La visione geopolitica e il concetto di "Heartland" di Halford John Mackinder

ott 29, 2015 0 comments


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Halford John Mackinder sviluppò il proprio pensiero durante l’età vittoriana, nel momento di maggiore splendore della Gran Bretagna. Aveva insegnato geografia a Oxford sin dal 1887 e dal 1903 dirigeva la London School of Economics and Political Science. Il 25 gennaio 1904, davanti alla Royal Geographic Society, Mackinder tenne una conferenza intitolata “The Geographical Pivot of History” (Il perno geografico della storia), in cui sostenne che vi era una forte correlazione tra le caratteristiche geografiche e gli avvenimenti politici.







 Ciò dimostra il suo interesse nel trovare quelle traiettorie della storia che si sviluppano a partire dalle caratteriste geografiche dei Paesi. Successivamente egli  pubblicò il libro Democratic Ideals and Reality (edito nel 1919). Infine, Mackinder scrisse l’articolo The Round World and the Winning of the Peace, uscito su “Foreign Affairs” nel luglio del 1943. Questi costituiscono i tre principali scritti di Mackinder, che pur rappresentando l’evoluzione del suo pensiero, mantengono tutti una coerenza in termini concettuali e metodologici.
Mackinder si proponeva di ricavare delle correlazioni tra le generalizzazioni geografiche e gli eventi storici, e individuò nella contrapposizione terra-mare la caratteristica geografica fondamentale capace di condizionare le dinamiche storiche. La storia testimoniava una continua tensione tra le potenze marinare e le potenze di terra, ossia tra il mostruoso signore della terra Behemoth e il potente padrone del mare Leviathan, secondo la metafora biblica proposta da Carl Schmitt. La contrapposizione terra-mare rappresentava perciò per Mackinder un elemento costante che influenzava i processi storici, i quali però dipendevano in larga parte da altri elementi variabili, vale a dire: la tecnica del movimento per terra e per mare, la popolazione e le risorse utilizzabili nella rivalità delle nazioni, l’estensione del campo diplomatico. Mackinder individuava una dinamica che vedeva i popoli continentali, che si muovono per linee interne, procedere dal centro verso la periferia, e i popoli marittimi, che si muovono per linee esterne, conquistare punti d’appoggio costieri per poi muoversi verso l’interno, come aveva fatto la Gran Bretagna in India e in Africa. La contrapposizione tra le potenze marittime che mirano a controllare gli accessi alla World Island e le potenze continentali, che puntano invece ad estendere il controllo su di essa (es. Spagna degli Asburgo, Francia napoleonica, Germania guglielmina), rappresenta pertanto una delle “permanenze” geopolitiche.

