exodus (irregolarmente attivo fra il 1994 e il 1998), da cui deriva il Cerchio delle Stelle, che ha esaurito la sua attività nel 2000 dando origine a un nuovo Cerchio, animato dalle stesse persone a Roma ma per ora senza nome. Significative – in un contesto non dissimile – appaiono anche le pubblicazioni dei bresciani Lucia La Plena e Paolo Gatta, che sottolineano il loro ruolo di “precursori” italiani di talune idee oggi largamente diffuse negli ambienti New Age e soprattutto nei contesti che si sviluppano intorno ai fenomeni del channeling.

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