Benvenuti alla Terza Rivoluzione Industriale

ott 26, 2015 0 comments


Di Arianna Huffington

Nel suo saggio del 2009, "La civiltà dell'empatia. La corsa verso la coscienza globale nel mondo in crisi", Jeremy Rifkin ha posto una delle domande più significative della nostra epoca: in un mondo iperconnesso, quale è lo scopo di tutta questa inusitata connettività tecnologica? "In assenza di uno scopo complessivo unificante", ha osservato, "sette miliardi di connessioni fra individui parrebbero un colossale spreco d'energie umane".
Oggi sono lieta d'annunciare che il WorldPost comincerà a presentare una nuova serie di scritti di Rifkin, che s'addentreranno nel modo in cui le possibilità offerte da un mondo ancor più interconnesso siano in grado d'aiutarci a individuare possibili soluzioni ad una delle nostre crisi più gravi: quella dei cambiamenti climatici.







Dato che il 2015 s'appresta, come ampiamente previsto, a superare il 2014 in quanto anno più caldo della storia, la rilevanza e l'attualità della questione paiono ovvie. Stando all'analisi elaborata da Climate Central, "tredici dei quindici anni più caldi della storia si sono succeduti dal 2000 in avanti, e... le probabilità che ciò possa essere accaduto per caso, senza la spinta del riscaldamento globale, sono una su 27 milioni".
Allo stesso tempo però ci troviamo in un momento di promesse reali, che poi è il motivo per cui la serie -- che s'intitola "La Terza Rivoluzione Industriale" -- non si andrà a concentrare esclusivamente sulla crisi climatica, ma anche su quella miniera d'innovazione, creatività e di possibili soluzioni che esistono là fuori, tutte cose che i mezzi di comunicazione fin troppo spesso tendono a trascurare.
Rifkin, uno dei nostri più eminenti studiosi e pensatori, la cui opera tratta un'ampia gamma di sfide globali, intravede la nascita di "una nuova biosfera della consapevolezza, man mano che il genere umano comincia a percepire il pianeta Terra in quanto unica, indivisibile comunità. Ciascuno di noi sta incominciando ad assumersi le proprie responsabilità di custode di quegli ecosistemi planetari che danno sostegno a tutta la vita", scrive. E questa nuova consapevolezza si sta formando proprio nel momento in cui assistiamo al punto di svolta dei mutamenti climatici -- sia in termini di presa di coscienza che d'azione.
Ad esempio, da parte dei leader delle due più grandi economie del mondo -- gli Stati Uniti e la Cina -- abbiamo potuto assistere ad un'assunzione d'impegno senza precedenti per un'azione comune che punti a ridurre significativamente le emissioni di gas serra. Nel mese di settembre le città, gli stati e le province di tutto il mondo si sono riuniti (www.nytimes.com/2015/09/16/us/us-and-chinese-climate-change-negotiators-to-meet-in-los-angeles.html?_r=0) a Los Angeles per assumere quel medesimo impegno, e mettersi alla ricerca di modi concreti per collaborare a livello globale e locale.
A giugno Papa Francesco ha portato l'attenzione di tutto il mondo sui mutamenti climatici con la pubblicazione della sua enciclica "Laudato Si'", che ha innalzato la questione al livello di sfida spirituale e di un imperativo morale. Come ha scritto Jaweed Kaleem dell'HuffPost al momento della pubblicazione dell'enciclica:
Nel lungo trattato, più diffusamente rivolto a 'qualunque persona' abiti sul pianeta Terra, il papa pone la questione morale del sostegno di una crescita sostenibile dell'economia e della popolazione come parte della missione della chiesa, nonché responsabilità del genere umano di proteggere la creazione di Dio in nome delle generazioni future. Pur sostenendo l'esistenza di cause naturali dei mutamenti climatici nel corso della storia del pianeta, il testo trasmette inoltre a chiare lettere il fatto che la colpa ricada sull'attività umana e sulla produzione di gas serra.
Dopodiché ci sarà il summit delle Nazioni Unite sui mutamenti climatici, che si terrà a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre, con l'obiettivo di raggiungere un accordo vincolante a livello internazionale per la riduzione delle emissioni. Come ha dichiarato a Rolling Stone il presidente Obama lo scorso settembre, in vista dei colloqui parigini, "ci troviamo oggi per la prima volta nella condizione di vedere tutti i Paesi riconoscere le proprie responsabilità nei confronti del problema, e di prefiggerci degli obiettivi significativi, nonché di avere a disposizione le risorse necessarie per aiutare i paesi poveri a conformarvisi". Se il summit porterà a una significativa assunzione d'impegno, ha osservato Obama, spianerà la strada a futuri progressi: "La speranza si fonda su se stessa. Le conquiste generano ulteriori conquiste".

Ma indipendentemente da tutte le prospettive e le possibilità generate dagli incontri ufficiali, gran parte del cambiamento necessario non proverrà dai corridoi del potere. Ed è qui che i progressi e le innovazioni tecnologiche, inclusa l'internet delle cose, risultano di particolare importanza. È proprio in questi aspetti di un'intensificata connettività che Rifkin intravede enorme potenziale: "Per la prima volta nel corso della storia", scrive "l'intero genere umano è in grado di collaborare reciprocamente in modo diretto, democratizzando la vita economica". Le conquiste della connettività digitale, le fonti energetiche rinnovabili e i trasporti intelligenti ci stanno permettendo di cambiare in maniera responsabile il modo di in cui guardiamo al mondo, e al nostro posto in esso.
Tutto ciò Rifkin lo chiama "la Terza Rivoluzione Industriale" perché "per cogliere l'enormità del cambiamento economico che si sta verificando dobbiamo comprendere le forze tecnologiche che hanno generato nuovi sistemi economici nel corso della storia".
Nelle settimane a venire la nostra serie traccerà la strada per il compimento di questa Terza Rivoluzione Industriale. E tante altre voci si uniranno al dibattito, inclusa quella del premier cinese Li Keqiang su come l'Internet delle cose possa essere in grado di dare una spinta al settore manifatturiero cinese, e quella del primo ministro italiano Matteo Renzi, sulla necessità che l'unità europea formuli una nuova narrativa in grado di guardare avanti, catturando l'immaginazione dei giovani.
Ragion per cui v'invito a partecipare alla conversazione sui mutamenti climatici, la tecnologia e il sempre più vasto movimento globale alla ricerca di soluzioni. Come sempre, inoltre, andate alla sezione dei commenti per farci sapere che cosa ne pensate. Qui potrete leggere il primo saggio.

Questo post è apparso per la prima volta su The World Post ed è poi stato tradotto dall'inglese da Stefano Pitrelli.

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