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Dall’esame di questa dinamica Mackinder ricavò il concetto di Heartland (Pivot Area) un’area compresa tra Europa Orientale e la Siberia, ossia la parte settentrionale e interna dell’Eurasia. Nello schema di Mackinder, l’Heartland costituisce il cuore della World Island (Isola mondiale) intesa come la grande massa eurasiatica. I confini di questa Pivot Area variano all’occorrenza a seconda del momento storico. Egli affermava che la potenza che si fosse impadronita del controllo di quest’area avrebbe assunto una posizione egemonica: “chi controlla l’Heartland (il Cuore del mondo), controlla l’Isola del mondo (World Island), chi controlla l’Isola del mondo, domina il mondo”[1].
A est, sud e ovest dell’Heartland si trovano le regioni periferiche della World Island, che costituiscono la Coastland, una sorta di cintura accessibile dal mare che circonda l’Heartland. Le terre dei monsoni (Cina e India), dei cinque mari (Medio Oriente), la regione del “tramonto” (Europa). Questa cintura periferica di territori costituisce il cosiddetto inner crescent, distinto dall’outer crescent, la cintura esterna o insulare, che comprende le Americhe, l’Africa subsahariana, l’Australia, l’Inghilterra e il Giappone.
Per buona parte dell’Ottocento, la Gran Bretagna usufruiva della maggiore mobilità marittima e si impegnò ad allestire una vasta cintura di basi navali in altri Continenti. La potenza britannica era perciò fondata sulla capacità di proiezione della Royal Navy. Per questo motivo, Mackinder seguì con attenzione gli eventi in Sudafrica relativi alla guerra boera (1899-1902), in cui la Gran Bretagna intervenne allo scopo di assicurarsi il controllo dell’Africa meridionale, importante non solo per le ricchezze naturali ma soprattutto perché consentiva di controllare il passaggio tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano, fondamentale per le rotte marittime delle navi mercantili e militari britanniche. A contrapporsi alla sea powerbritannica era la land power della Russia zarista. L’industrializzazione, lo sviluppo delle ferrovie e degli spostamenti terrestri avevano finito per ridurre i traffici marittimi. Lo sviluppo delle ferrovie in particolare costituiva un fattore di cambiamento importante. Queste consentivano di effettuare rapide manovre per le linee interne e di spostare dal centro dell’Eurasia alle sue periferie le forze necessarie per eliminare le teste di ponte anfibie prima che potessero penetrare in profondità[2]. Mackinder osservava l’espansione della Russia zarista che era arrivata all’Oceano Pacifico annettendo la Siberia e realizzando un enorme impero caratterizzato dalla continuità territoriale, l’opposto di quello britannico che era tenuto insieme dal controllo del mare. Oltre ad espandersi verso Est verso il Pacifico, l’Impero zarista premeva verso Sud, dirigendosi verso la Persia e l’Afghanistan; il timore era che i russi potessero addirittura raggiungere l’India, la “perla della Corona britannica”.
Inoltre, quando la Germania guglielmina decise di attuare la sua Weltpolitik e diede inizio alla costruzione di una grande flotta, si temeva che la nazione con una posizione strategica sul Continente potesse dotarsi anche di una potenza marittima tale da annullare la supremazia britannica. La notizia del progetto di una ferrovia Berlino-Bagdad suscitò ulteriori preoccupazioni per i britannici, i quali temevano che essa potesse ostacolare la Gran Bretagna nel Golfo Persico e nell’Oceano Indiano. A questo punto per la Gran Bretagna sorgeva il problema di individuare quale fosse il pericolo maggiore da fronteggiare. Sulla base delle idee di Mackinder si comprese che il pericolo principale derivava dalla possibilità che un’unica potenza o coalizione potesse controllare l’area strategica al cuore dell’Eurasia. In altre parole la strategia britannica avrebbe dovuto impedire l’unione tra la Germania guglielmina e la Russia zarista per il controllo dell’Heartland, o che uno dei due potesse prevalere sull’altro.
Dopo la Prima guerra mondiale Mackinder ebbe modo di constatare che in un certo senso avevano vinto le Potenze marittime contro le Potenze continentali degli Imperi Centrali. Oltre a questo dato geopolitico, egli notò come l’Heartlandcosì come l’aveva concepita era si era frammentata, con il ritiro dalla scena della Russia, il ridimensionamento della Germania, la dismissione dell’Impero Austro-ungarico, la formazione della Polonia e degli altri Stati dell’Europa Centro-orientale. Egli sostenne che ciò poteva risultare positivo per la stabilità europea. L’equilibrio europeo e la sicurezza britannica potevano essere garantiti mediante una separazione permanente tra la Germania e la Russia. Essa fu realizzata con la costituzione della “Piccola Intesa”, una fascia di Stati dal Baltico al Mar Nero, che sarebbe stata tutelata dalle Potenze occidentali contro le minacce sia tedesche che russe.
Successivamente, tuttavia, egli dovette constatare il fallimento di questa politica, mancando una garanzia militare da parte di Francia e Gran Bretagna a favore di questi Paesi. L’espansionismo tedesco di Hitler si espresse proprio nel tentativo di estendere il dominio sui territori slavi dell’Europa Centro-orientale. Ciò ripropose il timore di una conquista dell’Heartland da parte di un’unica Potenza. Mackinder spostò i confini occidentali dell’Heartland verso Ovest proprio perché il pericolo maggiore proveniva dalla Germania.
Diversamente, con il Secondo conflitto mondiale è l’Unione Sovietica ad emergere come Grande Potenza capace di estendere il proprio controllo sul Cuore della Terra. Nel 1943, anno in cui scrive Mackinder, le potenze della Grande Coalizione stavano reagendo con successo all’aggressione nazi-fascista. Si pensò che vi era il rischio che l’Unione Sovietica potesse conquistare la Germania ed emergere come Grande potenza terrestre con una fortissima posizione strategica. L’avanzata dell’armata sovietica si fermò al punto in cui erano giunti dli anglo-americani e la Germania venne divisa. Mackinder portò i confini dell’Heartland verso est lungo la linea Leningrado-Mosca-Stalingrado, dato che il pericolo ora proveniva dall’Unione Sovietica. Difatti stava emergendo un mondo bipolare, in cui gli Stati Uniti si impegnavano a impedire all’Unione Sovietica di estendere il suo dominio sulle periferie dell’Eurasia, in primis in Europa occidentale.
A causa della Guerra Fredda, per quarant’anni, l’Europa rimase divisa in due, e le riflessioni relative all’Heartland vennero per così dire sospese. Tuttavia, gli avvenimenti che si verificarono tra la fine del 1989 e la fine del 1991 (disgregazione dell’Unione Sovietica, riunificazione della Germania, autonomia dei Paesi dell’Europa orientale e indipendenza delle Repubbliche ex sovietiche), hanno riportato l’attenzione sull’area indicata dal Mackinder come Heartland. Da un lato, vi è una Potenza, la Germania, che si pone come guida di una Unione Europea che ha ormai inglobato i Paesi dell’Europa centro-orientale. Dall’altro lato vi è la Federazione Russa, che avverte la pressione da parte dell’Occidente e tenta a sua volta di estendere la propria influenza sui territori circostanti sui quali un tempo dominava. Dopo la Guerra Fredda, quindi, i territori dell’Heartland hanno subito il processo di allargamento della NATO e dell’Unione Europea, elemento che ha provocato la reazione della Federazione Russa, che considera una minaccia il controllo di questa area da parte di un’altra Potenza.
Conclusione.
Volendo trarre una lezione dagli insegnamenti di Mackinder si può sostenere che vi è una dinamica relativa allo scenario euroasiatico che vede l’Heartland oggetto di mire da parte delle Potenze. Essa funge da separazione in fasi di frammentazione, con il rischio per i Paesi che ne fanno parte di subire le spinte delle altre Potenze. Oggi vi sono molteplici scenari da tenere in considerazione, per cui il ragionamento può essere esteso ad altri contesti geopolitici. Rimane la costante secondo la quale le Potenze terrestri spingono verso le aree periferiche della massa eurasiatica, mentre le Potenze marittime si impegnano a contenere questa avanzata e di conquistare posizioni verso l’interno.

Per approfondimenti:
Mazzei franco, Relazioni Internazionali. Teorie e problemi, L’Orientale Editrice, 2005.
Carlo Jean, Geopolitica del mondo contemporaneo.
Massimo Roccati,  La terra e il suo Cuore. Halford  John mackinder e la teoria dell’Heartland.
Francis P. Sempa, “Halford Mackinder’s Last View of the Round World”, in thediplomat.com March 23, 2015 (http://thediplomat.com/2015/03/halford-mackinders-last-view-of-the-round-world/)
[1] Mazzei franco, Relazioni Internazionali. Teorie e problemi, L’Orientale Editrice, 2005.
[2] Carlo Jean, Geopolitica del mondo contemporaneo.


FOTO:https://birminghamwarstudies.wordpress.com

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